Nove punti che rappresentano indicazioni utili alla realizzazione di strutture di cohousing
Il Manifesto 50&Più per un senior cohousing è un punto fermo importante per collegare assieme le tante proposte ed idee che si intravvedono nella nostra società e per giungere ad un modello concreto, in grado di rappresentare un punto di riferimento per i molti che hanno rilevato le difficoltà nella vita di molti anziani.
Un’Associazione con le dimensioni quantitative di 50&Più e il forte, storico impegno per affrontare gli aspetti più delicati e profondi dell’età avanzata (vedi, ad esempio, la recente predisposizione del volume Partecipazione, fondamento per il benessere e la coesione sociale, edito da il Mulino) ha percepito come un dovere primario quello di occuparsi delle problematiche abitative delle persone anziane, identificato come uno dei problemi cruciali nella vita di chi non è più giovane. Va peraltro ricordato che la crisi della casa, particolarmente acuta in questi anni, riguarda tutte le età e non solo gli anziani; è un’area trascurata dai decisori, che non ha più visto interventi strutturati dopo il “Piano Fanfani”. Ma anche il mondo dei programmatori e degli urbanisti non ha mostrato particolare attenzione a questa evidente crisi del nostro tempo.
I 9 punti del Manifesto di 50&Più rappresentano la schematizzazione chiara ed efficace delle molte problematiche che riguardano oggi le realtà abitative che interessano “la terza età attiva”. Idealmente si potrebbe aggiungere un decimo punto, nel quale si trattano i benefici di un abitare sicuro, sereno e protetto anche per le persone appartenenti ad età più avanzate della terza, affette da limitazioni di vario grado dell’autonomia fisica e psichica. Un’altra aggiunta al Manifesto potrebbe essere: “Abitare il presente e il futuro”, per mettere in luce l’attenzione a quello che si può organizzare domani mattina, rispondendo ai bisogni impellenti degli anziani che vivono nelle nostre comunità e, allo stesso tempo, controllando che il futuro possa godere dei moltissimi progressi tecnologici già all’orizzonte. È peraltro doveroso non cedere alle loro lusinghe, tenendo fermo il principio che l’intelligenza artificiale fornisce la necessaria predisposizione dello scenario, sia in senso storico che evolutivo, oltre il quale, però, agiscono concretamente le scelte dei singoli cittadini e delle loro comunità.
Il Manifesto ha alcune radici culturali facilmente identificabili; mi soffermo su tre, tra le altre: la lotta all’ageismo, l’apertura alla ricerca di strade sempre più adeguate per affrontare i problemi abitativi del nostro tempo, la fraternità. L’ageismo è un pregiudizio spesso invisibile che discrimina gli anziani e ne limita gli atti di protezione e quelli che ne permettono la crescita continua nonostante l’età. Se non si combatte con la forza delle idee e con le scelte politiche questo atteggiamento socialmente maligno, si rischia che il processo di urbanizzazione – in grande sviluppo in questi anni – crei una sorta di “essere umano” che vive in un mondo che si autoriproduce e prevede l’esclusione delle persone di età avanzata. L’ageismo è una forma diffusa di egoismo sociale, che si ammanta di una falsa razionalità. La seconda radice del Manifesto è l’apertura all’innovazione con prudenza e coraggio, evitando però che la prima diventi un pesante ostacolo al progresso. Il mondo degli anziani è per definizione fragile; è quindi particolarmente bisognoso di ogni proposta che ne rinforzi la vitalità, riducendo i rischi connessi con gli anni che passano, nel campo della salute, dell’inserimento sociale, del benessere economico. La velocità dei cambiamenti, che nel nostro tempo aumenta con velocità esponenziale, deve essere bilanciata dalla velocità della ricerca scientifica in ogni campo, che va supportata, evitando qualsiasi nostalgia senza fondamento per il passato o ritenendo inutile investire energie fresche a favore dell’età avanzata (vedi ageismo).
La terza radice del Manifesto è la fraternità. Non è solo un sentimento. È un principio, un’idea del mondo. È la consapevolezza che nessuno si salva da solo, che ogni essere umano è sempre in relazione, che la fragilità dell’altro mi riguarda. La fraternità non è semplice compassione, non è nemmeno solidarietà nel senso classico del termine. È un legame orizzontale e simmetrico che si fonda sull’uguale dignità nella differenza. È il contrario del paternalismo, dell’assistenzialismo, dell’indifferenza; è l’arte di “stare con” senza possedere, senza pretendere. È ciò che ci permette di riconoscere nell’altro, malato, affaticato, solo, smarrito, un fratello e una sorella.
L’insieme delle tre caratteristiche è il fondamento per realizzare progetti di cohousing fondati su basi solide. È infatti impossibile realizzare modelli concreti e destinati al successo senza una scelta collettiva e condivisa, che crede nel dovere sociale di sconfiggere solitudini e paure. Permettere alla persona anziana che lo desidera di trovare una collocazione abitativa in sintonia con le sue speranze non è offrire un privilegio, ma una scelta della comunità per la quale la casa è un “punto di partenza” per ogni età. Anche per chi è vecchio, una casa accogliente e sicura è il “punto di partenza” per i molti anni da vivere che ha davanti, anche per chi ne ha già 75 o più!
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