La Virtus Bologna domina gara-3 al PalaLeonessa per 96-74, chiudendo la serie finale sul 3-0. Un Tornike Shengelia monumentale, nominato MVP, e la guida del tecnico Duško Ivanović hanno firmato l’impresa. Il titolo è dedicato ad Achille Polonara, che lotta per la sua battaglia più importante.
Diciassettesimo scudetto per la Virtus Bologna
La Virtus Segafredo Bologna è Campione d’Italia per la diciassettesima volta nella sua storia. Un trionfo netto, autoritario, sigillato lontano da casa, in un PalaLeonessa di Brescia ammutolito dalla superiorità degli avversari.
Gara-3 della finale scudetto si è conclusa con un eloquente 96-74, un punteggio che ha messo il sigillo su una serie a senso unico, chiusa sul 3-0 per i bianconeri.
È lo scudetto che riporta il tricolore a Bologna dopo quattro anni e tre finali perse, un successo costruito sulla forza del gruppo, impreziosito dal talento di un giocatore immenso come Tornike Shengelia e forgiato dalla mentalità vincente di un allenatore, Duško Ivanović, arrivato a stagione in corso per trasformare una squadra in crisi in una macchina da guerra.
La Virtus di Ivanović, una metamorfosi vincente
La vera svolta della stagione virtussina porta un nome e un cognome: Duško Ivanović. Subentrato a dicembre sulla panchina bolognese, il tecnico montenegrino ha compiuto un piccolo capolavoro. Ha preso una squadra che sembrava smarrita e l’ha trasformata, infondendo disciplina, fiducia e una mentalità d’acciaio.
La sua è una vittoria storica. Ivanović è diventato il primo allenatore nella storia del campionato italiano a vincere lo scudetto da subentrato. Ha saputo conquistare lo spogliatoio, ottenendo il massimo da veterani come Marco Belinelli e Daniel Hackett e valorizzando ogni elemento del roster. La sua difesa asfissiante è diventata il marchio di fabbrica di una squadra che ha imparato a soffrire e a colpire con cinismo, come dimostra il percorso netto nei playoff.
Shengelia, un MVP stratosferico
Se Ivanović è stato l’architetto, Tornike “Toko” Shengelia è stato il braccio armato e il cuore pulsante di questa Virtus.
L’ala georgiana ha disputato una finale sontuosa, meritando all’unanimità il titolo di MVP. In gara-3 ha offerto una prestazione leggendaria, chiudendo con 31 punti, 9 rimbalzi e una valutazione irreale di 46. Ha dominato su entrambi i lati del campo, segnando in ogni modo possibile (4/4 da tre) e trascinando i compagni con una leadership silenziosa ma efficace.
Le sue medie nella serie finale sono state impressionanti: 25 punti, 7.3 rimbalzi e 4.6 assist a partita, a testimonianza di un impatto devastante. La trance agonistica, iniziata nei quarti di finale contro Venezia, non si è mai interrotta. Alla fine è stato per Bologna il fattore dominante che le era mancato negli anni passati.
Cronaca di un dominio annunciato
L’atto finale della serie non ha avuto storia. Brescia, pur spinta dal calore del suo pubblico per la prima storica finale in casa, si è dovuta arrendere alla superiorità tecnica e fisica della Virtus. Bologna ha “azzannato” la partita fin dal primo quarto, piazzando un parziale di 13-0 che ha subito indirizzato il match.
Sfruttando la fisicità di Shengelia in post basso e la precisione dei suoi tiratori, la squadra di Ivanović ha costruito un vantaggio rassicurante, toccando il +22 già all’intervallo lungo (28-50). La difesa virtussina ha tolto ritmo e fiducia all’attacco bresciano, limitando i suoi uomini chiave. Nella ripresa, la Germani ha provato una reazione d’orgoglio con Jason Burnell (24 punti alla fine), ma la sinfonia offensiva di Bologna, guidata da un Shengelia immarcabile e da un Brandon Taylor da 19 punti, ha spento ogni velleità di rimonta.
L’onore di Brescia e la dedica a Polonara
Nonostante la netta sconfitta in finale, la stagione della Germani Brescia rimane straordinaria. Guidata da un esordiente di lusso in panchina come Giuseppe Poeta, la squadra lombarda ha disputato un campionato memorabile, meritando l’applauso del suo pubblico.
Ma la serata del trionfo bolognese è stata soprattutto la serata di Achille Polonara. Il pensiero di tutta la Virtus, e non solo, è andato a lui. Il giocatore, ricoverato per una leucemia mieloide acuta, è stato il grande assente sul parquet, ma il più presente nei cuori dei compagni. I giocatori sono scesi in campo per il riscaldamento indossando la sua maglia numero 33 e a lui hanno dedicato la vittoria, con una videochiamata dagli spogliatoi subito dopo la sirena finale.
“Questa vittoria è per lui”, sono state le prime parole post match di capitan Belinelli. A suggellare un titolo vinto con il talento, la tattica, ma soprattutto con il cuore.
Foto in apertura: Instagram.com/virtussegafredobologna/
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