È Alberto Pedrotti, Assessore e delegato al welfare anziani a raccontare i progetti dell’amministrazione comunale: «Una razionalizzazione del patrimonio immobiliare per favorire il senior cohousing»
Lo scambio tra generazioni e la tutela dei diritti delle persone anziane passano da Trento, in un progetto di cohousing che punta all’utilizzo di gran parte del patrimonio immobiliare della città. Il Comune, intanto, studia soluzioni di co-abitazione anche in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione. Ne parliamo con Alberto Pedrotti, Assessore all’economia e alle azioni per l’età sperimentale, e delegato al welfare anziani.
Quali soluzioni abitative offre la città agli anziani?
Trento offre un livello di servizi agli anziani molto alto, soprattutto dal punto di vista delle case di riposo e delle RSA. Come provincia è tra quelle che ha più posti letto in relazione alla popolazione. Inoltre, abbiamo 50 alloggi protetti, che 10 anni fa potevano sembrare un numero in eccesso e, addirittura, che non ci fossero abbastanza richieste ma, essendo cambiate le condizioni familiari, è cambiata la domanda.
Come sono gestiti gli alloggi protetti?
In connessione con le nostre RSA, alcuni alloggi si trovano proprio dentro le strutture ma gli anziani che vi risiedono sono assolutamente autonomi e possono gestirsi senza difficoltà. Il vantaggio è chiaramente l’economia di scala: gli operatori sono gli stessi delle RSA e hanno la possibilità di offrire il supporto anche a chi vive negli alloggi protetti. Parliamo, quindi, di una gestione integrata di due servizi.
In relazione ai diritti per gli anziani, come sta lavorando la vostra amministrazione?
Dopo l’aggiornamento del piano sociale, siamo in una fase di studio e sperimentazione. Stiamo lavorando per rafforzare e rendere più efficace la rete di servizi dedicati agli anziani, con l’obiettivo ultimo di costruire una vera e propria filiera di soluzioni abitative che accompagnino l’anziano.
Ci ispiriamo a modelli scandinavi. Puntiamo tanto anche sulla collaborazione con realtà simili alle nostre, abbiamo creato una rete con le città di Innsbruck, Bolzano e Belluno proprio per confrontarci sul tema dell’abitare.
Quali sono le vostre priorità?
La priorità è investire nella prevenzione e nel mantenimento dell’autonomia, evitando il più possibile il ricorso precoce alle residenze assistenziali tradizionali. Vogliamo intervenire prima, creando opportunità abitative condivise per garantire agli anziani una qualità di vita dignitosa e socialmente ricca. In questa ottica, il senior cohousing rappresenta una delle linee strategiche di intervento. La città di Trento si sta concentrando su due direttrici: una di carattere intergenerazionale e l’altra dedicata al senior cohousing.
Come nasce l’esigenza di creare dei progetti di cohousing intergenerazionale?
L’intergenerazionale si rivolge alla presenza di molte persone anziane sole in grandi abitazioni e tanti studenti universitari che invece ricercano un alloggio, il match può favorire scambi proficui tra generazioni diverse. Su questo tema stiamo lavorando tanto con le associazioni delle università.
Vogliamo aiutare gli anziani che vivono soli, senza una rete familiare, e gli studenti. Sappiamo che il cohousing intergenerazionale però è una piccola risposta al problema abitativo perché la percentuale di persone in grado di aderire è bassa: non tutti sono in grado di ospitare e non tutti vogliono essere ospitati.
Come pensate di organizzare i progetti di senior cohousing?
La città di Trento vanta un patrimonio immobiliare di 11mila abitazioni. Vorremmo razionalizzare questo patrimonio, dedicando una parte di queste abitazioni agli anziani. Per razionalizzare intendiamo destinare più appartamenti vicini ai progetti di senior cohousing e coadiuvarli di servizi comuni come, ad esempio, la portineria condivisa o, in caso di appartamenti siti nello stesso palazzo, dotarli di ascensore. Vogliamo lavorare quindi per un’economia di scala.
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