“Mia Martini fu vittima di una delle più ipocrite forme di odio umano. Oggi a trent’anni dalla sua morte la ricordiamo con una preghiera”. Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla cultura con delega alla musica, ha ricordato l’artista proprio nel giorno del trentesimo anniversario dalla morte.
Il 12 maggio 1995 la musica italiana perdeva un’artista dalla voce unica, potente, dalle interpretazioni intense. Trent’anni dopo la sua tragica morte, a soli 47 anni, il ricordo di Mia Martini resta vivo nel cuore di chi l’ha amata e l’ha ascoltata, mentre si moltiplicano gli omaggi e le riflessioni sulla sua carriera e sul suo impatto artistico.
Le sue canzoni continuano a essere ascoltate e reinterpretate, testimoniando la sua straordinaria modernità e la sua capacità di parlare ancora oggi alle nuove generazioni. Il suo talento, purtroppo segnato da momenti difficili e ingiustizie, la rende una delle voci più autentiche e intense del nostro panorama musicale.
‘Mimì’, trent’anni senza Mia Martini: gli esordi, i successi, la morte
Una grande artista, messa alla gogna dal mondo della discografia per alcune false dicerie sul suo conto. Come quella che portasse sfortuna. Parole che alla fine hanno pesato come macigni, portando Mia Martini alla morte nel 1995. Ma nei suoi brani – da Almeno tu nell’universo a Minuetto fino a Piccolo uomo e Gli uomini non cambiano – che ancora oggi risuonano come manifesti, emerge un potere unico. Emerge la capacità di trasmettere emozioni profonde attraverso la musica, spesso toccando temi di fragilità, amore tormentato e ribellione. Questo l’ha resa un’icona unica e indimenticabile.
Classe 1947, nata a Bagnara Calabra, ‘Mimì’ – come la chiamavano affettuosamente – all’anagrafe era Domenica Rita Adriana Bertè, secondogenita di quattro figlie. Tra queste, la cantautrice Loredana Bertè. Affacciatasi al mondo della musica negli Anni ’60, iniziò a farsi notare negli Anni ’70 con Minuetto a Sanremo 1972. Non vinse quell’edizione nonostante la bellezza del brano, ma da quel momento la sua carriera cominciò a decollare. E poi l’amore con il cantautore Ivano Fossati, una relazione che però terminò per la gelosia di lui, come dichiarò più volte la stessa Martini.
Chi ha detto che Mia Martini portava sfortuna
Nei primi Anni 80 cominciano i problemi. La carriera di Mia Martini viene stroncata dalle maldicenze sul suo conto. Portava jella, dicevano, motivo per cui ad un tratto non era più riuscita ad andare avanti. “C’era gente che aveva paura di me – racconterà in una vecchia intervista – che rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all’assurdo, per cui decisi di ritirarmi”.
Il 1989 rappresenta l’anno del grande ritorno. Con il brano Almeno tu nell’universo, presentato a Sanremo, raggiunge un enorme successo. Il pezzo ottenne il Premio della Critica e una gran quantità di apprezzamenti da parte del pubblico, ma nonostante questo si classificò solo in nona posizione. Il più però era fatto: la barriera dell’ostracismo era stata superata. L’anno seguente, nel 1990, torna al Festival di bissando il successo con La nevicata del ’56. Tra i moltissimi brani che continuano ad attraversare il tempo resta Gli uomini non cambiano, sempre presentato a Sanremo 1992.
La scomparsa improvvisa e tante domande
Nel 1995 Mia Martini viene trovata morta dal manager Nando Sepe nella sua abitazione a Cardano al Campo, in provincia di Varese. Vi si era trasferita da circa un mese per essere più vicina al padre con cui si era riconciliata. Dall’inchiesta aperta dalla procura il decesso era stato attribuito a un arresto cardiaco. Tutt’oggi però le cause restano avvolte nel mistero.
Negli anni si sono susseguite diverse ipotesi. Si è parlato di overdose ma anche di un suicidio. Ipotesi che la famiglia ha sempre smentito. A partire dalla sorella Loredana che con Mia Martini ha avuto un legame stretto fatto di alti e bassi.
‘Tarab’, un album a trent’anni dalla morte di Mia Martini
A trent’anni dalla morte di Mia Martini, esce Tarab, l’album con canzoni inedite e interpretazioni alternative di brani già noti proposti con nuovi arrangiamenti e con la produzione artistica di Maurizio Piccoli, in digitale, in cd e in doppio Vinile Crystal (Nar International/Warner Music Italy). Un progetto fatto di impegno da parte di tutte le persone coinvolte nel voler realizzare un progetto di qualità che esprimesse al meglio l’ammirazione e il rispetto verso Mia Martini.
La parola Tarab deriva dall’arabo tarabi che significa “agitarsi”, “danzare” o “divertirsi con la musica”. Incarna lo stato d’estasi che si vive quando si ascolta una musica che ci piace molto, che emoziona e permette un distacco dal luogo in cui siamo, per trasportarci altrove. È una delle dieci parole al mondo che non possono essere tradotte con un unico termine in un’altra lingua, ma che devono essere spiegate utilizzando più parole.
(Foto apertura: Wikypedia)
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