Con la nuova etichetta energetica per smartphone ridurremo i rifiuti elettronici ed allungheremo la vita dei nostri dispositivi. Grazie ad una maggiore trasparenza, inoltre, i consumatori potranno fare scelte d’acquisto più informate.
Ogni anno l’industria elettronica produce circa 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, secondo il Global E-waste Monitor dell’Onu. È l’effetto della durata minima dei dispositivi elettronici e della loro veloce corsa verso l’obsoloscenza. In genere, infatti, sono difficilmente riparabili. La durata media di uno smartphone, ad esempio, oscilla tra i due e i tre anni. Dopodiché, o finisce in un cassetto o – nella migliore delle ipotesi – viene correttamente riciclato. Ma dal 20 giugno anche le aziende che li producono dovranno adeguarsi alle nuove direttive dell’Unione europea che ha introdotto per gli smartphone un’etichetta energetica.
Cosa cambia dal 20 giugno per i consumatori
Dal prossimo 20 giugno, infatti, il cambiamento potrebbe essere davvero molto profondo. Tutto questo grazie all’implementazione di due nuove normative europee. La prima è la disposizione (UE) 2023/1669, che renderà obbligatorio indicare il consumo energetico del dispositivo. La seconda, invece, ovvero la disposizione (UE) 2023/1670, definirà altri aspetti molto importanti per ridurre l’impatto ambientale. Stabilirà nuovi requisiti che mirano a garantire una maggiore sostenibilità ecologica dei prodotti, la loro riparabilità e la possibilità di riciclarli al termine del loro ciclo di vita.
A cosa serve la nuova etichetta energetica per gli smartphone
Con la disposizione (UE) 2023/1669, che introduce la nuova etichetta, verremo quindi a conoscenza di una serie di dettagli che ci aiuteranno a scegliere meglio quello che compriamo. Da consumatori potremo conoscere la classe energetica (da A a G), la durata media della batteria, il numero dei cicli di ricarica, quanti aggiornamenti software saranno garantiti, la resistenza a polvere e acqua, ma – soprattutto – la facilità di riparazione del dispositivo che stiamo acquistando.
Non troveremo più pertanto solo le consuete caratteristiche tecniche, ma potremo valutare ecosostenibilità e longevità dell’apparecchio. Un modo per ridurre lo smaltimento di scarti elettronici, allungare la vita dei nostri dispositivi e fare scelte di acquisto più trasparenti, informate ed eticamente sostenibili.
Soprattutto, saranno le aziende produttrici che dovranno adeguarsi ai nuovi standard. Come? Innanzitutto garantendo la disponibilità di pezzi di ricambio per almeno sette anni dall’immissione sul mercato e cinque anni di aggiornamenti software. Per non parlare poi degli standard minimi di resistenza a cadute, graffi, polvere e acqua
© Riproduzione riservata