Un passante che incappa per caso in un libro umano, si ferma e lo ascolta. Nata nel Nord Europa, l’esperienza della Biblioteca Vivente è da tempo uno strumento utilizzato anche in Italia, per abbattere stereotipi e pregiudizi. E allenare i lettori all’ascolto di un’altra persona.
L’esperienza della Biblioteca Vivente
Una caffetteria o un mercato rionale. Un museo o un centro commerciale. In questi luoghi e in tanti altri spazi può capitare, casualmente, di imbattersi in un libro umano. Si chiama Biblioteca Vivente ed è nata nel 2000 in Danimarca, un’esperienza che da alcuni anni si può fare anche in Italia.
Dal 2011 ad oggi, la cooperativa ABCittà ha preparato con i propri operatori sociali circa 600 persone/libri umani, ascoltati da altrettanti lettori in tutta Italia, con eventi da Lecce a Trento. “Dopo avere incrociato questo strumento, la Human Library che ha una sua storia precedente, abbiamo sviluppato un modello indipendente di Biblioteca Vivente che si chiama ALL, ABCittà Living Library, che promuove l’incontro tra le persone, oltre le categorie e i pregiudizi – spiega Ulderico Maggi, della cooperativa ABCittà di Milano –. La Biblioteca Vivente è uno strumento prezioso, ma il fine è un altro. I libri umani aiutano a superare un problema specifico, dovuto magari ad uno stereotipo che crea un certo tipo di pregiudizio. In ogni incontro che chiamiamo consultazione, giocando sui termini della biblioteca tradizionale, c’è un ‘qui e ora’ molto forte: ogni lettura si conclude infatti con l’evento stesso, non facciamo cataloghi permanenti perché i libri umani non vengono riproposti”.
L’incontro con un libro umano
Nel modello ALL, creato da ABCittà, ogni evento della Biblioteca Vivente è preceduto dalla preparazione delle persone che doneranno la loro storia personale ad una lettrice o un lettore di passaggio, e dalla scelta del luogo in cui si svolge la lettura del libro umano. Delle sedie, dei libri umani, accompagnati da un titolo, e da sfondo un parco o un altro luogo pubblico “con grande afflusso di persone”.
Questi sono gli elementi che rendono riconoscibile una Biblioteca Vivente, aperta a chiunque voglia fermarsi, sedersi davanti al libro umano scelto, e ascoltare.
“Ai libri umani vengono date alcune regole per sapere come usare questo strumento, perché per loro è un impegno emotivo piuttosto intenso – aggiunge Ulderico Maggi -. I lettori invece sono fruitori occasionali. Hanno la possibilità di fare domande anche banali, che sono poi quelle che celano spesso dei pregiudizi. Il lettore, soprattutto, è invitato a maneggiare con rispetto il libro umano che ha, diciamo, in prestito. Al termine dell’incontro, proponiamo al lettore di lasciare una recensione su una cartolina, che verrà consegnata al libro umano. Si crea così un momento di scambio, di ringraziamento”.
La casualità dell’incontro tra lettore e libro umano è una delle condizioni necessarie perché la Biblioteca Vivente raggiunga il suo scopo. “Non è uno strumento che cerca un pubblico, ma che vuole semmai fare inciampare delle persone casuali, gli insospettabili. Quelli che non si sono mai posti quella certa domanda, che non avrebbero parlato con una persona lontana dalla propria sfera. Questo è il lettore che ci interessa”, puntualizza Maggi.
Un invito all’ascolto e all’incontro interpersonale che diventa un’esperienza indimenticabile. Che tanti lettori di libri umani chiedono di poter rivivere, magari con altri libri.
Prossimi eventi con la Biblioteca Vivente
A commissionare gli eventi sono amministrazioni pubbliche, biblioteche, teatri. Il prossimo evento in programma è alla Casa Circondariale di Genova dove, per mezz’ora, il tempo di lettura previsto per ogni incontro della Biblioteca Vivente, saranno i detenuti del carcere a donare le proprie storie di vita come libri umani ai lettori.
Perché ci sono storie che vanno raccontate, sapendo che sono uniche e irripetibili. Come lo sono i libri umani della Biblioteca Vivente, che “come tutte le cose preziose sono anche un lusso”.
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