Ri-generazione significa generare di nuovo, dare nuova vita all’esistente: pertanto, non esiste rigenerazione urbana che non sia anche rigenerazione umana, cioè che parta dall’uomo e abbia la capacità di trasformare la vita delle persone.
Questo principio, che abbiamo ripetuto tante volte occupandoci di città e imprese, trova riscontro nelle parole della bella intervista a Fabrizio Milone, presidente nazionale di Retake, che si trova nelle pagine di questo numero della nostra rivista. Milone dice infatti: «Il nostro impegno per il decoro delle città racconta tante storie incredibili, storie di persone che con l’associazionismo hanno scoperto la bellezza di stare insieme e di rendersi utili».
Questo progetto di volontariato, che si propone, attraverso micro-azioni utili, di riqualificare quartieri e zone urbane, migliorandone e mantenendone il decoro, la pulizia e la vivibilità, finisce infatti per avere un potente effetto sulla vita delle persone. Gli effetti positivi, peraltro, non si misurano solo in relazione a chi, grazie a una città più bella, vede migliorata la propria vita; tra l’altro consapevoli che sono spesso i più fragili, come gli anziani, i più esposti ai fenomeni di degrado e insicurezza delle città.
Questa iniziativa di volontariato ha un effetto straordinario – in primo luogo – su chi la pratica. È questa una prerogativa del volontariato e dell’associazionismo: mentre si aiutano gli altri, si finisce per sentirsi meglio, più utili, più capaci, più vivi. Queste attività rispondono a un innato bisogno di senso e di relazioni che è dentro ognuno di noi e che nella “cura” – degli altri e dell’ambiente – trova un balsamo per l’animo e un motore di vita. Lo stesso Milone lo racconta bene, citando le tante persone allo sbando (non solo economico, ma spesso morale) che nel donare il proprio tempo e il proprio impegno hanno ritrovato la via. Questo succede in modo particolarmente potente in un progetto come Retake che si prende cura dei luoghi. Proprio nel tempo dei social, dello smart working, dell’intelligenza artificiale che pervade le case e le vite, il “luogo” è tutt’altro che superato. Dedicare il nostro tempo allo spazio fisico in cui abitiamo significa ri-appropriarsi anche del tempo delle nostre vite.
Torna in mente la saggezza di Alessandro Manzoni, quando scriveva: “Si dovrebbe pensare più a fare bene che a stare bene, e poi si finirebbe anche a star meglio”.
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