La “donna che scioglie gli eserciti”, protagonista dell’omonima commedia di Aristofane, rinasce nella versione di Marco Martinelli con un cast di giovanissimi. Gabriel Zuchtriegel: “Un inno alla pace e all’emancipazione femminile”.
“Se cediamo, se gli diamo il minimo appiglio, non ci sarà più un mestiere che le donne, con la loro ostinazione, non riusciranno a fare. Costruiranno navi, vorranno combattere per mare… Se poi si mettono a cavalcare, è la fine dei cavalieri”. È uno dei tanti passaggi affascinanti di “Lisistrata”, tra le opere più celebri e moderne del grande Aristofane, commediografo greco del V secolo avanti Cristo. Rappresentata nel 411 a. C. come una sorta di provocazione politica (che cosa succederebbe se le donne, con la loro saggezza di “regine della casa”, amministrassero la cosa pubblica?) “Lisistrata” si rivela, duemilacinquecento anni dopo, una sorprendente riflessione sulla guerra, la pace e l’emancipazione femminile.
La trama della Lisistrata di Aristofane
La trama è geniale… Di fronte al protrarsi della guerra del Peloponneso, l’ateniese Lisistrata escogita una strategia: chiama a raccolta le donne della città e propone uno sciopero del sesso, destinato a terminare solo con la fine delle ostilità. Le donne rifiuteranno di avere rapporti coi mariti soldati finché questi non deporranno le armi. Con qualche riluttanza le ateniesi accettano la strategia, che si estende anche alle donne di Sparta. Alla nobile Mirrina è consentito di sedurre il marito Cinesia, tornato dal campo di battaglia, ma soltanto per lasciarlo sul più bello a bocca asciutta.
Cinesia passa la voce, altri uomini confermano le sue apprensioni finché, stremati dalla rinuncia forzata, i soldati decidono di fare la pace. È come un risveglio: la forza di un bisogno primario, l’essenza più concreta della vita, vince sulla superficialità, la finta urgenza della guerra. Le donne mostrano tutta la praticità e la risolutezza di chi resta attaccato al buon senso. Sbalorditi dalla prova, gli uomini tornano a casa anche per riprendere il controllo dello Stato, da cui rischiano di essere esautorati.
La Fondazione “Ray of Light” di Madonna finanzia ‘Lisistrata’ a Pompei
Nello scenario suggestivo del teatro grande di Pompei la “Lisistrata”, la “donna che scioglie gli eserciti”, riprenderà vita per due serate eccezionali, il 24 e il 26 maggio alle ore 21. La commedia è riadattata a partire da un’idea di Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei, ed è messa in scena da Marco Martinelli, regista e drammaturgo, per sette volte vincitore del prestigioso premio Ubu, autore del libro “Aristofane a Scampia” (Ponte alle Grazie, 2016) e fautore del “teatro partecipativo”. Il cast, questa la caratteristica più affascinante della rappresentazione, sarà interamente composto da studenti e studentesse di alcuni istituti scolastici superiori dell’area vesuviana: il Liceo Ernesto Pascal di Pompei, l’Istituto Superiore Eugenio Pantaleo di Torre del Greco, il Liceo Giorgio de Chirico di Torre Annunziata e l’Istituto Superiore Renato Elia di Castellammare di Stabia. Patrocinato dal Parco Archeologico di Pompei e finanziato dalla fondazione “Ray of light” della cantante Madonna, lo spettacolo si trasferirà poi, mercoledì 28 maggio, al teatro Dante Alighieri di Ravenna: nuove repliche sono già previste per il 4 ottobre al teatro Olimpico di Vicenza e per il 15 e 16 novembre al Piccolo Teatro di Milano.
‘Lisistrata’: un ponte tra antico e moderno per la pace
In poche battute Gabriel Zuchtriegel riassume i tanti motivi di interesse del progetto: “Esilarante, provocatoria, a volte paradossale, la comicità di Aristofane scruta la vita quotidiana dell’uomo comune, stretta tra necessità spicce e grandi aspirazioni. Lo sfondo è la città, il linguaggio è quello delle piazze e dei mercati, ma il genio dell’autore solleva temi eterni e universali. ‘Lisistrata’ è un sorprendente inno alla pace e all’emancipazione femminile, oltre che al bisogno di ‘restare umani’. Portarla a Pompei significa stabilire un legame tra l’arte viva del teatro e lo straordinario patrimonio culturale che l’Italia ha in dote. Significa anche, attraverso il coinvolgimento dei giovani, recuperare l’idea antica del teatro come momento partecipativo, comunitario, e come esercizio pratico di educazione morale”.
(Foto apertura: Stoniko / Shutterstock.com)
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