Il primo intervento del Fondo fu l’invio di latte in polvere che si rivelò un’ancora di salvezza per milioni di bambini. Il gesto divenne simbolo di speranza e rinascita
Alla fine della Seconda guerra mondiale, le città, ridotte a macerie, erano lo scenario di un’apocalisse umanitaria che non risparmiava nessuno, ma i più vulnerabili erano i bambini. L’Europa era un continente di orfani, malati e malnutriti. La guerra aveva disintegrato le famiglie, distrutto le infrastrutture sanitarie e alimentari e lasciato dietro di sé una scia di povertà e disperazione.
I bambini soffrivano di malnutrizione acuta, tubercolosi e altre malattie endemiche. Molti vivevano per strada, esposti al freddo, alla fame e alla violenza. Le loro case erano diventate cumuli di macerie e la loro infanzia era stata rubata da bombe, carestie e paure.
La risposta internazionale arrivò l’11 dicembre 1946, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituì il Fondo Internazionale di Emergenza per l’Infanzia delle Nazioni Unite, noto con l’acronimo Unicef (United Nations International Children’s Emergency Fund). L’obiettivo primario era fornire assistenza immediata e a breve termine ai bambini colpiti dalla guerra. Il direttore, Ludwik Rajchman, un medico polacco, capì subito che la priorità era l’alimentazione.
Il primo intervento su larga scala dell’Unicef fu l’invio di latte in polvere. Questo gesto, apparentemente semplice, si rivelò un’ancora di salvezza per milioni di bambini. Il latte, ricco di proteine e nutrienti essenziali, era una risorsa preziosa in un mondo in cui il cibo scarseggiava. Le distribuzioni di latte divennero simbolo di speranza e rinascita, tanto che l’Unicef si guadagnò il soprannome de “il benefico lattaio”.
Inizialmente, l’Unicef era stata pensata come un’organizzazione temporanea. Il suo mandato era quello di operare per un periodo di tre anni, dopodiché si prevedeva che le esigenze dettate dall’emergenza sarebbero state risolte e i governi nazionali avrebbero ripreso le proprie responsabilità. Tuttavia, l’esperienza sul campo dimostrò che i bisogni dei bambini andavano ben oltre la semplice emergenza post-bellica. La povertà, le malattie e la mancanza di istruzione erano problemi persistenti non solo in Europa ma in molte parti del mondo.
Così, nel 1950 l’Assemblea Generale decise di estendere il mandato dell’Unicef e nel 1953 divenne un’agenzia permanente. L’Unicef iniziò a concentrarsi su programmi multidimensionali: oltre al soccorso immediato, si dedicò alla promozione della salute, alla vaccinazione di massa contro malattie come il vaiolo e la poliomielite, e alla costruzione di strutture per l’istruzione.
Due gli anni fondamentali per l’evoluzione dell’Unicef: 1959, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, dimostrando una crescente consapevolezza a livello globale dell’importanza di uno sguardo attento alle necessità dei bambini; 1989, anno in cui venne adottata la Convenzione sui diritti dell’infanzia. Questo trattato internazionale, il più ratificato nella storia, ha trasformato i bisogni dei bambini in diritti esigibili per legge.
Oggi, l’Unicef continua a operare in oltre 190 paesi, affrontando sfide che vanno dalla povertà estrema ai cambiamenti climatici, dai conflitti armati alle pandemie. Dalle sue origini come “il benefico lattaio”, l’Unicef è diventata un’organizzazione globale che lavora per garantire che ogni bambino, ovunque si trovi, abbia la possibilità di sopravvivere, crescere e raggiungere il suo pieno potenziale.
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