A 92 anni Kim Novak è stata insignita del Leone d’Oro alla carriera. Attrice leggendaria, appartenente ad un’epoca irripetibile di Hollywood, dopo la morte di Henry Cohn – fondatore della Columbia Pictures – abbandonò fortuna e fama alla ricerca di un proprio io.
Tutti la ricordiamo e la ricorderemo sempre per il suo ruolo più iconico in La donna che visse due volte (1958). Ma quella non fu l’unica pellicola importante che Kim Novak recitò. Prima ancora interpretò – solo per citarne alcuni – Picnic (1955), L’uomo dal braccio d’oro (1955), Pal Joey (1957). Dopo l’esperienza con Hitchcock, una specie di spartiacque, seguì Una strega in paradiso (1958), Nel mezzo della notte (1959),
Noi due sconosciuti (1960), Pepe (1960), L’affittacamere (1962) e molti altri.
Kim Novak in cerca di se stessa
Ancora oggi i suoi film sono considerati dei veri classici. Titoli che hanno contribuito a rendere Kim Novak la star numero uno al box office mondiale tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. Non si può dire la stessa però del suo lavoro di attrice: non è stato sempre apprezzato dalla critica dell’epoca. Solo negli ultimi anni, i critici hanno cambiato idea e hanno riscritto le loro opinioni sulle sue interpretazioni. Succede però qualcosa nella vita di Kim Novak, proprio sul finire degli anni Cinquanta. Nel 1958, infatti, muore Harry Cohn, importante produttore cinematografico che diceva di aver “fabbricato Novak per rendere nervosa Rita Hayworth”.
La vita segreta di Kim Novak
Harry Cohn era una persona molto dura, interessato a lanciare la carriera di Kim Novak come minaccia per la sua stella ribelle, Rita Hayworth. Invece, la Novak e la Hayworth diventarono amiche. Ed entrambe ebbero carriere di grande successo. Dopo la scomparsa di Cohn, dicevamo, la carriera di Kim Novak subì una battuta d’arresto. Lo studio faticava a trovare o proporre ruoli all’altezza del suo talento. Preoccupata di perdere la propria identità e di non fare la fine di Marilyn Monroe, prese una decisione coraggiosa. Abbandonò fama e fortuna per riscoprire se stessa e dimostrare il valore di una donna indipendente.
Si stabilì quindi in una casa a picco sull’Oceano Pacifico, vicino a Carmel, in California, chiamata Gull House, dove iniziò a coltivare il suo talento come artista visiva. Nel 1965 sposò l’attore britannico Richard Johnson, ma il matrimonio durò solo un anno. Dopo diversi anni di vita solitaria, trovò l’amore nel dottor Robert Malloy, un veterinario equino. Insieme, crearono il loro paradiso personale chiamato Wingsong, sul fiume Rogue, nel sud dell’Oregon, dove vivevano in armonia con la natura selvaggia, esplorando a cavallo con i loro cani e altri animali.
Quello che non tutti sanno su Kim Novak
Davvero in pochi sanno che, già nel 1958, fu la prima donna ad avviare una propria società di produzione. Una mossa che le permise di ottenere il controllo sulla sua carriera, liberandosi dall’influenza di Harry Cohn. Inoltre, le sue opere d’arte sono state esposte in una retrospettiva al prestigioso Butler Museum of American Art a Youngstown, Ohio, dove alcune sono in mostra permanente. Le sue creazioni sono state ammirate anche alla San Francisco Historical Society e al Museo Nazionale di Praga. Nel 2020, il Butler Museum ha pubblicato un libro dedicato alla sua vita e alla sua arte.
Non ha mai scelto di diventare un’attrice, eppure si è trasformata in una leggenda vivente. Nel 2015 la premia il Festival di Toronto, il Festival di Praga nel 2014 e il Festival di Cannes nel 2013. È stata anche insignita dell’Orso d’oro alla carriera al Festival di Berlino. Nel 2003 le è stato assegnato l’Eastman Kodak Archives Award per il suo contributo al cinema (in precedenza erano stati premiati Greta Garbo, Audrey Hepburn, James Stewart, Martin Scorsese e Meryl Streep). Il riconoscimento ottenuto alla Mostra di Venezia con il Leone d’Oro alla Carriera corona una carriera cinematografica in cui Kim Novak ha saputo gestire anche la sua ‘vita segreta’.
(Foto apertura: Denis Makarenko/Shutterstock.com)
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