Il ritorno di Eugenio Finardi con l’album di inediti Tutto, un lavoro lungo undici anni in cui dentro c’è veramente ‘tutto’. Dalla fisica quantistica agli attacchi di panico, dall’intelligenza artificiale al rapporto genitori-figli, dall’energia all’amore.
«Credo che in ogni disco un artista faccia il bilancio di ciò che ha elaborato nel tempo. Un disco è una testimonianza, è un po’ come i cerchi di un albero e più si invecchia più sono numerosi. Più si invecchia e più la complessità entra in maniera determinante nel fare arte. Personalmente più invecchio più divento aperto alla ricerca del senso che la vita esprime più che a quella delle gratificazioni».
Eugenio Finardi ha impiegato undici anni per scrivere, elaborare, ripulire, mettere a fuoco e poi registrare praticamente in duo con il suo storico collaboratore Giovanni “Giuvazza” Maggiore (guest in alcuni brani il bassista Paolo Costa, in “Pentitevi” la batterista Fiamma Cardani e in “Francesca sogna” la cantante Pixel, ovvero sua figlia Francesca) il nuovo album di inediti Tutto, il suo ventesimo.
In ‘Tutto’ il ritorno di Eugenio Finardi
«L’album si chiama Tutto perché c’è dentro di tutto, la fisica quantistica e gli attacchi di panico, l’intelligenza artificiale e genitori e figli, l’energia e l’amore, qualunque cosa. E poi perché in questi anni è cambiato un po’ tutto e perché ho dovuto, come dire, sognarlo e abbiamo dovuto crearlo per intero».
È stanco Eugenio mentre parla con noi, indolenzito da un mal di testa causato dalla lunga giornata di incontri con la stampa e di luci in faccia durante uno showcase di presentazione del cd. «Vorrei fuggire, come canto in “Bernoulli”, vorrei rifugiarmi in un angolo, uno spazio della mente. Trovare un buen retiro che è una fuga dal presente intesa come capacità di astrarsi, di reggere la solitudine, il tempo, la pazienza. Da vecchi si deve aspettare molto di più, anche solo nelle sale d’aspetto. Ci dicono spesso “stai lì, non muoverti”. La mia fuga è la voglia di sviluppare una capacità zen di astrarsi dalla realtà».
L’album è uscito in digitale nella prima decade di maggio e il 16 in cd e vinile, una bella sorpresa per molti. Finardi colpisce ancora. Di certo non è più il freak politicizzante degli esordi e neppure il rocker-padre-di-famiglia dell’età di mezzo e neppure ancora il bluesman duro e puro oppure l’innamorato del fado portoghese, è un cantautore “evoluto”, che si confronta con l’attualità in cui “la fine del mondo è vicina”, “il vento porta misteri e segreti” e “nell’infinitamente piccolo/ che è infinitamente grande/ si cela il segreto dell’universo”. E con l’esperienza personale di avere “figli che conoscono il mondo/ da Pechino a Macondo, ma non chiamano mai/ chissà cosa nascondono”, con il ricordo di quando “si correva nudi nei prati/ respirando libertà” e con il desiderio di “essere felice ed essere/ sempre una persona buona”.
Oltre il tempo che corre: un ritorno discografico che sfida l’età e le mode
«Ho impiegato molto tempo per realizzare questo lavoro (il suo precedente cd di inediti è Fibrillante del 2014, ndr.), perché non è che sia tutto facile a quasi 73 anni. Tutto è rallentato. Io cammino più piano, perdo il tram perché non riesco più a rincorrerlo. Poi ho una diminuzione dell’udito e un acufene che mi disturbano e mi obbligano a fare musica in un certo modo, molto più soft. E soprattutto scrivere è complicato, specie quando non vuoi fare la solita cosa nello stesso stile, ma vuoi darle un senso, cercando, come ho fatto in questo disco, che sia nel presente e realizzato insieme a qualcuno con cui provare un salto qualitativo. Non è inseguire le mode, è usare gli strumenti del presente». E aggiunge: «Per avere cose nuove da dire ci vuole molto tempo. E più si invecchia più il tempo passa in fretta. Te ne accorgi perché dici sempre più spesso “siamo già a maggio… siamo già a Natale…”. Tutto scorre più velocemente, perché hai molto più passato da ricordare. La tua memoria in proporzione è molto più “occupata”. Alla mia età le cose che ho fatto dieci anni fa mi sembrano ieri. Anche il disco precedente, poi c’è stato il covid, questa enorme cesura, questo vuoto…».
Un lungo tour estivo
Per il suo ritorno Eugenio Finardi si appresta a presentare gli undici brani di Tutto e una parte del suo corposo repertorio con un lungo tour estivo nelle piazze e nei festival, aperto da una data zero il 16 maggio in teatro a Fiorano Modenese. «Mi aspetto un pubblico di over 35. Non credo che questo sia un disco per chi ha meno anni. Non lo precludo ovviamente, ma penso che affronti argomenti che non sono interessanti soprattutto per chi non ha già vissuto alcune esperienze. Penso invece sia molto utile a chi le ha già vissute. Alla generazione che ha superato i 35 anni, diciamo “adulta”, può dire veramente qualcosa. Peraltro io non saprei cosa dire ai ragazzi di adesso. A loro servono delle cose che dicono altri».
(Foto apertura: Eugenio Finardi_ph Fabrizio Fenucci)
© Riproduzione riservata