Il 4 maggio il mondo celebra la saga che ha trasformato il cinema in mito, unendo generazioni sotto il segno della Forza
Ogni anno, il 4 maggio, una semplice battuta risuona in ogni angolo del mondo: “May the 4th be with you” (“Che la Forza sia con te”), un gioco di parole che nasce dalla benedizione Jedi “May the Force be with you” (4th e Force hanno quasi la stessa pronuncia in inglese). Una frase magica che spalanca il cuore di milioni di appassionati.
Quando, nel lontano 1977, George Lucas presentò al mondo Star Wars (in Italia conosciuto come Guerre Stellari), probabilmente nemmeno lui immaginava l’impatto che avrebbe avuto. Concepita inizialmente come una ‘space opera’ ispirata ai serial degli Anni ’30 e ’40, la saga nel tempo si è trasformata in qualcosa di molto più profondo. Al di là degli effetti speciali, rivoluzionari per l’epoca, ciò che davvero conquistò da subito il pubblico fu la capacità di Lucas di attingere all’universalità del mito.
Queste guerre nello Spazio divennero la perfetta incarnazione del “viaggio dell’eroe”, un percorso narrativo presente in quasi tutte le culture: un protagonista chiamato all’avventura, un insieme di prove da superare, un mentore saggio, poi la discesa nell’oscurità e la redenzione finale. Lucas stesso ha sempre ammesso di essersi ispirato agli studi del celebre studioso di mitologia Joseph Campbell, riuscendo nell’impresa di creare una storia capace di risuonare a livello inconscio per spettatori di qualsiasi età e provenienza.
Il risultato fu un successo immediato e travolgente. Il primo film incassò oltre 775 milioni di dollari a fronte di un budget di soli 11 milioni, ma fu incredibile quello che accadde dopo. Star Wars smise praticamente da subito di essere solo un film e divenne un fenomeno culturale senza confini tracciabili. Nel 1978, solo un anno dopo l’uscita, si tenne la prima convention dedicata ai fan. Da allora, un infinito elenco di eventi, come la “Star Wars Celebration” che richiama ogni anno decine di migliaia di appassionati da tutto il mondo. Ma la passione vive anche in contesti più intimi con raduni locali, feste private e shooting fotografici tra amici.
Ma cosa rende Star Wars così speciale? Innanzitutto, la saga è riuscita a creare un universo incredibilmente dettagliato e coerente, con una propria storia, geografia, lingue e culture. Dal pianeta desertico di Tatooine alle foreste di Endor, dai Jawa agli Ewok, ogni elemento è costruito con cura maniacale. Dettagli che hanno permesso ai fan di “abitare” questo universo, esplorarlo e sentirlo come proprio.
In secondo luogo, Star Wars ha offerto qualcosa che va oltre il semplice intrattenimento: è un sistema di valori e una filosofia di vita. La ‘Forza’, concetto centrale della saga, è una brillante sintesi di elementi spirituali provenienti da diverse tradizioni religiose, dal taoismo al buddhismo, passando per il cristianesimo. I Cavalieri Jedi, con il loro codice d’onore e la loro disciplina, offrono un modello etico in un’epoca di relativismi. Non sorprende che nel censimento del 2001, in Inghilterra, oltre 390.000 persone abbiano dichiarato ‘Jedi’ come propria religione.
La saga ha anche avuto il merito di evolversi con il suo pubblico. La prima trilogia (1977-1983) racconta una storia di eroismo classico, la seconda (1999-2005) esplora temi più complessi come la caduta e la corruzione e la terza (2015-2019) affronta questioni contemporanee come l’eredità del passato e la costruzione dell’identità. Temi universali che hanno permesso a Star Wars di parlare a diverse generazioni, creando un raro fenomeno di passaggio di testimone. Se i bambini degli Anni ’80 si identificavano in Luke Skywalker, quelli di oggi si appassionano alle avventure di Rey o alla dolcezza di Grogu, venuti alla ribalta con le nuove serie. Padri che mostrano ai figli gli stessi film che vedevano da ragazzi; poi magari in regalo una maglietta con sopra il Millennium Falcon (l’astronave del protagonista), un portachiavi con una piccola spada laser, e il ciclo ricomincia.
Ma sarebbe sbagliato pensare alla grandezza di Star Wars solo in termini di passione perché l’impatto economico è stato altrettanto straordinario. Il marchio ha generato oltre 70 miliardi di dollari, di cui solo un terzo proveniente dai film. Il resto arriva da videogiochi, libri, fumetti, giocattoli e merchandise vario. La Disney, che ha acquisito la casa produttrice Lucasfilm nel 2012 per 4 miliardi di dollari, ha saputo capitalizzare questa eredità, espandendo l’universo con serie Tv come The Mandalorian, Andor, il più recente The Acolyte e creando parchi a tema come l’enorme “Galaxy’s Edge”.
Interessi economici a parte, però, la vera forza di Star Wars risiede nella comunità che ha saputo creare. I fan non sono semplici consumatori, ma partecipanti attivi che reinterpretano, creano e condividono. Dal ‘cosplay’ (il travestirsi da personaggi del film) alle fan fiction, dai podcast ai gruppi di studio sulla filosofia Jedi, Guerre Stellari è diventato uno spazio di espressione creativa e di appartenenza.
La saga, infatti, offre qualcosa di prezioso e unico: un linguaggio comune, un insieme di riferimenti e valori condivisi che trascendono barriere geografiche, generazionali e culturali. Non c’è differenza tra l’essere un bambino che sogna di impugnare una spada laser o un adulto che ricorda con nostalgia la prima volta che vide L’Impero colpisce ancora al cinema. Il messaggio è sempre lo stesso: la speranza resiste, gli ideali vanno difesi ad ogni costo e la Forza – in un modo o nell’altro – è sempre con noi.
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