Un servizio di accompagnamento sociale per gli ospiti del cohousing e un sostegno psicologico. Così l’amministrazione del capoluogo pugliese disegna i progetti di coabitazione
«Vogliamo offrire un’alternativa concreta alla marginalità e all’isolamento che spesso colpiscono le persone anziane». Sono queste le parole di Elisabetta Vaccarella, Assessore alla Giustizia, al Benessere Sociale e ai Diritti Civili del Comune di Bari che – dalle pagine di 50&Più – racconta il modello di co-abitazione del capoluogo pugliese. L’iniziativa, nata con l’obiettivo di contrastare povertà, solitudine e disagio, mette una casa a disposizione di chi si ritrova privo di una rete familiare di supporto.
Quando nasce il progetto?
Il progetto di cohousing a Bari è nato nel 2022 come un esperimento pilota, volto a creare un ambiente di convivenza condivisa tra persone anziane, in particolare uomini e donne sopra i 65 anni, che si trovano in condizioni di autosufficienza e senza patologie invalidanti. La sua genesi deriva dall’esigenza di offrire non solo un alloggio, ma anche un sostegno sociale e psicologico, promuovendo un invecchiamento attivo e partecipato.
Quali sono le principali caratteristiche di questo progetto?
La particolarità di questa iniziativa risiede nel fatto che ogni ospite beneficia di un percorso assistenziale personalizzato, studiato sulla base delle proprie esigenze e delle proprie caratteristiche, un’opportunità importante per alcuni soggetti spesso relegati ai margini. In questa esperienza un ruolo fondamentale è svolto dall’accompagnamento sociale, che include anche attività di concierge sociale, come piccole commissioni, accompagnamenti e monitoraggio dei bisogni, anche in raccordo con i servizi sociosanitari del territorio.
Quali sono i requisiti per poter vivere nella casa destinata al senior cohousing?
Per accedere al cohousing, è richiesto che gli interessati siano autosufficienti o parzialmente autosufficienti, privi di riferimenti familiari significativi. Inoltre, è necessario possedere una certificazione Isee che attesti la condizione economica compatibile con il progetto. Al momento, nell’appartamento abitano un gruppo di sei anziani che hanno fatto domanda di adesione al progetto tramite i servizi sociali e, trovando una rispondenza con i requisiti, sono stati ammessi al progetto.
Quali ostacoli avete riscontrato nella gestione della casa?
Dal punto di vista pratico, uno dei principali ostacoli riscontrati riguarda le difficoltà di integrazione tra persone anziane che non si conoscevano e che possono avere vissuti molto differenti. La convivenza quotidiana richiede pazienza, dialogo e capacità di adattamento, aspetti che vengono affrontati e monitorati durante tutta la durata del progetto e che una volta superati generano ottimi risultati.
E i lati positivi?
Durante le ultime visite all’appartamento, ho constatato personalmente con soddisfazione che questa esperienza sta producendo infatti effetti positivi sia sul piano sociale che su quello psicologico. L’attenzione verso la persona, e in questo caso verso l’anziano, fa riscoprire interesse per la vita stessa. Il senior cohousing si sta dimostrando un’innovativa risposta alle sfide dell’invecchiamento e della povertà, promuovendo una socialità solidale e una maggiore autonomia per gli anziani in condizioni di vulnerabilità.
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