I dati della quinta edizione dell’Atlante delle foreste: piantumazioni in aumento del 31% rispetto al 2023, con benefici ambientali stimati in 20,7 milioni di euro all’anno. Ma rimangono criticità nella manutenzione e nella scelta delle specie.
La fotografia della forestazione in Italia
Nel 2024 in Italia sono stati messi a dimora oltre tre milioni di nuovi alberi. Secondo la quinta edizione dell’Atlante delle foreste di Legambiente e AzzeroCO2, si tratta di 3.150.935 piantumazioni, con una crescita del 31% rispetto all’anno precedente.
Un dato in controtendenza rispetto al 2023, quando le nuove alberature avevano fatto segnare un calo del 9,6% a causa del passaggio tra due programmi di finanziamento europei. A spingere l’incremento sono stati soprattutto i progetti delle città metropolitane, sostenuti dalle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il rapporto raccoglie 294 macro-progetti distribuiti su quasi 4mila ettari, e coinvolge aree urbane ed extraurbane. L’Italia punta così su una crescente infrastruttura verde, considerata sempre più strategica per la resilienza urbana e la lotta al cambiamento climatico.
I benefici economici e ambientali degli alberi
L’Atlante sottolinea che i nuovi alberi produrranno benefici stimati in 20,7 milioni di euro l’anno, per tutta la loro vita. Non si tratta quindi solo di mitigazione climatica. Le piante assorbono CO2, migliorano la qualità dell’aria, riducono l’erosione del suolo e contribuiscono alla gestione delle acque piovane, diminuendo il rischio di allagamenti. Inoltre, offrono ombreggiamento nelle ondate di calore, contrastano l’isola di calore urbana e favoriscono la biodiversità. Il valore economico include anche ricadute indirette, come il potenziale incremento del turismo e delle attività ricreative nei contesti verdi. Diverse ricerche scientifiche italiane hanno infatti evidenziato come parchi meglio progettati possano ridurre le temperature locali anche di due o tre gradi nei mesi estivi. Benefici a cui si aggiungono una maggiore vivibilità urbana e una riduzione dei costi sanitari legati all’inquinamento atmosferico.
Le città metropolitane trainano gli interventi
Il cuore della spinta arriva dalle città metropolitane del Centro-Sud. La relazione semestrale sul Pnrr, presentata al Parlamento a marzo, aveva già certificato il raggiungimento del target di 4,5 milioni di alberi e arbusti piantati entro il 2024.
L’obiettivo iniziale, fissato a 6,6 milioni, è stato rivisto a fine 2023, includendo anche la semina in vivaio e non solo l’impianto definitivo. Nel 2024, il 75% dei progetti ha completato la fase di transplanting, cioè il trasferimento delle piante dalla coltivazione alla loro destinazione finale. Messina e Roma guidano la classifica con rispettivamente 357.612 e 265.501 esemplari messi a dimora. Seguono Reggio Calabria, Cagliari e Napoli. Venezia aveva già raggiunto i propri obiettivi nel 2022, mentre Bari e Torino hanno concluso i loro interventi nel 2023. Più indietro Catania e Palermo, che non hanno comunicato nuove piantumazioni, e risultano secondo il rapporto ancora nella fase vivaistica. Al di fuori del perimetro dei fondi Pnrr, alcune città stanno investendo in progetti propri, ma con tempistiche e priorità differenti.
L’impatto dei cambiamenti climatici sulle nuove alberature
La scelta delle specie arboree rappresenta oggi uno degli aspetti più delicati.
L’aumento delle temperature, la prolungata siccità e il moltiplicarsi degli eventi meteorologici estremi mettono alla prova la capacità di attecchimento. Gli esperti sottolineano che molte specie tradizionali faticano ad adattarsi alla nuova normalità climatica, con percentuali di mortalità in crescita. Per questo, risulterà cruciale un approccio di progettazione longitudinale.
La manutenzione nei primi tre anni resta la fase più critica, perché incide in modo determinante sul successo dell’impianto. Senza irrigazione programmata e controllo fitosanitario, gran parte dei benefici rischia di andare perduta.
Alcune regioni, come il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia, hanno già avviato piani di forestazione che includono varietà più resistenti al cambiamento climatico, accompagnate da sistemi di monitoraggio digitale. Le proiezioni dell’Ispra indicano inoltre che entro il 2050 diverse specie mediterranee potrebbero spostare il loro optimum climatico verso quote più elevate, modificando interi ecosistemi.
Piantare alberi? Non basta
Nel complesso, la crescita delle piantumazioni nel 2024 restituisce un quadro dinamico, segnato da investimenti pubblici solidi e da una maggiore sensibilità ambientale.
Tuttavia, gli esperti insistono sul fatto che piantare non basta. Serve cura, monitoraggio e una visione coerente con la trasformazione climatica già in atto. Intanto, gli interventi programmati dal progetto ministeriale RiforestAzione dovrebbero portare alla messa a terra di altri 3,5 milioni di piante entro giugno 2026, rafforzando l’infrastruttura verde nazionale.
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