Nanoparticelle d’oro contro Alzheimer e disturbo bipolare

Una scoperta italiana segna una svolta nella lotta contro le malattie neurodegenerative e neuropsichiatriche

L’idea, già in fase di brevetto, è di utilizzare uno spray nasale contenente nanoparticelle d’oro e litio per portare il farmaco direttamente al cervello. Questo approccio non solo mira ad aumentare l’efficacia del trattamento, ma soprattutto a eliminare i gravi effetti collaterali associati alla tradizionale somministrazione orale del litio. Lo studio, frutto della collaborazione tra l’Università Cattolica, il Policlinico Gemelli e l’Università di Salerno, apre nuovi scenari terapeutici. Questo elemento è un farmaco noto in ambito psichiatrico, per essere uno stabilizzante dell’umore, utilizzato da decenni nel trattamento di condizioni complesse come il disturbo bipolare.

Litio e Alzheimer: una cura promettente, ma difficile da somministrare

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha scoperto un suo possibile impiego contro la malattia di Alzheimer e perfino per contrastare le infezioni cerebrali causate da virus come l’Herpes simplex, possibili fattori di rischio per la demenza. Il problema principale, però, risiede nella sua somministrazione. Per via orale, il litio deve viaggiare attraverso il flusso sanguigno per raggiungere il cervello, ma durante questo percorso esercita effetti tossici su organi cruciali, in particolare reni e tiroide. Per limitare questi danni, i medici sono spesso costretti a mantenere il dosaggio entro una finestra terapeutica ristretta, non sempre sufficiente per contrastare efficacemente i meccanismi molecolari alla base delle patologie neurodegenerative.

Nanotecnologia al servizio del cervello

La vera innovazione introdotta dai ricercatori italiani risiede nel metodo di trasporto mirato del farmaco. L’idea è nata dalla necessità di “aggirare” il sistema circolatorio e somministrare lo ione direttamente nell’organo bersaglio: il cervello. Per farlo, I ricercatori hanno incapsulato il litio in nanoparticelle d’oro, che funzionano come un veicolo di precisione. Quando questi aggregati raggiungono le cellule nervose, si aprono e rilasciano il farmaco direttamente sul posto. In questo modo, si ottiene una concentrazione terapeutica efficace con una dose di litio molto più bassa del normale, riducendo così drasticamente il rischio di effetti collaterali per l’organismo.

I vantaggi del dosaggio spray

Questo meccanismo di rilascio controllato permette di ottenere concentrazioni terapeutiche efficaci a fronte di una dose di somministrazione molto più bassa, riducendo drasticamente il rischio di effetti collaterali sistemici. Inoltre, la via intranasale è un percorso preferenziale che permette al farmaco di raggiungere il cervello senza dover passare attraverso la circolazione sanguigna sistemica. L’oro stesso, essendo un metallo inerte la cui innocuità è già stata dimostrata in sistemi biologici, viene eliminato attraverso l’escrezione renale, evitando l’accumulo nel cervello nel tempo.

La prova: inversione dei deficit di memoria

L’efficacia del sistema è stata testata in laboratorio su modelli animali affetti da una forma murina della malattia di Alzheimer, con risultati promettenti. I ricercatori hanno confermato che il farmaco, somministrato con le Nanoparticelle d’Oro e Litio, raggiungeva con successo le aree cerebrali desiderate. In queste zone, in particolare nell’ippocampo (cruciale per la memoria), il litio è riuscito a inibire l’attività dell’enzima GSK che svolge un ruolo chiave nello sviluppo di molte malattie neurodegenerative e neuropsichiatriche. Dopo due mesi di trattamento, i topi hanno mostrato una regressione significativa dei deficit di memoria causati dalla patologia, un risultato verificato sia attraverso analisi comportamentali che molecolari.

Prospettive future

Le nanoparticelle così sviluppate, possono peraltro essere caricate con diversi principi attivi, aprendo la strada a nuove strategie di trattamento mirato per un’ampia gamma di disturbi neurologici e psichiatrici. La facilità di sintesi delle nanoparticelle, inoltre, promette di mantenere bassi i costi di produzione, un aspetto fondamentale per l’eventuale futura commercializzazione del prodotto. Attualmente, i ricercatori stanno completando le valutazioni sulla sicurezza per preparare il terreno a una rapida applicazione in ambito clinico. Lo studio, pubblicato su Advanced Materials e finanziato dalla Alzheimer’s Association, pone l’Italia all’avanguardia nella ricerca.