La diffusione dell’HIV in Italia riguarda anche le fasce adulte della popolazione. Prevenzione essenziale ma sieropositività e qualità della vita possono coesistere
L’HIV continua a rappresentare un problema sanitario rilevante in Italia, anche nelle fasce adulte della popolazione. Questi i primi risultati del 12° Workshop nazionale Cisai (Coordinamento italiano per lo studio dell’allergia in infezione da HIV), che si conclude oggi a Milano. Eppure, di prevenzione dell’HIV si parla sempre meno. Ma non è tutto: i dati mostrano una crescita significativa delle diagnosi tra gli over 50, che rappresentano ormai il 29% dei nuovi casi. È una fascia che, più di altre, presenta una maggiore incidenza di diagnosi tardive e un più alto rischio di progressione verso l’AIDS. Dopo i 30-39enni (28%), sono infatti i 40-49enni e gli ultracinquantenni a risultare le categorie più colpite (29% dei nuovi casi). Evidenziando come l’HIV non sia affatto un tema circoscritto ai giovani.
HIV e over 50: una diagnosi troppo spesso tardiva
Negli ultimi anni si è osservato anche un aumento dei casi di HIV tra gli over 50, una fascia d’età spesso esclusa dalle campagne di screening. Molti non percepiscono il rischio e raramente vengono sottoposti al test, nemmeno nei contesti sanitari. Il risultato è una diagnosi tardiva, con implicazioni più gravi per la salute e una maggiore probabilità di trasmettere il virus. Anche in questo caso, la prevenzione dell’HIV deve prevedere azioni mirate, inclusive e continuative. Convivere con il virus comporta nuove complessità, soprattutto con l’avanzare dell’età. Le persone sieropositive che invecchiano vanno incontro a un maggior rischio di malattie cardiovascolari, tumori e complicanze legate all’infiammazione cronica.
Il Telefono Verde Aids per la prevenzione dell’HIV
Un aspetto critico riguarda le persone che non sanno di essere positive. Secondo alcune stime, fino al 30% degli infetti non ha mai fatto il test. In Liguria, per esempio, su una popolazione di 800.000 abitanti, si stimano tra 350 e 400 persone inconsapevoli della propria condizione. “C’è una fetta di popolazione che rischia di essere un serbatoio silenzioso dell’infezione”, spiega il dottor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova. È sempre importante ricordare che per la prevenzione dell’HIV e qualsiasi tema riguardante la malattia, da 38 anni è attivo il numero verde dell’ISS.
Invecchiare con l’HIV senza pregiudizi
Grazie alle terapie antiretrovirali, oggi l’HIV è diventato una patologia cronica con cui si può convivere. Tuttavia, l’invecchiamento della popolazione HIV-positiva pone nuove sfide. “Ci sono complicanze legate all’età come rischio cardiovascolare e tumori che si aggiungono al carico della malattia”, sottolinea il professor Andrea Gori. “Se questa popolazione invecchia bene, è un vantaggio anche per il sistema sanitario”. La prevenzione dell’HIV ha dunque un doppio significato: evitare nuovi contagi e garantire qualità di vita a chi già convive con il virus. Resiste ancora il pregiudizio. Molti preferiscono non rivelare la loro condizione, anche in ambito sanitario. “Spesso i pazienti vengono messi in fondo alle liste d’attesa per semplici visite odontoiatriche o chirurgiche”, denuncia il dottor Antonio Di Biagio, direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive del San Martino di Genova. “È uno degli aspetti più preoccupanti della gestione della malattia”.
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