Un nuovo report dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) mostra un calo delle aree bruciate nel 2024 rispetto al triennio precedente, con oltre 100 chilometri quadrati di boschi colpiti da incendi. La situazione resta critica nel Mezzogiorno. E i dati del 2025 destano già qualche preoccupazione.
Una svolta negli incendi boschivi
Il 2024 ha segnato un punto di svolta, seppur parziale, nella lotta agli incendi boschivi in Italia. Secondo le ultime analisi dell’Ispra, lo scorso anno la superficie totale percorsa dal fuoco si è fermata a 514 chilometri quadrati, un’area vasta quasi quanto la metà del comune di Roma. Questo dato, sebbene impressionante, rappresenta un calo netto del 52% rispetto al 2023. Una boccata d’ossigeno per il patrimonio naturale nazionale, anche se la guardia resta alta.
La tendenza positiva è confermata anche per le sole aree forestali: i 103 chilometri quadrati di boschi distrutti, una superficie paragonabile a quella del Lago di Bolsena, sono il 34% in meno dell’anno precedente.
I dati Ispra del 2024, una diminuzione incoraggiante
Il quadro che emerge dal rapporto Ispra, basato sui dati del sistema satellitare europeo Copernicus ed elaborato con avanzati algoritmi di machine learning, offre una duplice lettura.
Da un lato, si registra un’inversione di tendenza rispetto al difficile triennio 2020-2023, con l’estensione degli incendi che nel 2024 è risultata pari a circa due terzi del valore medio calcolato nel periodo 2018-2023. Dall’altro, la devastazione rimane una realtà tangibile, che ha colpito ben 16 regioni su 20, lasciando intatte solo Valle D’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto.
La “mappa del fuoco”
La geografia degli incendi del 2024 disegna un’Italia spaccata in due. Sicilia, Calabria e Sardegna, da sole, hanno rappresentato oltre il 66% del totale della superficie forestale nazionale bruciata.
La maglia nera spetta alla provincia di Reggio Calabria, che con 10,3 chilometri quadrati di roghi ha subito il 10% del danno forestale totale in Italia e il 41% di quello calabrese. Seguono a ruota le province di Cosenza, con 9,4 km² di boschi in fumo, e quella di Nuoro con 8 km². Questi numeri evidenziano una vulnerabilità cronica di alcune aree del Paese, dove gli eventi si sono concentrati principalmente tra l’inizio di luglio e la metà di agosto.
Il patrimonio verde in fumo, un danno per la biodiversità
Le fiamme del 2024 hanno divorato un mosaico di ecosistemi preziosi. Quasi la metà dei boschi bruciati (46%) era composta da leccete e macchia mediterranea. Un ulteriore 37% era costituito da boschi di latifoglie che perdono le foglie in autunno, mentre il 14% era formato da conifere.
A rendere il bilancio ancora più amaro è il dato relativo alle aree protette. Circa il 31% delle foreste andate in fumo si trovava infatti all’interno di siti della Rete Natura 2000, luoghi di inestimabile valore per la conservazione della biodiversità europea.
Tecnologia e monitoraggio
Un elemento chiave nella gestione e nell’analisi del fenomeno è oggi rappresentato dalla tecnologia. I dati sulle aree percorse dal fuoco vengono forniti dal programma europeo Copernicus Emergency, ma è grazie all’Ispra che queste informazioni acquistano un livello di dettaglio superiore.
L’Istituto, infatti, impiega applicazioni di machine learning per riconoscere con precisione gli ecosistemi coinvolti Questi algoritmi, “addestrati” su immagini satellitari ad alta risoluzione, permettono di distinguere le diverse tipologie di vegetazione e di valutare l’impatto degli incendi in modo più accurato, fornendo uno strumento fondamentale per pianificare gli interventi di ripristino.
I primi segnali del 2025 non rassicurano
Nonostante i progressi, le proiezioni per l’anno in corso invitano alla massima cautela. I dati preliminari, aggiornati al 9 giugno 2025, parlano già di 34 chilometri quadrati di superficie totale bruciata, un’area grande quasi quanto il Parco Nazionale delle Cinque Terre. Di questi, quasi 10 km² erano boschi e foreste.
A destare la maggiore preoccupazione è la Calabria, dove si concentra attualmente quasi il 70% delle aree forestali percorse da incendio in Italia. Un segnale allarmante che anticipa una stagione estiva potenzialmente critica e che impone un rafforzamento delle attività di prevenzione.
Più prevenzione e consapevolezza
Il quadro dipinto dai dati Ispra è rassicurante ma complesso. Se da un lato il calo generale delle superfici bruciate nel 2024 infonde un cauto ottimismo, dall’altro la concentrazione degli incendi nel Sud e la vulnerabilità delle aree protette rimangono nodi critici.
La tecnologia offre un supporto sempre più decisivo per il monitoraggio, certo, ma la vera sfida si gioca sul campo della prevenzione attiva e della sensibilizzazione. E sempre di più, la tutela del patrimonio boschivo italiano richiede uno sforzo corale che coinvolga istituzioni, operatori e cittadini, puntando a ridurre l’incidenza dei roghi, spesso di origine dolosa o colposa.
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