Tutti ‘controllati’ in nome della lotta agli abusi sui minori. Fa discutere l’applicazione di Chat Control, il regolamento per prevenire e combattere l’abuso sessuale sui minori, ovvero il Csar, Child Sexual Abuse Regulation.
Il prossimo 14 ottobre, gli Stati membri dell’Ue dovranno prendere una decisione cruciale su una proposta legislativa che ridefinirà il panorama delle comunicazioni online. Si tratta di un voto formale sul cosiddetto “Chat Control”, un regolamento ufficiale noto con l’acronimo Csar, Child Sexual Abuse Regulation, il cui scopo è prevenire e combattere l’abuso sessuale sui minori. L’Europa sta giustamente mettendo in campo tutte le armi a disposizioni contro la pedopornografia ma restano delle perplessità.
Chat Control: la battaglia per la crittografia
La possibile approvazione di Chat Control ha fatto nascere sospetti di un possibile “controllo di massa”, sollevando un dibattito acceso e profondo su temi come la privacy, la sicurezza e la sorveglianza. Potrebbe infatti introdurre un controllo sistematico e capillare delle comunicazioni digitali: il regolamento mira a obbligare i fornitori di servizi di messaggistica e di posta elettronica a scansionare i contenuti scambiati sulle loro piattaforme per individuare materiale pedopornografico.
Cos’è e come funziona Chat Control
Il meccanismo solleva però – come dicevamo – serie preoccupazioni sulla tutela della crittografia end-to-end e, in generale, sui diritti fondamentali dei cittadini. La decisione, dopotutto, non riguarda solo la protezione dei minori, ma avrà un impatto significativo anche sulle libertà individuali e sulla fiducia nella comunicazione digitale, segnando un momento decisivo per il futuro della vita online in Europa.
Ma cos’è esattamente Chat Control? Presentata per la prima volta nella primavera del 2022, la proposta di regolamento Csar vuole contrastare la diffusione di materiale pedopornografico e l’adescamento online di minori. Gli occhi ovviamente sono puntati sulle piattaforme di messaggistica e posta elettronica (WhatsApp, Telegram o Gmail) per evitare che si trasformino in strumenti per queste attività criminali. Ma per fare questo è previsto che le applicazioni integrino un sistema di scansione “a monte” dei contenuti.
Ogni messaggio di testo verrebbe esaminato da algoritmi per individuare frasi sospette, mentre le immagini verrebbero analizzate tramite un sistema di “hash” per confrontarle con database di materiale pedopornografico noti alle forze dell’ordine. Se il sistema trova una corrispondenza, scatterebbe una segnalazione automatica alle autorità competenti.
Il problema dei falsi positivi, e non solo quello
Il punto di forza delle chat è il loro sistema crittografico end-to-end. Solo chi ha la “chiave” – ovvero mittente e ricevente – può leggere in chiaro il messaggio: è questo che le rende sicure. Chat Control esegue invece una verifica, chiamata “scansione lato client”, direttamente sui dispositivi degli utenti prima che il messaggio venga criptato e inviato. Di conseguenza, il contenuto del messaggio viene analizzato prima di essere crittografato. Esperti di sicurezza e sostenitori della privacy manifestano forti preoccupazioni. Molti ritengono che la scansione equivalga a creare una “backdoor” che potrebbe essere sfruttata non solo dalle forze dell’ordine, ma anche da governi, servizi segreti o criminali informatici.
Ma c’è un altro punto critico: il rischio di falsi positivi. Gli algoritmi potrebbero interpretare in modo errato conversazioni innocue come contenuti illegali. Restano quindi molti dubbi su come questo processo funzionerebbe, oltre che sulla privacy.
Chi è favore e chi è contro
Mentre l’Eclag, European Child Sexual Abuse Legislation Advocacy Group, supporta fermamente l’iniziativa, dall’altro lato, associazioni per i diritti digitali come l’Eff (Electronic Frontier Foundation) esprimono forti preoccupazioni su un sistema di sorveglianza preventiva. La divisione si riflette anche tra gli Stati membri dell’Unione Europea. Al momento, circa dieci Paesi sono apertamente contrari alla proposta: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia. Altri, come Grecia, Romania e Slovenia, non hanno ancora preso una posizione definitiva. Infine, la maggioranza dei paesi sembra essere favorevole, tra cui Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Francia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Spagna e Svezia.
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