Sono diventati riconoscibili per le loro casacche blu e per il loro impegno di pulizia di spazi pubblici. Un’esperienza che insegna a essere cittadini attivi e responsabili. «Si creano tante microcomunità in cui si condividono esperienze di grande valore» spiega il presidente nazionale Retake, Fabrizio Milone
Rigenerare, e riprendersi la città. Con questo obiettivo i tanti volontari del movimento Retake si danno appuntamento periodicamente nelle loro città, muniti di guanti e attrezzature per ripulire insieme strade, parchi e scuole. Un progetto nato a Roma 15 anni fa, e che negli anni ha coinvolto altre 56 città italiane da Nord a Sud. Un volontariato che si prende cura dei beni comuni, risveglia il senso di partecipazione attiva in ognuno e coinvolge tutti, dai ragazzi ai pensionati. «Io lo faccio perché mi diverto», sottolinea Fabrizio Milone, presidente nazionale di Retake con dieci anni di esperienza di volontario retaker nella sua città, Bari.
Come nasce la decisione di fare questo tipo di volontariato?
Da piccolo sono stato scout e l’esperienza della cura ce l’avevo un po’ dentro. Anche i miei genitori mi hanno insegnato a mantenere puliti i luoghi in cui andavamo, a volte togliendo i rifiuti lasciati in giro da altri. Diciamo che la sensibilità a certi temi te la devi portare un po’ dentro. Adesso nella vita faccio l’ingegnere e, dopo dieci anni da referente a Bari per Retake, posso dire che frequentare gli eventi è una bellissima valvola di sfogo. Ho conosciuto persone che altrimenti non avrei mai incontrato, persone che fanno diversi lavori e di estrazioni sociali diverse. Ripulire un parco o una scuola vandalizzata, e poi ritornarci con chi ha partecipato a quelle azioni crea una forza di gruppo pazzesca. Si creano tante microcomunità, in cui si condividono esperienze di grande valore.
Nei vostri interventi vi capita di ripulire muri ma anche fare azione di rimozione degli adesivi, che rivestono tanti lampioni. Quanto è importante prendersi cura anche delle piccole cose?
Le nostre azioni si possono declinare in tanti modi: abbiamo fatto attività di restyling di parchi, aggiustato giostrine, piantumato. Ma abbiamo anche realizzato dei murales, facendo arte in maniera partecipata. Sono milioni di piccoli gesti, che possono essere fatti in negativo e in positivo. In positivo, noi quei piccoli gesti di gentilezza, quasi insignificanti come togliere uno sticker, li possiamo fare davanti a tutti, alla luce del sole. Questo è il nostro vantaggio e anche una consolazione. Invece, chi sporca un muro, chi lancia un sacchetto o butta una cicca, lo fa comunque sempre nascondendosi. Inoltre, partecipare in prima persona all’azione di pulizia ha un potere educativo per la comunità incredibile: si tratta di azioni fatte con i ragazzi delle scuole e del territorio, con gente che vive quei posti.
Cosa resta al retaker nella sua quotidianità, al di fuori delle attività di volontariato?
Questo impegno ha un valore umano inestimabile. Ci sono tante storie incredibili, contenute nel nostro blog, di gente che si è salvata con l’associazionismo dalla depressione, dalla droga, dalla solitudine, persone che scoprono la bellezza di stare insieme e rendersi utili. In termini pratici, c’è poi chi ha imparato a pitturare, c’è chi adesso si intende di vernici: una serie di attività, come ripulire un muro, che ci si porta a casa come bagaglio di esperienze. Quando andiamo nelle scuole, è quello che raccontiamo ai ragazzi, l’importanza di apprezzare anche i lavori manuali.
C’è stata un’attività di restyling che è rimasta impressa più di altre?
Quasi tutte le cose che facciamo avrebbe potuto farle qualcun altro. Ma averle fatte noi, con i ragazzi del posto, ha un valore aggiunto. Spesso i volontari sembrano dei supereroi e l’approccio iniziale è quello della delega. Molti si avvicinano perché vogliono ripulire sotto casa propria, e chiamano Retake. Ma poco alla volta queste persone iniziano a partecipare agli eventi e si attivano in prima persona per ritrovare un senso di benessere.
In 15 anni il movimento si è ingrandito e, ad oggi, sono tanti i volontari/retaker che aderiscono in tutta Italia. L’esperienza va diffondendosi, con una contaminazione positiva.
La rigenerazione urbana va di pari passo con la rigenerazione umana, lo dicono le ricerche scientifiche. Se stai in un parco che è tenuto bene, tu stai meglio. Se partecipi alla pulizia e al restyling di un luogo, sei felice. E questo lo abbiamo verificato soprattutto nelle scuole, con i ragazzi. C’è un disagio nei giovani legato all’ambiente circostante. E quando facciamo partecipare i ragazzi a queste azioni di recupero, che sia un murales o rifare delle fioriere, loro trovano grande soddisfazione perché sono i protagonisti di quest’opera e la loro azione è riconosciuta nella comunità. Sono questi tutti gli ingredienti di questa forma di felicità.
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