“Dante, 101 anni alle spalle e la patente fresca di rinnovo”. È il titolo di un quotidiano che ha recentemente attratto la mia attenzione. Qualche anno fa, avevamo descritto in questa rubrica un altro caso straordinario. “La 600 e la mia libertà”: il commento di un 104enne di Nuoro che aveva appena effettuato il rinnovo della patente. “Caffè, edicola, giornale, casa”: è un percorso che inaugura la giornata con la visita al bar, dove incontra amici e conoscenti, la lettura del quotidiano, che è il modo per tenere rapporti informati con il mondo, il ritorno a casa soddisfatto dopo aver percorso una sorta di piccolo pellegrinaggio mattutino.
Da queste notizie nascono alcuni pensieri attorno ad un evento del quale sentiamo spesso parlare, con atteggiamenti opposti: da una parte la soddisfazione per la libertà di movimento che la guida permette a una persona molto anziana, dall’altra la preoccupazione perché un atto di sensibilità sociale può trasformarsi in un danno (o un rischio) proprio per la collettività. In questa incertezza ci poniamo una domanda delicatissima: fino a quando è razionale costruire attorno all’anziano un mondo di possibilità, grazie anche alla guida dell’automobile, o, al contrario, quando diventa doveroso privare la persona avanti con l’età di questo strumento importante per garantire la sua autonomia? Non è possibile dare una risposta generale all’interrogativo; però la medicina deve svolgere una funzione di appoggio alla persona anziana, facendosi carico anche di questi problemi così rilevanti per il benessere, attraverso un’analisi accurata delle condizioni di salute e dando risposte ove è possibile, ad esempio controllando le problematiche visive attraverso occhiali adeguati o quelle uditive con apparecchiature tarate sullo specifico bisogno. Inoltre, attraverso interventi di fisioterapia è possibile limitare il deficit degli arti. In alcuni casi di problematiche motorie è opportuno suggerire l’adozione di un’automobile con guida assistita. Una difficoltà specifica è posta dalle alterazioni cognitive, che interferiscono con la memoria e le funzioni esecutive, importanti per la sicurezza della guida. Senza memoria è impossibile percorrere itinerari anche semplici, mentre i deficit delle funzioni esecutive impediscono di prendere le decisioni rapide che sono indispensabili per la guida di un’automobile.
Le notizie riguardanti il signor Dante e il 104enne sardo fanno pensare alle migliaia di cittadini anziani che vengono privati della patente perché ritenuti inidonei alla guida, con i rilevanti danni che ne conseguono per l’autonomia e la qualità della loro vita. È probabile la chiusura entro le mura della casa, come reazione naturale, con rarefazione dei contatti sociali, difficoltà nell’approvvigionamento del cibo, dal pane di giornata…
Purtroppo i mezzi pubblici, che dovrebbero servire chi non può più guidare, spesso sono precari (scarsa copertura del territorio, orari inadeguati, scarsa sicurezza dei mezzi, spiacevoli compagni di viaggio), mentre i taxi hanno costi elevati rispetto alle possibilità economiche dell’anziano medio. Così gli anziani si trovano in seria difficoltà per gli acquisti, la vita di relazione, l’accesso agli uffici pubblici, ai servizi sanitari, la frequentazione di cerimonie religiose o anche lo svolgimento di alcuni lavori. Una condizione che crea problemi, ai quali spesso l’anziano non è in grado di dare risposte valide e reagisce con atteggiamenti depressivi che coinvolgono pesantemente la qualità della sua giornata, fino a diventare quasi una rinuncia alla vita. I famigliari sono assenti a causa degli impegni di lavoro e personali (si tenga presente che l’anziano preferisce uscire di casa nelle ore diurne, quando i più giovani sono normalmente impegnati in altre attività); fortunatamente, però, nelle pieghe di una famiglia generosa talvolta si trova chi si offre per un trasporto, anche se spesso l’anziano stesso è bloccato nelle sue richieste dal desiderio di non disturbare, di non essere di peso con le sue esigenze di movimento. L’anziano senza patente deve rinunciare a molte cose che rendono viva la sua giornata e se ne rammarica. La donna anziana, invece, sente di meno la privazione della patente, perché la cerchia dei suoi movimenti è più ristretta rispetto a quella dell’uomo.
Che futuro c’è per questi problemi? Attendiamo l’adozione sicura delle automobili a guida autonoma (ma gli anziani di oggi non ne vedranno certamente l’utilizzo su larga scala); dobbiamo guardare questo progresso con ottimismo, considerandone i vantaggi per le persone anziane (e per altre condizioni di scarsa autonomia), rifiutando gli atteggiamenti di chi combatte il progresso senza considerarne i vantaggi se ben indirizzato (vedi gli incendi di queste automobili che si sono verificati a San Francisco, dove sono in attività). Inoltre, è doveroso e realistico confidare nella medicina, nelle tecnologie ad essa collegate, che nei prossimi anni produrranno enormi progressi sulla strada di garantire la salute, ma anche la libertà e l’autonomia delle persone (vedi, ad esempio, occhi e orecchie bionici, esoscheletri che facilitano i movimenti).
Oggi abbiamo la certezza che, anche in questo settore della nostra vita individuale e collettiva, si apre una linea di speranza verso un mondo possibile, in grado di limitare le sofferenze e le limitazioni alla libertà individuale indotte dall’età.
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