Il leader del partito ultranazionalista AUR vola al ballottaggio nelle elezioni presidenziali in Romania, dopo un primo turno dominato. In corsa con lui il sindaco di Bucarest, volto indipendente e filo-europeo. Sullo sfondo polemiche e cyber attacchi.
Un voto decisivo tra sovranismo e europeismo
La Romania si prepara a un ballottaggio carico di tensione e significato politico. Dopo un primo turno segnato da un’affluenza in crescita (53,2%) e forti polemiche, George Simion, leader del partito ultranazionalista AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni), ha conquistato il 40,5% delle preferenze, affermandosi come il candidato da battere.
Con un distacco netto rispetto agli avversari, Simion ha rilanciato un’agenda fortemente identitaria e anti-establishment, capitalizzando il malcontento diffuso nel paese.
Ballottaggio tra due outsider
Sarà Nicusor Dan, attuale sindaco indipendente di Bucarest e noto per le sue posizioni europeiste, a contendere la presidenza a Simion il prossimo 18 maggio.
Dan ha superato di poco Crin Antonescu, sostenuto dalla coalizione di governo composta da PSD, PNL e UDMR, con un risultato del 20,9% contro il 20,7% di Antonescu. Un duello tra figure fuori dai partiti tradizionali, che riflette la disillusione dell’elettorato verso l’establishment.
Va ricordato che la consultazione del 5 maggio arriva dopo la clamorosa cancellazione del voto dello scorso novembre, annullato dalla Corte Costituzionale in seguito a sospette interferenze russe e violazioni procedurali. In quell’occasione, l’outsider Calin Georgescu era risultato il più votato, ma l’ombra della manipolazione ha portato alla ripetizione delle elezioni.
Il “nuovo” volto del nazionalismo rumeno
Simion, già parlamentare e noto per le sue posizioni radicali, ha saputo sfruttare l’esclusione di Georgescu per proporsi come vero rappresentante della Romania “tradita”. «Abbiamo scritto la storia oggi», ha dichiarato ai suoi sostenitori in un videomessaggio pubblicato sui suoi canali social, celebrando il risultato come un riscatto popolare.
E ancora: «Ci stiamo avvicinando a un risultato eccezionale, ben oltre ciò che ci presentano le tv del sistema». Matteo Salvini, leader della Lega, ha esultato su X: «In Romania il popolo ha finalmente votato, liberamente».
L’ombra dei cyber attacchi e della disinformazione
La giornata elettorale è stata segnata da un massiccio attacco informatico che ha colpito i principali siti governativi e quelli dei candidati europeisti, mandandoli in tilt per oltre due ore. Secondo le autorità, dietro all’incursione ci sarebbe il gruppo di hacker russi Noname057, attivo su Telegram.
Curiosamente, gli account di Simion e Georgescu non sono stati coinvolti. Elena Calistru, di Funky Citizen, ha denunciato la diffusione di fake news nei giorni precedenti: «Sono circolate notizie false su blackout elettrici che avrebbero invalidato i voti, sfruttando le legittime preoccupazioni economiche del paese».
Un voto anti-establishment
L’analisi dei numeri evidenzia una frattura netta tra la popolazione e le forze di governo. Sommando i voti di Simion (40,5%) e dell’altro candidato sovranista, Victor Ponta (13,2%), il fronte nazionalista supera il 53%, segno di un malcontento profondo. Solo il 20% circa degli elettori ha premiato i partiti tradizionali. Antonescu, sostenuto dai partiti PNL e PSD, ha ottenuto meno consensi del previsto, confermando la crisi della coalizione che domina da anni la scena politica rumena.
Eppure, nonostante la Romania sia membro di UE e NATO, la sua democrazia resta fragile.
Secondo Transparency International, il paese è al 65° posto nel mondo per percezione della corruzione. Le diseguaglianze, l’aumento dell’inflazione e il debito pubblico elevato alimentano la sfiducia nelle istituzioni. L’ascesa di candidati come Simion e Dan riflette la volontà di rompere con un sistema considerato inefficiente e autoreferenziale.
La sfida finale: due visioni opposte per il futuro
Il ballottaggio del 18 maggio metterà di fronte due modelli diametralmente opposti. Simion rappresenta una Romania chiusa, sovrana, critica verso Bruxelles. Dan incarna un approccio più pragmatico, europeista, basato sulla trasparenza e sull’inclusione. La posta in gioco è alta, in un contesto europeo già polarizzato, e il risultato sarà seguito con attenzione da tutta l’Unione.
Sono elezioni che non definiscono soltanto la leadership futura della Romania, ma offrono anche uno spaccato del malessere che attraversa l’Europa orientale.
© Riproduzione riservata