Mentre le luci di questo intenso 2025 si affievoliscono, ci ritroviamo a riflettere su dodici mesi che hanno tessuto una trama complessa di speranza e inquietudine, mettendo a dura prova la resilienza collettiva. È stato un anno di passaggi epocali, che si è aperto nel segno della spiritualità e si chiuderà con vertici cruciali per il nostro destino comune.
Il Giubileo, inaugurato tra dicembre e gennaio, ha dato avvio all’Anno santo. Ma la luce di quell’evento ha presto incontrato un’ombra profonda: la scomparsa di Papa Francesco, il primo pontefice venuto dall’Argentina e l’elezione di Papa Leone ha portato l’avvio di una nuova era. Sul palcoscenico internazionale, la politica ha visto il ritorno di un protagonista ingombrante: Donald Trump ha riconquistato la Casa Bianca, un evento destinato a ridisegnare gli equilibri mondiali. Equilibri che sono stati tragicamente scossi da un’escalation militare tra Israele e Iran, sfociata in una “Guerra dei 12 giorni” che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso. La ricerca della pace rimane un cammino arduo, come testimoniato dalle manifestazioni pro-Palestina che hanno attraversato l’Italia, ma un accordo di pace raggiunto tra Israele e Hamas ha acceso, seppur flebilmente, un lumicino di speranza. Il 2025 ha anche celebrato la memoria, ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, un monito costante a non dimenticare gli orrori del passato. Cultura e innovazione hanno continuato a pulsare. Gorizia e Nova Gorica sono state nominate Capitali Europee della Cultura, un simbolo di cooperazione transfrontaliera. L’Expo di Osaka ha presentato le frontiere dell’innovazione sostenibile. Intanto, il mondo dello spettacolo e della moda ha pianto la perdita di figure iconiche: il visionario regista David Lynch e Giorgio Armani, gigante indiscusso dello stile italiano. Non sono mancati momenti di cronaca da romanzo, con devastanti incendi che hanno colpito Los Angeles e un clamoroso furto al Louvre che ha scosso il mondo dell’arte.
Ma il 2025 è stato, soprattutto per noi italiani, l’anno dell’orgoglio sportivo. Un’estate azzurra indimenticabile, con le nazionali di pallavolo, sia femminile che maschile, capaci di conquistare il tetto del mondo. A renderci orgogliosi anche la storica vittoria della Coppa Davis da parte della squadra maschile e il trionfo nella Billie Jean King Cup con la squadra femminile. Verso la fine dell’anno, lo sguardo si è posato sul futuro del pianeta e sulla governance globale, con la COP30 in Brasile e il G20 a Johannesburg. Purtroppo, la violenza sulle donne rimane una piaga aperta che interroga la nostra società. I numeri dei femminicidi, confermati dal Rapporto Eures nel giorno dedicato alla lotta contro la violenza, sono uno schiaffo alla coscienza civile. Mentre questo anno volge al termine, con la Bulgaria pronta ad accogliere l’euro, guardiamo al futuro con la speranza che le lezioni del 2025 ci rendano più saggi e resilienti e con l’auspicio di un 2026 all’insegna della pace, prima di tutto.
Buon anno nuovo!
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