Nato in risposta alla propaganda cinematografica dei totalitarismi degli Anni ’30, l’appuntamento francese si è trasformato in seguito nella celebrazione mondiale del cinema d’autore
Quello di Cannes non è il festival del cinema più antico del mondo. Il primato spetta alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, realizzata per la prima volta nel 1932 e il successo italiano è da subito enorme. Nel 1938, però, le pressioni politiche si fanno pesanti: vincono il tedesco Olympia di Leni Riefenstahl e Luciano Serra pilota di Goffredo Alessandrini, entrambi, al di là delle qualità estetiche, espliciti film di propaganda.
Questo risultato scandalizza molti dei partecipanti, in particolare la delegazione americana (la mostra quell’anno aveva premiato Biancaneve e i sette nani di Disney) e francese. Philippe Erlanger, funzionario del ministero degli Affari Esteri francese, insieme a figure influenti della cultura francese come Jean Zay (ministro dell’Educazione Nazionale e delle Belle Arti) e Henri Langlois (co-fondatore della Cinémathèque Française), propone la creazione di un festival cinematografico alternativo in Francia. L’idea è di creare un evento dove i film potessero essere giudicati esclusivamente per i loro meriti artistici, liberi da qualsiasi influenza politica. La città di Cannes, sulla Costa Azzurra, viene scelta per la sua bellezza, il clima favorevole e l’infrastruttura alberghiera già sviluppata, in grado di ospitare le delegazioni internazionali.
Il primo Festival Internazionale del Film di Cannes viene programmato per il 1° settembre 1939, in un clima di grande entusiasmo, ma – ironia della sorte – proprio quel giorno la Germania invade la Polonia, dando inizio alla Seconda guerra mondiale. La manifestazione viene quindi cancellata dopo la proiezione di un solo film, Il gobbo di Notre Dame di William Dieterle.
Dopo la sospensione forzata dovuta al conflitto, il Festival tiene la sua prima vera edizione dal 20 settembre al 5 ottobre 1946, rappresentando, per questo, un momento significativo nella rinascita culturale dell’Europa post-bellica.
In particolare, la Francia, appena uscita dall’occupazione nazista, vede nella manifestazione un’opportunità per riaffermare il proprio prestigio culturale e celebrare la liberazione. L’edizione inaugurale si svolge al Casino Municipale di Cannes (l’attuale Palais des Festivals sarebbe stato costruito solo anni dopo) con la partecipazione di ventuno paesi, per un totale di quarantaquattro lungometraggi. Un numero considerevole, specialmente considerando le difficoltà logistiche del periodo post-bellico.
La giuria, presieduta dallo storico del cinema Georges Huisman, adotta un approccio diplomatico: invece di assegnare un unico premio principale, sceglie di conferire i riconoscimenti a una selezione di film rappresentativi delle diverse cinematografie nazionali, secondo lo spirito di riconciliazione internazionale del periodo. Tra i film premiati quell’anno figura un capolavoro del neorealismo italiano: Roma città aperta di Roberto Rossellini, una finestra sulle sofferenze della popolazione civile nella città occupata dai tedeschi. Nonostante le difficoltà economiche del dopoguerra, l’evento attira numerose stelle del cinema internazionale, tra cui Michèle Morgan, Jean Marais e Tyrone Power, che – con la loro presenza – contribuiscono a creare quell’aura di glamour che sarebbe diventata parte integrante dell’identità del festival.
Il successo di questa prima vera edizione consolida la reputazione di Cannes come evento culturale di primo piano. Il festival, infatti, è riuscito nel suo intento originario: creare uno spazio dove celebrare il cinema come una forma d’arte libera da condizionamenti politici. Anche se, va ricordato, la politica rimane parte integrante del contesto, come dimostra la cancellazione del 1968 in solidarietà con le proteste studentesche.
Negli Anni ’50 e ’60, Cannes attira tutte le personalità del cinema mondiale. Sono gli anni dello star system d’oltreoceano, che vede protagonisti quali Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor, Cary Grant e Alfred Hitchcock, divenendo – al contempo – il palcoscenico della Nouvelle Vague francese e dei maggiori registi italiani: Federico Fellini, Roberto Rossellini e Michelangelo Antonioni. Il festival in quel periodo si consolida come un evento culturale di prestigio e il punto d’incontro tra il cinema americano e quello europeo, in un’atmosfera di glamour e innovazione artistica. Figure come Brigitte Bardot e Alain Delon diventano simboli dell’eleganza e dello stile di Cannes.
Gli Anni ’70 lo vedono abbracciare un cinema più politicamente impegnato, mentre gli Anni ’80 e ’90 sono caratterizzati dall’affermazione di autori fuori dal coro, come Wim Wenders, David Lynch e i fratelli Coen. La Palma d’oro a Pulp Fiction nel 1994 segna un momento cruciale nell’evoluzione del cinema indipendente americano.
Del resto, il Festival ha spesso accolto opere controverse, come nel caso de La grande abbuffata di Marco Ferreri (1973) o Crash di David Cronenberg (1996), che hanno contribuito alla sua reputazione di evento culturale disposto a sfidare le convenzioni.
Con il nuovo millennio, la kermesse ha ampliato la sua influenza creando sezioni come “Un Certain Regard” e la “Quinzaine des Réalisateurs”, che offrono spazio a voci emergenti e stili narrativi sperimentali. Un’ultima nota: la prestigiosa Palma d’oro, assegnata al miglior film in competizione, fu ufficialmente introdotta solo nel 1955, sostituendo il Grand Prix che era stato il premio principale in precedenza.
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