Il 1° agosto 1976, esattamente 49 anni fa, Niki Lauda sopravvisse ad un incidente devastante in Formula 1. La sua storia è un inno alla tenacia, alla determinazione e a una volontà di ferro che lo ha reso una leggenda nel mondo delle corse.
All’anagrafe era Andrea Nikolaus Lauda. Nato a Vienna nel 1949, Niki Lauda apparteneva ad una famiglia benestante: i genitori erano ricchi banchieri viennesi e tutto faceva pensare che avrebbe seguito le loro orme. Invece, la sua passione per le corse automobilistiche lo portò a scelte contrastanti. Contro il loro volere dei genitori, si autofinanziò la carriera, arrivando in Formula 1 nel 1971. Inizialmente, faticò a trovare un team competitivo, ma la svolta arrivò nel 1974 con la Scuderia Ferrari.
Niki Lauda, il metodico che amava la sicurezza
Si potrebbe pensare a Lauda come ad un pilota innamorato all’eccesso della velocità, spericolato. Invece non era così. In realtà era metodico, analitico, determinato. Non era il più “spettacolare” in pista, eppure aveva un’intelligenza tattica e una capacità di sviluppare la vettura che lo rendevano formidabile. Grazie a queste caratteristiche, nel 1975, conquistò il suo primo Campionato del Mondo con la Ferrari, dominando la stagione con cinque vittorie. Il 1976 lo vedeva quindi in lotta per difendere il titolo, con una rivalità accesa con James Hunt.
Bravo, veloce, Lauda era comunque un sostenitore convinto della sicurezza in pista. In particolare, aveva espresso serie preoccupazioni sulla pericolosità del Nürburgring Nordschleife, un circuito lungo e tortuoso, soprannominato “l’Inferno Verde”. Era arrivato a proporre un boicottaggio della gara del 1976, ma fu messo in minoranza dagli altri piloti. Nonostante i suoi timori, era però lì, pronto a competere, determinato a vincere.
L’incidente: chi salvò la vita a Niki Lauda
Il 1° agosto 1976, durante il Gran Premio di Germania al Nürburgring, il destino è beffardo. Al secondo giro la sua Ferrari 312T2 subisce un’improvvisa rottura della sospensione posteriore destra. La vettura sbanda e si schianta contro le barriere esterne. Rimbalzando in pista, viene colpita da altre due auto e prende fuoco. Lauda purtroppo è rimasto intrappolato nell’abitacolo in fiamme. Il suo casco, a quanto pare, si è sfilato con l’impatto, esponendolo direttamente alle fiamme. Diversi piloti, tra cui Guy Edwards, Brett Lunger e Arturo Merzario, insieme a un commissario di pista, si precipitarono eroicamente tra le fiamme per estrarlo dalla vettura.
Lauda è cosciente, ma le sue condizioni sono disperate. Riporta ustioni gravissime al viso, alla testa e al polmone destro, oltre a inalazione di fumi tossici che gli hanno danneggiato seriamente i polmoni. Trasportato d’urgenza in ospedale, le sue condizioni sono così critiche che gli viene data l’estrema unzione.
Dopo l’incidente, rinascita di un “fenomeno”
Sembrava finita. Ad un passo dalla morte, invece, Lauda dimostra a tutti che si stanno sbagliando. Contro ogni previsione, con una forza di volontà che sfida la logica medica, inizia a lottare per la vita. Rifiuta di morire. Si dice che abbia cacciato il prete che gli stava dando l’estrema unzione, dicendogli che non era ancora il suo momento.
Il suo recupero è miracoloso. Appena 42 giorni dopo l’incidente, con le ferite ancora fresche, il viso sfigurato dalle ustioni, è di nuovo in pista, al Gran Premio d’Italia a Monza. Una decisione che molti in quel momento ritengono folle, ma che per lui è l’unico modo per affrontare la paura e dimostrare a se stesso e al mondo che è ancora un pilota. Nonostante la paura palpabile e le condizioni fisiche non ottimali, si qualifica al quinto posto e conclude la gara al quarto posto. In quella stagione, nonostante il grave infortunio, Lauda continuerà a lottare per il campionato, perdendolo per un solo punto all’ultima gara, in Giappone, dove si ritira a causa delle condizioni di pioggia estreme, ritenendole troppo pericolose.
Quanti Mondiali ha vinto Lauda
Nel 1977, ad un anno dall’incidente, Niki Lauda conquista il suo secondo Campionato del Mondo con la Ferrari. Si ritira temporaneamente dalla Formula 1 nel 1979, ma torna nel 1982 con la McLaren, vincendo il suo terzo e ultimo titolo mondiale nel 1984. Negli anni non si è sottoposto a estesi interventi di chirurgia ricostruttiva sul viso. Ha accettato le cicatrici come parte della sua storia.
Diventato un uomo d’affari di successo nel settore dell’aviazione e, negli ultimi anni della sua vita, consulente non esecutivo del team Mercedes AMG Petronas di Formula 1, ha giocato un ruolo chiave nel portare Lewis Hamilton in Mercedes. Scomparso nel 2019, la sua storia resta un simbolo di coraggio, resilienza e capacità di superare le avversità.
(Foto apertura: Nufa Qaiesz/Shutterstock.com)
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