Si rafforza il fronte normativo per la tutela dei minori online: atteso entro l’estate il primo via libera a una legge che regola l’accesso dei più giovani ai social media
Bambini e adolescenti entrano in contatto con il mondo digitale sempre prima. Secondo i dati dell’Atlante dell’infanzia 2023 di Save the Children, il 44,6% dei minori tra i 6 e i 10 anni si collega quotidianamente a internet. La percentuale sale ulteriormente tra gli 11 e i 16 anni, secondo Istat, dove oltre la metà degli adolescenti si dichiara “sempre connessa”. Un’opportunità per lo studio, ma anche un terreno minato: cyberbullismo, contenuti inappropriati, esposizione ai social senza le necessarie competenze. L’ultima indagine Hbsc, curata dall’Istituto superiore di sanità, rileva che oltre il 17% degli undicenni è stato vittima di episodi di bullismo online. Sono numeri che chiedono una riflessione urgente sulla tutela dei minori online.
Genitori sotto esame: dovere di vigilanza e responsabilità
La giurisprudenza italiana è sempre più attenta ai comportamenti illeciti dei minorenni nel digitale. Ragazzini che diffamano coetanei o diffondono immagini intime altrui senza consenso possono avere conseguenze legali. E con loro, anche i genitori. Secondo diverse sentenze, tra cui quella del Tribunale di Bologna (n. 2829 del 29 ottobre 2024), a loro infatti spetta il dovere di vigilanza. In caso di illecito, devono dimostrare di aver educato i figli in modo adeguato e vigilato proporzionalmente alla loro età. Un onere non semplice, poiché l’illecito stesso può essere interpretato dai giudici come prova di una carenza educativa.
Una proposta di legge per la tutela dei minori online
Per rispondere a queste criticità, una nuova proposta di legge — presentata nel maggio 2024 alla Camera e al Senato — mira a regolamentare la presenza dei minorenni nei social. Il testo, sostenuto da tutti i partiti, introduce importanti novità. Tra queste, l’innalzamento dell’età minima per accedere alle piattaforme social a 15 anni, con verifica obbligatoria dell’età da parte delle piattaforme stesse. I contratti stipulati dai minori di quell’età sarebbero nulli, e si prevede una maggiore attenzione per le attività online che coinvolgono i minori, come quelle degli influencer. Obiettivo: rafforzare la tutela dei minori online, offrendo un riferimento normativo aggiornato, coerente con la continua evoluzione tecnologica.
Il primo passo: il decreto Caivano
Già il decreto Caivano (DL 123/2023) aveva introdotto il divieto per i minori di accedere a contenuti pornografici, affidando ad Agcom la definizione di strumenti tecnici per la verifica dell’età. Il 12 maggio scorso l’Autorità ha pubblicato le modalità operative che le piattaforme dovranno adottare entro sei mesi. Questo schema di regolamentazione rappresenta un modello su cui costruire ulteriori interventi normativi, anche a livello europeo, in linea con il Digital Services Act (DSA) dell’Unione europea.
Il confronto con l’Europa e la sfida della verifica dell’età
Il futuro della proposta di legge italiana dipenderà anche dall’allineamento con le normative europee. La Commissione europea, dal canto suo, sta lavorando per rendere effettiva la protezione dei minori online e migliorare i sistemi di verifica dell’età. «La tutela degli utenti minorenni è uno degli obiettivi del Digital Services Act», ha dichiarato Thomas Regnier, portavoce della Commissione. Le piattaforme più grandi, definite VLOP (Very Large Online Platforms), dovranno valutare i rischi legati all’uso da parte dei più giovani e adottare strumenti di verifica dell’età e parental control. Un passaggio chiave sarà l’introduzione del portafoglio europeo dell’identità digitale (EUDI), previsto entro la fine del 2026, che garantirà modalità di identificazione più sicure e non aggirabili.
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