Come i novellatori del Decameron, anche l’era moderna ha risposto al caos riscoprendo il potere della voce e della condivisione, innescando l’esplosione dei podcast e delle nuove forme di narrazione digitale
Nel 1300 la Peste nera raggiunge l’Europa, dall’Asia. Un’epidemia incredibile costringe tutti a rifugiarsi in luoghi protetti per evitare il contagio e fa pagare all’umanità un conto troppo alto: un terzo della popolazione del continente muore. A raccontare l’ondata di peste nera in Italia è Giovanni Boccaccio, con il suo capolavoro il Decameron. La storia è nota: dieci giovani – sette donne e tre uomini – fuggono dal contagio ritirandosi in una villa in campagna dove, per “passare il tempo onestamente” e tenere a bada l’angoscia, si dedicano per dieci giorni all’arte di novellare, raccontando a turno una storia al giorno. Con queste premesse, va da sé che il Decameron non è solo una collezione di racconti: è un atto di resistenza culturale e sociale. In un momento in cui la morte era l’unica certezza, il racconto divenne strumento di vita perché consentiva di mantenere un legame sociale, di mettere ‘ordine nel caos’ e di offrire la possibilità di fuggire, almeno con la mente.
Settecentoventicinque anni più tardi, una nuova pandemia riporta l’umanità al punto di partenza. Nel 2020 il mondo – seppure in momenti diversi – vive fasi di lockdown. Per scongiurare il pericolo del contagio, i governi di molti stati decretano la ‘chiusura totale’. E anche stavolta, come era successo nella metà del ’300, milioni di donne e di uomini sono costretti a vivere isolati. E nel 2020 come nel ’300 c’è una sola regola: interrompere i contatti fisici. E se nel ’300 rifugiarsi in un casolare ha portato all’arte del racconto, nel 2020 chiudersi in casa ha portato a nuove forme di narrazione. E se è vero, come è vero, che la parola ‘podcast’ fa il suo ingresso nella scena almeno vent’anni fa in un articolo del The Guardian, è altrettanto vero che il suo boom si è registrato durante la pandemia da Covid-19.
Una vera ‘età dell’oro’: si passa dai 12 milioni di ascoltatori nel 2019 ai 18 milioni nel 2025. L’ascolto ha sostituito il chiacchiericcio del caffè o i rumori dell’ufficio. Le piattaforme social hanno assunto il ruolo della piazza virtuale e sono diventate luoghi dove si condivideva la quotidianità in tempo reale: la ricetta del pane fatto in casa, l’allenamento in salotto, la disperazione per una riunione in pigiama. Il formato delle dirette streaming e dei video brevi (come TikTok o Reels) ha permesso a chiunque di trasformarsi in narratore e protagonista, creando una catena infinita di micro-novelle tra resilienza, autoironia e vita domestica. Il Decameron digitale ha confermato che l’essere umano è irrimediabilmente un “animale narrante”. La storia non è cambiata, è cambiato solo il luogo in cui viene raccontata: dalla villa toscana alla vasta e interattiva rete globale. Il racconto resta l’antidoto più potente contro l’angoscia, un rito collettivo per ricordarci che, anche nei momenti di maggiore paura e isolamento, non siamo soli.
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