Al civico 30 di via di Donna Olimpia, a Roma le persone con disabilità sono impegnate in un progetto di inclusione insieme a musicisti, operatori sociosanitari e studenti liceali. Paolo Pecorelli, direttore artistico: «L’idea è l’incontro con l’alieno attraverso la musica»
La musica come “canale di comunicazione universale che riduca le distanze tra le persone”. Da 50 anni, la Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia di Roma porta avanti progetti che rendono la musica accessibile a chiunque desidera suonarla. Un obiettivo che ha dato vita al progetto “Orchestra Ravvicinata del Terzo Tipo”, una comunità artistica composta da persone con disabilità, operatori sociosanitari e musicisti professionisti impegnati nell’esecuzione e interpretazione di brani di grandi compositori: Ennio Morricone, Peter Gabriel, Ryūichi Sakamoto, per citarne alcuni. Un progetto nato undici anni fa, su richiesta dell’Asl Roma 1, come laboratorio musicale per i pazienti del centro diurno del Santa Maria della Pietà, ma che negli anni, concluso il percorso con l’Asl, si è trasformato diventando un esperimento d’arte, che va oltre l’inclusione e l’integrazione.
«Noi non abbiamo scelto il gruppo, il gruppo è arrivato e così com’era abbiamo cominciato a lavorarci su. È un processo rovesciato, la musica viene dopo le persone, dopo l’incontro, ed è un territorio dove tutti devono stare comodi», precisa il musicista Paolo Pecorelli, direttore artistico dell’Orchestra Ravvicinata del Terzo Tipo, che da anni coniuga l’insegnamento musicale a progetti sociali. «Quello che ci caratterizza è l’ambizione di voler fare qualcosa che si concede anche al divertimento, ma che, come ricordo alla fine dei concerti, “facciamo maledettamente sul serio”. Il percorso è frutto di tanti aggiustamenti: mantenendo il focus sull’ambizione musicale, abbiamo costruito un metodo che permette alle persone che transitano nell’orchestra di trovare il proprio posto all’interno dell’esecuzione, facendo in modo che si sentano protagonisti di un’impresa complessa e ambiziosa». E con entusiasmo, aggiunge: «Questa esperienza ha tra i suoi obiettivi una relazione inclusiva con le persone con disabilità che la frequentano, ma vorremmo superare questo concetto in favore di quello che chiamiamo ‘diritto alla bellezza’, ovvero la possibilità per tutti e tutte, indipendentemente dalle proprie capacità e inclinazioni, di partecipare ad un progetto, ad un atto artistico».
L’ensemble dell’Orchestra Ravvicinata del Terzo Tipo è composto non da musicisti con disabilità, ma da “persone con disabilità che suonano”, precisa Paolo, e che non avevano mai suonato prima. Otto mesi di lavoro, con incontri una volta a settimana al teatro di Villa Pamphili di Roma, che iniziano decidendo il tema musicale del concerto, che quest’anno sarà dedicato ai diritti. Un lavoro a fianco del gruppo, sia per la scelta degli strumenti da suonare che per costruire un’interpretazione adatta all’unicità di ognuno. Ai musicisti della scuola, agli operatori sociosanitari che affiancano, suonando, gli allievi musicisti con disabilità, da alcuni anni si sono aggiunti anche gli studenti dei licei del quartiere Monteverde, impegnati nell’alternanza scuola-lavoro. «La loro presenza fa sentire le persone con disabilità all’interno di un mondo più variegato. E suonando accanto a loro, possono indirizzare l’esecuzione in maniera più precisa», chiosa Paolo Pecorelli.
Da un paio di anni il progetto si è ingrandito, con l’avvio dell’Orchestra Ravvicinata del Terzo Tipo Junior, rivolta a ragazzi e ragazze con disabilità dalla scuola media in su. Il progetto cresce e ogni anno coinvolge musicisti e artisti di fama internazionale, che al termine di ogni concerto si scoprono arricchiti dall’esperienza vissuta. Un progetto che musicisti e insegnanti dell’orchestra sognano di fare diventare “una piccola eccellenza, per diffondere questa pratica in più luoghi”.
Un sogno che regala già soddisfazioni. «La nostra ambizione sarebbe far chiudere gli occhi alle persone, o nascondere l’orchestra dietro ad un velatino, e fino ad un certo punto non fare capire nulla di ciò che accade sul palco. Poi, rivelare la sorpresa! – commenta il direttore artistico -. Non ho mai visto la forza della musica più potente di così. Per chi fa musica di professione, è un’esperienza potentissima non solo a livello umano, ma anche musicale e artistico».
Come l’Orchestra Ravvicinata del Terzo Tipo, anche altre realtà in Italia hanno trasformato un ostacolo legato alla disabilità in arte e in musica. L’Accademia Esagramma di Milano accoglie le tante differenze e crea percorsi in cui sia “accessibile a tutti la complessità di una sinfonia”. Ancora a Milano, la cooperativa sociale AllegroModerato, dal 2011, lavora sull’incontro tra la musica e le persone con disabilità, “convinti che la musica sia un reale mezzo di emancipazione e gratificazione, prima ancora che strumento terapeutico”. La disabilità diventa l’occasione per sperimentare e sperimentarsi musicalmente, suonando con la disabilità, come nella Blind Inclusive Orchestra di Roma prima realtà sinfonica per musicisti ciechi e ipovedenti, che con l’ausilio di auricolari possono seguire il maestro durante le esecuzioni musicali.
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