È una domanda bizzarra? Qualcuno potrebbe pensare che un negozio sia motivo di soddisfazione personale, di remunerazione economica, di relazioni significative, ma perché dovrebbe mantenere giovani i gestori?
Ho recentemente conosciuto una persona, di fatto la dimostrazione diretta che il negozio mantiene giovani. La signora Orsola Grisi, di 88 anni, ogni giorno apre e gestisce il suo negozio di casalinghi e ferramenta a Badia Calavena, un ridente paese pedemontano in provincia di Verona. Mi sono trasformato in un cronista e sono andato a trovarla nel suo negozio, per cercare di comprendere, nella logica di un medico che vuole aiutare gli anziani a non avere paura del tempo che passa, quali fossero le ragioni di una così forte fedeltà al proprio lavoro.
Mi ha accolto con cortesia, rispondendo a domande talvolta un po’ intrusive, perché cercavo di comprendere i motivi personali o di altro tipo dell’attaccamento della signora Orsola al suo negozio. L’ambiente è ordinato; le pareti sono coperte da scaffali con piccole e grandi scatole, ciascuna con un articolo di ferramenta. Orsola sostiene, e mi sembra sincera, che è in grado di ricordare la collocazione dei vari pezzi, qualora le venissero richiesti da un cliente. Apparentemente sembra di fare un salto nel passato; si capisce, invece, che il negozio svolge funzioni ancora importanti, in particolare per gli artigiani del Paese.
La signora Orsola dichiara di sentire pesantemente la concorrenza delle nuove metodologie di distribuzione dei prodotti; sostiene però che ha ancora i suoi clienti affezionati e che non vuole assolutamente abbandonarli. «Finché ‘quello di lassù’ mi concede la salute io non voglio lasciare il mio negozio»; è la mia vita, la mia giornata. Afferma di non avere grande simpatia per il divano (per tutto il nostro incontro ha voluto restare in piedi, senza dare alcuna dimostrazione di disagio!). Dice di sentirsi bene e mi ha parlato dei farmaci che assume con malcelato scetticismo, perché “sono troppi” (mi ha detto che sono 4 al giorno e che il medico ha provato ad aumentarli, incontrando la sua ferma opposizione). Mi ha guardato con ironia quando ho cercato di convincerla della loro utilità per il benessere; mi è sembrato che volesse dire che stava già bene. Infatti, la signora sente benissimo e ha una buona capacità visiva, che le permette di leggere con facilità le etichette delle scatole grandi e piccole di materiali vari. Cammina bene senza appoggi, ha una pelle liscia e colorata, senza apparenti danni.
Perché posso concludere, dopo questo incontro, che la gestione di un negozio mantiene giovani? Non è piaggeria nei riguardi del nostro editore, ma un convincimento fondato su motivazioni serie che provo a riassumere, perché potrebbero costituire indicazioni per altre persone che volessero continuare il proprio impegno in un negozio (purtroppo avremmo bisogno di tante altre ‘signore Orsola’, attaccate al proprio lavoro e alla propria dignità, quando dobbiamo constatare la progressiva desertificazione delle nostre strade, come continua a ripetere il presidente Sangalli!).
Non so se la signora Orsola venga da una famiglia di persone longeve; però, anche se così fosse, la genetica passa sempre anche attraverso gli stili di vita. Certamente ha una vita molto ordinata per quanto riguarda orari e impegni, ma soprattutto una vita ricca di stimoli (i fornitori, i clienti) che le impongono di ricordarsi tutto del suo negozio e di essere sempre attenta per rispondere al meglio alle richieste. Fa certamente attività fisica, perché è sempre in piedi (se non mi sbaglio, nel negozio non ho visto seggiole); non occorre certo andare in palestra se ci si continua a muovere per ordinare, pulire, organizzare. Poi esercita la memoria, anche se afferma che «non è più quella di una volta» (ma chi non lo direbbe a una certa età). Vive giorno per giorno, affidata alla volontà del Signore; però non è un atteggiamento di disimpegno e di rinuncia, ma di accettazione di una realtà. Senza progetti, ma non con rinunce. Non sa cosa sia la depressione e dice di non piangere mai, anche perché «la vita è stata generosa con me».
Uscendo dal negozio di ferramenta ho avuto una crisi di nostalgia; non è però utile pensare solo al tempo felice del passato, perché dobbiamo costruire oggi luoghi dove gli anziani possano vivere bene, nel rispetto della comunità, alla quale, peraltro, loro sanno dare molto.
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