Creature ibride, filastrocche nonsense e contenuti AI: il fenomeno Italian Brainrot sta spopolando sui social, ma solleva parecchi interrogativi su linguaggio e attenzione nei più giovani.
Cos’è l’Italian Brainrot e perché sta spopolando
L’Italian Brainrot è un fenomeno virale nato su TikTok nei primi mesi del 2025, che si è rapidamente diffuso anche su Instagram, YouTube Shorts e altri social. Si tratta di brevi video dall’estetica surreale, che combinano animazioni generate dall’intelligenza artificiale con voci sintetiche che recitano filastrocche assurde, spesso in un finto accento italiano caricaturale.
I protagonisti di questi contenuti sono creature ibride e immaginarie, come “Bombardiro Crocodilo”, “Ballerina Cappuccina” o “Pizza Galattica”, nomi tanto assurdi quanto facilmente ricordabili.
L’appeal di questi video risiede proprio nella loro stranezza: sono veloci, ripetitivi, iper-colorati e imprevedibili. Colpiscono per la loro capacità di suscitare una reazione istintiva – tra il riso, lo stupore e lo smarrimento – soprattutto tra i giovanissimi della Generazione Z e Alpha, abituati a una comunicazione frammentata e visivamente sovraccarica.
Il termine “brainrot”, che significa letteralmente “marciume cerebrale”, è stato scelto da Oxford University Press come parola dell’anno nel 2024, a indicare una nuova categoria di contenuti digitali apparentemente privi di valore, ma incredibilmente coinvolgenti. Una forma di “intrattenimento tossico” che agisce su meccanismi psicologici di ripetizione, sorpresa e assuefazione, e che sta ridisegnando il modo in cui le nuove generazioni fruiscono e producono contenuti online.
L’estetica assurda e l’uso dell’intelligenza artificiale
I video dell’Italian Brainrot si distinguono per un’estetica volutamente caotica, surreale e grottesca. Protagonisti sono personaggi bizzarri e improbabili, come squali che indossano scarpe da ginnastica, aerei con teste di coccodrillo, polpi ballerini e creature fusioni di animali e oggetti domestici. I fondali sono spesso psichedelici, carichi di colori saturi e animazioni ripetitive che accentuano il senso di straniamento.
A completare il quadro ci pensano le voci narranti: anch’esse generate artificialmente, recitano filastrocche prive di logica, ma con una musicalità ipnotica. I testi, ricchi di ripetizioni e non-sense, sono spesso pronunciati con accenti caricaturali e intonazioni teatrali, in un finto italiano che sembra provenire da un’altra dimensione.
Una combinazione di immagini deformate e audio disturbante che crea un’esperienza visiva e sonora totalizzante, che riesce a catturare l’attenzione in pochi secondi. È proprio questo il segreto della sua efficacia virale. Un cocktail sensoriale che stordisce, diverte e incuriosisce, in particolare gli utenti più giovani, nativi digitali abituati a stimoli rapidi e sovrapposti.
La diffusione globale e l’impatto sui social
Nonostante il nome, l’Italian Brainrot non è un fenomeno esclusivamente italiano. La sua diffusione ha raggiunto paesi come Stati Uniti, Germania, Corea del Sud e Balcani, con l’hashtag #italianbrainrot che ha accumulato miliardi di visualizzazioni su TikTok e Instagram.
La viralità di questi contenuti ha portato alla creazione di una vera e propria mitologia, con personaggi dotati di storie, poteri e persino carte da gioco fan-made, simili a quelli dei Pokémon o dei supereroi Marvel.
Le preoccupazioni di genitori ed educatori
L’aspetto inquietante dell’Italian Brainrot emerge quando questi contenuti, nonostante le restrizioni, finiscono su piattaforme come YouTube Kids.
Alcuni video, apparentemente innocui, contengono bestemmie, insulti e riferimenti violenti, mascherati da un’estetica cartoon. Questo ha sollevato preoccupazioni tra genitori ed educatori, che temono l’esposizione dei bambini a contenuti inappropriati.
Italian Brainrot, tra merchandising e videogiochi
Il successo dell’Italian Brainrot ha portato alla creazione di gadget, tatuaggi, modelli 3D e merchandising dedicati ai personaggi del “Brainrotverse” (l’universo narrativo dei Brainrot n.d.r.).
Inoltre, è stata segnalata la presenza di una pagina sul PlayStation Store che promuove un videogioco intitolato “Trallallero Trallallà: Battle Royale”, anche se non ci sono conferme ufficiali sulla sua reale pubblicazione. Uno sviluppo che dimostra come un fenomeno nato come meme possa evolversi in un vero e proprio universo narrativo, con potenzialità commerciali significative.
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