Il sindaco della città, a sei mesi dall’inizio del Giubileo traccia con noi un bilancio di questa prima fase dell’evento, strizzando l’occhio al futuro
Da un lato cantieri aperti e disagi, dall’altro un volto nuovo della città. Roma, da mesi è interessata da interventi di riqualificazione che dal centro alla periferia hanno l’obiettivo di migliorare la capitale sia in termini di accoglienza di turisti e pellegrini, sia in termini di vivibilità quotidiana per i romani. Insieme al sindaco Roberto Gualtieri, abbiamo percorso il primo semestre dell’Anno Santo per capire a che punto siamo e cosa ancora c’è da realizzare.
Sindaco, proviamo a tracciare un bilancio di questi primi mesi. Che Giubileo è stato fino ad ora?
Si vedono i risultati di un lavoro partito da zero il primo giorno del nostro insediamento. Abbiamo potuto progettare e realizzare infrastrutture strategiche perché abbiamo lavorato in parallelo sul rilancio dei servizi fondamentali della città e delle partecipate, che erano sull’orlo del fallimento, e su una trasformazione ambiziosa che non si limitasse a rimettere in sesto quello che c’era prima, ma che puntasse a realizzare spazi nuovi e infrastrutture nuove e di qualità per i cittadini. Ricordo quando ci dicevano di lasciar perdere, di non essere così ambiziosi, perché realizzare in pochi anni tutto quello che abbiamo realizzato sembrava impossibile. Ma non potevamo perdere questa occasione. E non l’abbiamo persa. In questo quadro è stato molto importante il “Metodo Giubileo”, che unisce le forze con il Governo, la Regione, le grandi aziende pubbliche come Anas o Ferrovie, fino alla Prefettura, le forze dell’ordine, la Protezione civile. Ringrazio tutte le strutture capitoline per l’incredibile lavoro che hanno fatto e i cittadini per la straordinaria pazienza che hanno dimostrato, sopportando migliaia di cantieri in città.
Roma è stata travolta da eventi tanto importanti, quanto straordinari: il Giubileo, la morte di papa Francesco, il Conclave, la nuova elezione. Come ha reagito la città?
Ha reagito da grande capitale quale finalmente è tornata ad essere dopo anni privi di ambizione. Abbiamo superato prove molto impegnative che, contemporaneamente ai già programmati eventi giubilari, hanno visto combinarsi eventi inattesi e di enorme importanza. Penso alla morte di papa Francesco e ai suoi funerali, al Conclave e all’elezione di Leone XIV, alle prime messe solenni in San Pietro e all’intronizzazione. E poi, nello stesso periodo, a volte negli stessi giorni, il 1° maggio, il 25 aprile, la Race for The Cure, gli Internazionali di tennis e tante partite di calcio decisive, tra cui la finale di Coppa Italia. Parliamo di milioni di persone. È questa la città che vogliamo, coesa e pronta a veder collaborare tutti verso un obiettivo comune. Una capitale che non ha più paura, di nuovo in grado di affrontare le sfide che le derivano dal suo ruolo in Italia e nel mondo.
Infrastrutture, trasporti, mobilità. L’amministrazione Gualtieri è protagonista di una stagione di grandi trasformazioni. Quali gli interventi che – secondo lei – saranno maggiormente apprezzati dai romani anche a fine evento?
Non solamente gli interventi sul rifacimento in profondità della viabilità primaria, l’acquisto di nuovi autobus, la riqualificazione – che proseguirà nei prossimi mesi – delle stazioni della metropolitana, ma anche gli standard più alti di qualità urbana che abbiamo deciso di mettere nei nostri interventi, affidando gli spazi a progettisti di livello. Dopo l’estate, poi, faremo un salto di qualità importante, con l’apertura delle nuove stazioni della metro. Inoltre, credo suscitino grande apprezzamento anche i lavori sulle infrastrutture ambientali, penso ai nuovi parchi, ai parchi d’affaccio e alla forestazione urbana.
Quali iniziative sociali sono state messe in campo per garantire che il Giubileo sia un’esperienza inclusiva per tutti, compresi i cittadini più vulnerabili?”
Papa Francesco voleva un Giubileo che lasciasse un’eredità infrastrutturale importante alla città, ma che garantisse anche un’attenzione vera a chi è più in difficoltà. Noi ci siamo impegnati da subito su entrambi i fronti. Abbiamo assunto sul territorio centinaia di assistenti sociali, passando dai 441 del 2020, alcuni precari, ai 731 di fine 2024 e senza contratti a tempo determinato, raggiungendo il livello Leps di un assistente sociale ogni 4mila abitanti. Proprio in occasione del Giubileo abbiamo potenziato i servizi a beneficio dei senza dimora, attivando otto presidi mobili e di ascolto e due unità di strada nei pressi delle stazioni ferroviarie e in zona San Pietro. E stiamo completando la riqualificazione di un centinaio di bagni pubblici in decine di strutture, incrementato del 50% i posti di accoglienza e aperto 4 tensostrutture da 250 posti complessivi, che garantiscono pasti caldi, docce, assistenza sociale, orientamento lavorativo, supporto psicologico e piccoli ambulatori con medici e infermieri.
Possiamo dare una cifra degli investimenti fatti fino ad ora?
Questa città sta vivendo una fase di crescita che non ha precedenti. Tra fondi straordinari (Giubileo e Pnrr), fondi europei e nazionali ordinari, risorse comunali e regionali e una crescita esponenziale di interventi privati o in partnership con il pubblico, stiamo parlando di investimenti complessivi per oltre 14 miliardi di euro.
Quali sono le sue aspettative per la seconda metà di questo Giubileo?
Ci aspettano appuntamenti molto partecipati, a partire dall’organizzazione del Giubileo dei Giovani a Tor Vergata in estate, con l’arrivo possibile di un milione di ragazzi e di ragazze; una sfida logistica e organizzativa notevole. Durante queste ultime settimane si sarebbe potuta verificare la tempesta perfetta per gli eventi eccezionali e concomitanti che abbiamo vissuto e invece è andato tutto bene. Sono ottimista.
Quali sono gli investimenti futuri previsti per migliorare ulteriormente il volto della città, oltre l’anno giubilare?
Questo è un tema strategico. Terminato il Giubileo, dovremo completare entro il 2026 l’intero Piano Next Generation Rome da 14 miliardi di cui parlavo, a partire dalla chiusura nei tempi previsti dei grandi cantieri finanziati dal Pnrr: i piani di riqualificazione di interi quartieri come Tor Bella Monaca, Corviale e il complesso del Santa Maria della Pietà; le opere del Piano Caput Mundi; il completamento del Grab. Ma anche la realizzazione del termovalorizzatore a Santa Palomba, i nuovi stadi di Roma e Lazio. Solo per fare degli esempi. Questa è una grande capitale europea che non può sedersi sugli allori e magari smettere di pensare al futuro come ha fatto per decenni. Le grandi città hanno bisogno di programmazione e di pianificazione delle scelte strategiche, da qui la necessità di avere poteri e risorse adeguati. Devono pensare al 2030 ma anche al 2050, alle conseguenze del cambiamento climatico, alle scelte strategiche in termini di mobilità green, alle infrastrutture idriche o a nuovi grandi eventi come il Bimillenario dalla morte di Cristo del 2033.
Forse è presto per dirlo, ma cosa resterà di questo Giubileo?
Resterà uno straordinario patrimonio di viabilità, spazi comuni e piazze nuove o riqualificate come piazza Pia, piazza San Giovanni, piazza dei Cinquecento, piazza della Repubblica, piazza Risorgimento, via Ottaviano, il nuovo Ponte dell’Industria, linee e mezzi nuovi per il trasporto pubblico locale, centinaia di chilometri di strade completamente rifatte. Ma soprattutto resterà l’idea di una città che fa quello che promette, che coglie e sfrutta l’opportunità per un riscatto dopo le difficoltà seguite alla pandemia e ad anni di abbandono. È stato smentito il luogo comune di una Roma ingovernabile. Roma non è ingovernabile, è stata solo governata male per tanti degli ultimi anni. Noi, invece, abbiamo dimostrato che anche a Roma le cose si possono fare, perché le grandi opere che avevamo promesso sono state davvero progettate, cantierate e, infine, realizzate in tempi record.
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