Nonostante il calo della povertà in Spagna, gli over 65 continuano a vivere in condizioni economiche precarie
In Spagna cresce il numero di anziani che vivono in povertà, tra pensioni basse e fragilità sociale. Lo rivela il 15° Rapporto annuale “Lo stato della povertà”, pubblicato dalla Rete per la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale (EAPN-ES). Rispetto al 2023, si registra un lieve miglioramento: il tasso AROPE (At Risk Of Poverty or Exclusion) è sceso dello 0,7%, ma la povertà grave è in crescita, e colpisce oggi 4,1 milioni di cittadini. Molti di loro sono anziani.
Povertà anziani: numeri in lieve calo, ma lontani dagli obiettivi europei
Quando si parla di povertà e anziani, i numeri restano preoccupanti. Il tasso AROPE per gli over 65 nel 2024 è pari al 19,5%, in calo rispetto all’anno precedente. Ma ancora molto distante dal traguardo fissato dall’Agenda 2030, che mira a ridurre questa percentuale al 10,2%. Il miglioramento è legato, in parte, alla rivalutazione delle pensioni. Ma il divario rispetto ad altre fasce d’età resta evidente. Gli over 65 vivono situazioni economiche influenzate da redditi generalmente fissi, legati alle pensioni e spesso insufficienti a far fronte al costo della vita, specie dopo gli aumenti legati all’inflazione e alla crisi energetica.
Il rischio di povertà per gli anziani aumenta senza l’intervento dello Stato
Il rapporto EAPN sottolinea un dato allarmante: senza i trasferimenti statali, il tasso di povertà anziani quadruplicherebbe, passando dal 16,9% attuale all’80%. Ciò significa che gran parte degli anziani sopravvive grazie al sostegno pubblico, in assenza del quale finirebbe ben al di sotto della soglia di sussistenza. Nel dettaglio, il reddito medio annuo dei pensionati ha raggiunto i 17.208 euro, con una crescita del 57,8% rispetto al 2008. Ma il 35,6% delle pensioni contributive resta sotto la soglia di povertà (827 euro al mese), e il 14,3% scende addirittura sotto i 523 euro mensili, configurando una povertà estrema.
Divario di genere e difficoltà quotidiane
Un altro aspetto critico nella povertà anziani è rappresentato dal divario di genere. Le donne pensionate ricevono in media 1.026 euro al mese, contro i 1.510 euro degli uomini. Per raggiungere la parità, le pensioni femminili dovrebbero aumentare del 47,1%.Inoltre, il 36,5% degli over 65 ha dichiarato di avere difficoltà ad arrivare a fine mese, nonostante una lieve riduzione rispetto all’anno precedente (38,7%). È l’unica fascia d’età in cui questa percentuale è diminuita, ma resta comunque elevata. Infine, nel 2024, il 14,2% degli anziani ha sperimentato una grave deprivazione materiale e sociale, ovvero l’impossibilità di soddisfare bisogni fondamentali come una dieta adeguata, il riscaldamento o spese mediche. Si tratta di un indicatore che, per questa fascia d’età, resta alto rispetto ai livelli pre-crisi.
Crescita economica e povertà degli anziani : due binari che non si incrociano
Il quadro generale che emerge dal rapporto è paradossale: mentre alcuni indicatori migliorano, altri continuano a mostrare segnali di forte allarme. In particolare, lo stato di povertà degli anziani sembra essere scollegato dall’andamento positivo dell’economia. Di fatto, anche se dal 2014 a oggi, il tasso di disoccupazione è sceso di 13 punti percentuali, la povertà si è ridotta solo di 8. La crescita non riesce a ridurre automaticamente le disuguaglianze, soprattutto tra chi è fuori dal mercato del lavoro e vive di pensione.
Interventi mirati per una vecchiaia dignitosa
La lotta alla povertà anziani richiede politiche strutturali e continuative. Il miglioramento del potere d’acquisto delle pensioni, la riduzione del divario di genere, la garanzia di accesso ai servizi sanitari e sociali sono elementi imprescindibili per assicurare agli anziani una vecchiaia dignitosa. Il rapporto dell’EAPN chiede una visione di lungo termine, capace di tutelare le fasce più fragili della popolazione, in particolare quelle che non possono contare su fonti di reddito alternative o su reti familiari solide.
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