Dati e testimonianze di chi attraversa Roma ogni giorno, soprattutto per lavoro. Abbiamo parlato con Riccardo Cacchione, coordinatore nazionale dell’Usb Taxi
Trenta? Trentadue? O trentacinque milioni? Negli ultimi mesi il complesso balletto dei numeri e delle proiezioni sui pellegrini ha accompagnato il dibattito tra media e istituzioni in cerca di risposte sul flusso e sull’impatto del Giubileo. Alla fine, c’è stata o no l’annunciata ‘invasione’?
Per dare risposte a questa domanda servono dati. A cominciare dal modo in cui Roma si è preparata a livello di ospitalità. I numeri del sistema Open Data della Capitale sotto la voce ‘turismo’ raccontano che – da febbraio 2024 ad aprile 2025 (ultimo mese rilevato) – le strutture ricettive sono cresciute di circa il 20%, passando dalle precedenti 28.118 alle attuali 33.650. La parte del leone l’hanno fatta ‘guest house e affittacamere’ (da 3.303 a 3.690), ‘case e appartamenti per vacanze’ (da 5.861 a 6.696) e ‘alloggi per uso turistico’ (da 16.235 a 20.482). Poco variate – se non hanno avuto una flessione in alcuni casi – le altre realtà. Parliamo di alberghi, agriturismi, B&B, campeggi, ostelli per la gioventù, residence, case per ferie e dipendenze alberghiere.
L’offerta per chi desidera soggiornare è aumentata, vale lo stesso per la domanda? Diverse settimane fa Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma, aveva parlato di primo trimestre fiacco, con una leggera ripresa a marzo. Ma aveva sottolineato anche un altro problema: l’insondabile cono d’ombra degli affitti brevi e dei B&B irregolari. Soli di questi ultimi, da marzo 2024 a marzo 2025, ne sono stati chiusi quasi trecento. La punta di un iceberg che nasconde una situazione più complessa, come si legge anche sul sito della Questura di Roma e sulla pagina Facebook collegata in circa 20 post: da gennaio a metà maggio di quest’anno le operazioni di contrasto all’abusivismo alberghiero si sono moltiplicate dal centro alla periferia. Buona parte di queste strutture irregolari risulta in zona Termini, altre in Prati, Vaticano e Trastevere. Le irregolarità contestate vanno dalla riscontrata presenza di ospiti ‘fantasma’ – non erano stati regolarmente registrati su ‘Alloggiati Web’, apposito portale della Polizia che traccia le presenze in entrata e in uscita – al collaudato escamotage dell’albergo ‘diffuso’, con cui si accorpano all’attività principale altre attività ricettive che risultano poi operative come singole affittacamere. Sino ad arrivare alla cosiddetta modalità ‘3 in 1’, anche questa illegale: qui un’unica reception gestisce contemporaneamente tre diverse tipologie o entità di strutture ricettive che, pur essendo accorpate (magari nello stesso edificio o in edifici vicini), dovrebbero operare in modo distinto. In pratica, per massimizzare i posti letto e forse eludere alcune normative o controlli, si creano o si uniscono diverse attività (ad esempio, un B&B, un affittacamere e magari un appartamento turistico) ma si decide di gestirle come se fossero un’unica struttura dal punto di vista operativo, con un’unica reception e, presumibilmente, un unico punto di contatto per gli ospiti.
Evidentemente questo Giubileo ha fatto gola a molti ma, al di là delle irregolarità, torniamo ai numeri. Secondo AirDNA – piattaforma di analisi e dati nel settore degli affitti a breve termine – in totale sono 30.506 gli annunci attivi nella capitale, segnando un +24%. Eppure, la durata media del soggiorno ha subito una flessione, passando dagli oltre 4,3 giorni di febbraio ai circa 3,7 di aprile e una riduzione dei ricavi annuali del 5%. Qualcosa non torna.
La conferma che non ci sia stato grande afflusso di pellegrini arriva anche da chi la capitale la osserva tutti giorni, in strada, dal finestrino di un’auto. Riccardo Cacchione, coordinatore nazionale dell’Unione Sindacale di Base Taxi, racconta a 50&Più: «La situazione attuale è molto al di sotto di quanto preannunciato. Noi tassisti avevamo già espresso dubbi sul fatto che questo Giubileo ci avrebbe portato più lavoro. Anche perché i pellegrini non usano i taxi. Vengono in gruppi organizzati, usano grandi pullman, risiedono in strutture ecclesiastiche, si spostano tutti insieme e rapidamente». Una flessione avvertita anche da altre categorie: «Anche le associazioni di albergatori – sostiene – lamentano una contrazione degli affari. Gli alberghi, forse proprio per il tipo di evento, hanno visto una rinuncia da parte del turista ‘classico’, timoroso magari di non potersi godere Roma. Questo ha avuto effetto sull’affluenza, minore di quella attesa».
Per il coordinatore nazionale di USB Taxi, oltre al sovrapporsi di eventi, sul Giubileo pesa l’assenza di percorsi agevolati e di stalli sufficienti per i tassisti. «Quotidianamente – spiega – ci confrontiamo con un traffico congestionato. Senza corsie preferenziali non possiamo evitare ingorghi che allungano i tempi di percorrenza e incidono sui costi. Eppure, a livello chilometrico la tariffa dei taxi romani è più bassa di altre città europee». Quei pellegrini che poi, alla fine, decidono di salire su un taxi, a parte al Vaticano, chiedono di essere portati al Pantheon, Colosseo, piazza di Spagna. «Mete classiche – prosegue Cacchione -, ma anche qui c’è un problema: riuscire ad arrivarci con la viabilità che cambia ogni giorno. Risultato: percorsi più lunghi». Problematica, insomma, a livello logistico, la capitale: «Serve ascolto – sottolinea – su quelli che sono i veri problemi. Il Giubileo di per sé non li ha risolti, li ha acuiti: pensiamo al sovrapporsi dei vari eventi con l’attuale situazione. Poi, c’è l’unica ‘risposta’ del Comune: immettere mille nuove licenze, il 15% in più, ad oggi non ancora attive. Ma il lavoro per noi tassisti è già poco adesso. Temiamo ulteriori difficoltà».
Non tutto sembra perduto, però. Per Giuseppe Roscioli di Federalberghi, l’effetto Giubileo proseguirà nel 2026, l’anno dopo, come in passato. Uno strascico positivo che potrebbe continuare a farsi sentire anche quando si saranno spente le luci sul grande evento religioso.
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