Il progetto siciliano Le Mani in Pasta ha formato sei giovani con autismo come pizzaioli, creando un esempio concreto di inclusione professionale e sociale. L’iniziativa, frutto di molte collaborazioni, apre prospettive per un futuro più equo.
Autismo: in Sicilia un modello di inclusione
In Sicilia, un’iniziativa sta ridefinendo l’inclusione lavorativa per persone con autismo. Il progetto “Le mani in pasta” mostra come la formazione professionale possa aprire nuove strade. Grazie ad associazioni come ‘Un futuro per l’autismo’ e ‘Un altro modo’ e con il supporto della Nazionale Italiana Pizzaioli (NIP), sei giovani neurodivergenti hanno completato un percorso di formazione, diventando pizzaioli.
Questa iniziativa non è solo un corso di cucina; è un modello di inserimento sociale e professionale. Costruisce autonomia, autostima e un senso di appartenenza. Andrea Fiumara, presidente di ‘Un futuro per l’autismo’, ha spiegato che il progetto ha come obiettivo valorizzare il potenziale di ciascuno, mostrando che l’autismo non blocca l’inserimento nel lavoro.
La formazione: un passo verso l’autonomia
Il progetto si basa su una formazione intensiva, curata dalla Nazionale Italiana Pizzaioli. I sei partecipanti, da diverse parti della Sicilia, hanno imparato l’arte della pizza. Hanno appreso la scelta degli ingredienti, l’impasto, la lievitazione, la stesura e la cottura.
Antonio Priore, presidente della NIP, ha espresso soddisfazione per i grandi risultati ottenuti e ha fatto il punto sulla dedizione e la precisione dei giovani allievi. Il programma ha insegnato non solo tecniche, ma anche igiene, gestione del tempo, lavoro di squadra e interazione. Questi elementi sono importanti per un’integrazione efficace nel settore della ristorazione. Il percorso, durato mesi, ha visto i partecipanti impegnarsi con costanza, ottenendo una qualifica scritta.
Storie di successo e opportunità future
Il successo di “Le mani in pasta” si vede nelle storie dei giovani coinvolti. Per molti, è stata la prima opportunità di entrare nel mondo del lavoro con una qualifica. Laura Conti, presidente dell’associazione ‘Un altro modo’, ha notato l’aumento della fiducia in sé stessi e delle capacità relazionali dei partecipanti: “vedere i loro occhi brillare mentre preparano una pizza, consapevoli della loro abilità – ha detto – è la ricompensa più grande”.
Il progetto, però, non finisce con la formazione. Le associazioni coinvolte stanno cercando partnership con pizzerie e ristoranti in Sicilia, per aiutare l’inserimento lavorativo dei neo-pizzaioli. L’obiettivo è che questi giovani trovino un impiego stabile, mostrando il valore che persone con autismo possono portare al lavoro con le giuste opportunità. L’idea di chi sostiene il progetto è quella di replicare il modello in altre regioni.
Inclusione lavorativa: una sfida per l’autismo
L’iniziativa “Le mani in pasta” si inserisce in un contesto più ampio, che vede l’Italia migliorare l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. Le statistiche attuali sulla situazione globale indicano che la percentuale di adulti nello spettro autistico con un impiego stabile è bassa, spesso sotto il 20% per lavori a tempo pieno. E questo evidenzia una lacuna che il progetto siciliano vuole colmare.
Garantire un’occupazione è un diritto e un fattore chiave per la partecipazione sociale e la dignità. La creazione di percorsi formativi professionalizzanti, adatti alle esigenze delle persone con neurodiversità, è una strategia che funziona. Il modello di “Le mani in pasta” mostra che investire nella formazione e nell’inserimento lavorativo delle persone con autismo porta benefici ai diretti interessati, alle loro famiglie e all’intera comunità, che si arricchisce di nuove prospettive e talenti.
Un forno acceso può rappresentare l’inizio di una nuova vita, un punto per un futuro dove l’autonomia e la realizzazione professionale sono realtà.
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