Cresce la formazione nelle imprese italiane, ma otto su dieci – secondo i dati Inapp – non sono interessate al passaggio di competenze tra giovani e anziani.
Nelle imprese italiane si forma di più, un po’ di più rispetto al passato. È quanto emerge dal XXIV Rapporto sulla formazione continua in Italia, a cura dell’Istituto per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp). Nel ranking europeo siamo passati dal 18° al 14° posto, ma restiamo ancora sotto la media UE purtroppo.
Quanto cresce la formazione nelle imprese italiane
Secondo l’Inapp, nel 2023 il tasso di partecipazione alle attività di istruzione e formazione nelle nostre imprese è arrivato al 11,6%. La crescita è stata del 2% rispetto al 2022. In particolare, il tasso di partecipazione dei lavoratori occupati è aumentato al 13%, ma è ridotto al 6,9% per la componente dei disoccupati inseribili al lavoro. Il coinvolgimento dei lavoratori è aumentato per quelli che hanno delle qualifiche elevate (high-skilled) per il 21,6%, mentre si riduce per quelli che possiedono delle basse qualifiche (low-skilled) al 5%.
Imprese, il passaggio di competenze tra giovani e anziani non interessa
Dati che rincuorano, dunque, ma c’è un problema. Sempre dal Rapporto sulla formazione continua in Italia – contenente anche i dati dell’indagine Indaco-imprese – emerge che le imprese non prendono adeguatamente in considerazione il tema dell’apprendimento delle competenze tra giovani e senior. Se ne occupa solo il 5,3% mentre l’80% non riscontra un particolare interesse sul tema.
Molte delle competenze esperienziali non vengono riconosciute in maniera formale per il 30% dei lavoratori interpellati. Un aspetto interessante è la trasmissione di competenze dai lavoratori giovani (tra i 18 e i 34 anni) verso i colleghi più anziani, soprattutto in ambito digitale (29,9%) e linguistico (19,3%), anche se queste dinamiche risultano più concentrate nelle aree del Nord.
Sono le donne impiegate, invece, a formarsi di più. Nel 2023, tra gli occupati 25-64enni, partecipano più degli uomini alla formazione (14,7% rispetto al 11,6%), con il divario maggiore tra i 35 e i 54 anni. I tassi più alti si registrano tra i 25-34enni (18,3% donne, 13,7% uomini), mentre la partecipazione diminuisce con l’età. A livello territoriale, Nord e Centro mostrano i livelli più elevati, mentre il Mezzogiorno resta indietro, confermando un doppio divario: di genere e geografico.
Formati 550mila lavoratori con il Fondo nuove competenze
Dopo il rallentamento legato alla pandemia i programmi di Formazione continua dei lavoratori sono quindi tornati a crescere. La promozione degli investimenti pubblici per le nuove competenze (Fnc) ha permesso di cofinanziare i programmi promossi dai fondi interprofessionali coinvolgendo oltre 550mila lavoratori.
Il successo di questi interventi è stato potenziato con un ulteriore investimento di 731 milioni di euro promosso dal Ministero del Lavoro finalizzato a rafforzare le competenze digitali e green dei lavoratori con una previsione di un ulteriore coinvolgimento di un milione di lavoratori. I programmi promossi dai 19 Fondi interprofessionali hanno coinvolto quasi 2 milioni di lavoratori nel 2023, poco meno del 20% dei lavoratori delle imprese private.
Natale Forlani, presidente dell’Inapp, ha dichiarato: “L’impatto delle tecnologie digitali, green e dell’invecchiamento della popolazione attiva tende ad amplificare il mismatch tra domanda e offerta di competenze che deve essere decisamente affrontato aumentando la quantità e la qualità dell’offerta formativa per rendere sostenibili le transazioni, valorizzando la formazione aziendale attraverso il potenziamento del ruolo dei fondi interprofessionali nell’ambito delle politiche attive del lavoro e della certificazione delle competenze acquisite sul piano formale. Questo ruolo risulta necessario per veicolare la crescita della domanda di competenze e di utilizzo di tecnologie nell’ambito delle piccole imprese che risulta attualmente inadeguata”.
© Riproduzione riservata