L’India impone limiti tra 20 e 28 °C per i climatizzatori. Anche in Italia le normative spingono verso un uso efficiente e sostenibile dell’aria condizionata
Eccesso di aria condizionata addio. Il governo indiamo ha introdotto per la prima volta una normativa nazionale che impone limiti rigidi alle temperature dei condizionatori d’aria. A partire da quest’anno la temperatura potrà oscillare solo tra i 20 e i 28 gradi centigradi. Una scelta che punta a ridurre il consumo energetico, contenere le emissioni e rispondere a un problema urgente: l’impatto ambientale dei sistemi di climatizzazione, sempre più diffusi in un Paese che affronta ondate di calore estremo. Con le nuove limitazioni si prevede a livello nazionale una diminuzione attuale del picco di domanda fino a 60 GW entro il 2035. Nonché un risparmio per i consumatori dell’equivalente di circa 2,2 miliardi di euro nel giro di tre anni.
I perché della decisione
A motivare la nuova regolamentazione c’è una combinazione di fattori ambientali, economici e sanitari. L’India è tra i paesi più vulnerabili agli effetti della crisi climatica, con picchi di temperatura che nelle estati più calde superano spesso i 45 °C. In un contesto simile, il consumo di energia per raffreddare gli ambienti è schizzato alle stelle. Tuttavia, l’utilizzo sregolato dell’aria condizionata contribuisce in maniera significativa all’aumento della domanda elettrica, all’innalzamento dei costi per le famiglie e, soprattutto, alle emissioni di CO₂. Secondo le stime, ogni grado in meno della temperatura impostata può ridurre il consumo energetico di circa il 6%. Proiettato su scala nazionale, ciò si tradurrebbe in una riduzione della domanda di picco fino a 60 GW entro il 2035 e in un risparmio economico per i consumatori che potrebbe superare i 2 miliardi di euro nel giro di tre anni.
Aria condizionata sotto controllo in case, uffici e auto
La normativa si applica in maniera trasversale a tutti i contesti: abitazioni private, uffici pubblici, hotel, esercizi commerciali e perfino automobili. Nessuna categoria è esclusa. Il nuovo standard punta a sostituire abitudini poco sostenibili con una prassi più responsabile. Il Ministro Manohar Lal Khattar ha dichiarato che “la misura rappresenta un passo deciso verso un uso efficiente dell’energia e un impegno concreto per raggiungere gli obiettivi Net Zero entro il 2070”. Una soglia ambiziosa, ma che passa, sostiene, anche da interventi come questo, capaci di incidere sulla quotidianità delle persone. Il messaggio culturale è forte: il comfort personale deve andare di pari passo con la responsabilità collettiva.
Italia: verso un uso più consapevole dell’aria condizionata
In Spagna, Grecia e Giappone esistono da tempo linee guida simili, soprattutto per gli edifici pubblici, ma mai così estese. Anche in Italia vige una normativa che stabilisce limiti precisi per l’uso dell’aria condizionata, soprattutto negli edifici pubblici e commerciali. Il riferimento principale è il DPR 74/2013, che prevede che in estate la temperatura interna non deve scendere sotto i 26 gradi, con una tolleranza di 2 gradi in meno. Queste indicazioni valgono per gli edifici ad uso civile come uffici, negozi e ristoranti. Mentre per quelli industriali si applicano regole specifiche. Oltre a essere un obbligo normativo, il rispetto di tali limiti rappresenta una buona pratica per contenere i consumi, ridurre l’impatto ambientale e tutelare la salute: infatti, gli sbalzi termici eccessivi tra interno ed esterno possono provocare disturbi respiratori e malesseri, soprattutto nei periodi più caldi.
I benefici attesi: ambiente, salute e bollette più leggere
Del resto, le implicazioni positive del calmieramento dell’aria condizionata sono numerose. Meno consumo significa meno pressione sulla rete elettrica, specialmente durante i picchi estivi. Il risparmio in bolletta potrebbe risultare sensibile per milioni di famiglie. Inoltre, l’efficienza energetica contribuisce a ridurre l’inquinamento atmosferico, migliorando indirettamente anche la salute pubblica. Un aspetto spesso trascurato, infatti, è che temperature troppo basse negli ambienti chiusi possono avere effetti negativi sul benessere fisico. Aumentando il rischio di raffreddamenti, sbalzi termici e patologie respiratorie. Una temperatura compresa tra i 24 e i 26 °C garantisce invece comfort senza conseguenze per la salute.
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