L’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con nove Regioni, promuove un video contro gli incidenti acquatici e gli annegamenti. E avverte: oltre il 50% di questi ultimi nelle piscine riguarda bambini fino a 12 anni. I dati del secondo rapporto dell’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione.
Proprio in questi giorni l’annegamento di un bambino di quattro anni nel centro acquatico di Castrezzato, in provincia di Brescia, hanno acceso i riflettori sul tema della sicurezza in acqua. Le vacanze estive portano con sé un incremento degli incidenti acquatici, come dimostrano i dati del secondo rapporto dell’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione.
Con l’occasione l’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con 9 Regioni (Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto e Sicilia), ha rilasciato un video in cui offre consigli ai genitori per prevenire gli annegamenti. Troppi e sottovalutati gli errori nella sorveglianza dei bambini in acqua, spesso dovuti a convinzioni errate. L’obiettivo è chiaro: instaurare un corretto rapporto con l’acqua è fondamentale per la crescita dei bambini.
Quanti annegamenti ci sono in Italia
Il rapporto si basa sull’analisi di diverse fonti. L’Iss ha indagato i database dell’Istat e gli articoli sugli incidenti da annegamento presenti sui diversi media nazionali. I dati sono preoccupanti. Ogni anno, in Italia, una media di circa 328 persone di tutte le età perdono la vita per annegamento. Solo nel periodo che va dal 2017 al 2021 i dati Istat rivelano un totale di 1642 decessi per annegamento. Di questi, il 12,5% (206 vittime) erano individui di età compresa tra 0 e 19 anni. Questo si traduce in circa 41 decessi all’anno che coinvolgono bambini o adolescenti.
Un dato preoccupante emerge dall’analisi di queste statistiche pediatriche: l’81% dei decessi per annegamento in età pediatrica riguarda i maschi. Il tasso di mortalità generale si attesta a 0,4 decessi ogni 100.000 abitanti. Sebbene i casi di annegamento tendano ad aumentare con l’età, la distribuzione non è lineare, con la fascia 1-4 anni che registra più incidenti rispetto a quella 5-9 anni. Gli adolescenti (10-19 anni) rappresentano la fascia più colpita tra i giovani, contribuendo al 53,4% di tutti gli annegamenti nella fascia d’età 0-19 anni.
Bastano venti secondi di distrazione
Nella quasi totalità dei casi, i bambini che non sanno nuotare annegano a causa di una mancanza di sorveglianza: sfuggono all’attenzione degli adulti, cadono in acqua o, giocando, si ritrovano in zone troppo profonde. Le piscine domestiche sono un fattore significativo in questo scenario, contribuendo a un aumento degli incidenti e degli annegamenti. È allarmante notare che più della metà (53%) degli annegamenti nelle piscine coinvolge bambini fino ai 9 anni.
La distrazione è il fattore critico per eccellenza, come emerge dall’analisi degli articoli e delle testimonianze. Spesso, i resoconti degli annegamenti infantili indicano che il bambino “è sfuggito” all’attenzione del genitore, anche solo per pochi istanti. Questa supervisione assente o inadeguata da parte degli adulti è, infatti, una delle principali cause di annegamento tra i più piccoli. Un rapporto evidenzia come, durante la sorveglianza dei bambini in prossimità dell’acqua, gli adulti abbiano ammesso di essersi dedicati ad altre attività: il 38% era intento a parlare con altre persone, il 18% a leggere, il 17% a mangiare e l’11% a conversare al telefono. Altri hanno dichiarato di essere stati impegnati a sorvegliare un altro bambino.
È preoccupante notare come quasi la metà dei genitori (il 48%) di bambini tra 0 e 12 anni nutra la falsa convinzione di poter percepire rumori, schizzi o il pianto del proprio figlio in caso di difficoltà in acqua. Questa errata percezione del pericolo è un fattore di rischio significativo. Inoltre, ben il 56% dei genitori ritiene che la responsabilità principale della supervisione del proprio bambino ricada sul bagnino, qualora presente. Questa delega implicita porta a comportamenti rischiosi: il 32% dei genitori ha confessato di lasciare il proprio figlio completamente incustodito in piscina per due minuti o più.
Le regole per prevenire gli annegamenti, il video dell’Iss
Chi va al mare, al lago o in piscina dovrebbe seguire alcuni consigli contro gli incidenti acquatici. L’Istituto Superiore di Sanità ha raccolto i principali in un video per prevenire gli annegamenti, realizzato in collaborazione con nove Regioni: Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto e Sicilia. Nel video un pesciolino di nome Salvo spiega ai genitori cosa fare per prevenire gli incidenti. Il video sarà diffuso sui canali social dell’Istituto e delle Regioni che hanno aderito. Ecco i consigli principali:
- Immergersi preferibilmente in acque sorvegliate dove è presente personale qualificato in grado di intervenire in caso di emergenza.
- Evitare di immergersi in caso di mare mosso o in prossimità di specchi d’acqua dove sono presenti correnti di ritorno. È essenziale essere consapevoli delle condizioni del mare prima di immergersi.
- Osservare attentamente la segnaletica e seguire le indicazioni dei sorveglianti. Questo può aiutare a identificare zone pericolose e comportamenti da evitare.
- Sorvegliare sempre in maniera continuata i bambini in acqua o in prossimità di un qualsiasi specchio d’acqua soprattutto nelle piscine domestiche o private
- Educare i bambini all’acquaticità fin da piccoli. Insegnare loro a nuotare e a comportarsi in acqua in modo sicuro può ridurre in maniera significativa il rischio di incidenti.
- Evitare di tuffarsi in acqua repentinamente dopo aver mangiato o dopo un’esposizione prolungata al sole.
- Evitare tuffi da scogliere o in zone non protette e prestare attenzione a immergersi solo in acque di profondità adeguata.
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