Nei locali di un’ex scuola intitolata a una vittima innocente di camorra, un gruppo di operatori aiuta giovani e adulti a creare futuro. Antonella Saporito «Le cose avvengono perché c’è volontà»
Una scuola della seconda occasione. Questa era l’idea che animava il progetto Chance, dalla cui esperienza è nata nel 2009 l’associazione onlus Maestri di Strada. E quell’iniziale progetto, che prevedeva di recuperare e accompagnare i giovani fino alla licenza media, si è ampliato diventando un’idea, uno spazio dove coltivare futuro e condivisione con i ragazzi del territorio.
Periferia est di Napoli, precisamente la sesta municipalità dei quartieri San Giovanni e Ponticelli, è qui che i Maestri di Strada – educatori, psicologi, registi e arteterapeuti – abbracciano ogni giorno la sfida di sviluppare una comunità educante, capace di fare entrare i giovani in contatto con la bellezza. «La grande sfida è stata dal primo momento provare a interfacciarci con la scuola, entrando nelle classi e facendo un lavoro preliminare di progettazione con i docenti – spiega Antonella Saporito, psicologa e vicepresidente di Maestri di Strada -. All’inizio non avevamo una sede operativa ma già allora, dopo le lezioni, nel pomeriggio lavoravamo ai laboratori territoriali sulla motivazione, le attitudini, le passioni dei giovani attraverso l’esperienza del bello, il poter entrare in contatto con la bellezza anche in luoghi che sono disabituati a vederla». Un allenamento quotidiano, che utilizza anche l’arteducazione, che contribuisce a promuovere la cittadinanza dei più giovani. «La nostra idea è che questo tipo di intervento serva a stimolare i desideri dei ragazzi, di scostarsi da una logica del bisogno domandandosi “Che cosa vorrei diventare?”, “Come posso essere un giovane cittadino?”, arrivando a chiedersi cosa significa per loro essere cittadini consapevoli. Per questo un’altra attività dei nostri laboratori è rimappare il territorio, lavorando con i giovani su quali sono i luoghi significativi del quartiere, e facendo nascere in loro la voglia di prendersi cura degli spazi comuni», aggiunge la dottoressa Saporito.
Dal 2019, l’associazione Maestri Di Strada onlus e i suoi tanti allievi hanno un proprio spazio comune, l’edificio di un’ex scuola di Ponticelli con aule ormai libere perché sottodimensionata, che è stato rinominato Centro Polifunzionale Ciro Colonna, in memoria di una giovane vittima innocente della camorra. «Spesso il territorio che abitiamo è povero di offerte. Abbiamo deciso di intitolare la nostra casa, il Centro polifunzionale, a Ciro Colonna perché è stato alunno in una delle scuole in cui lavoravamo ed è un simbolo del quartiere. Ciro è stato ammazzato per errore, mentre era in un circoletto, ma non era lui il destinatario – commenta con chiarezza Antonella Saporito -. L’idea è di proporre una socialità diversa dei giovani del quartiere. Qui c’è l’educativa comunale, che ha sede in alcuni locali del Centro; c’è uno spazio per i più piccini dai 3 ai 6 anni; c’è una cucina sociale che sta provando a nascere grazie a un finanziamento, dove si faranno dei laboratori. È uno spazio che vogliamo che aiuti i giovani, le donne del territorio a essere più consapevoli delle proprie risorse e che diventi un punto di riferimento per i ragazzi e le famiglie, che possano viverlo anche in autonomia».
Una sede che, anche se ‘sgarrupata’, dice sorridendo Antonella, è un «luogo che riconosciamo come casa, nonostante le difficoltà». La struttura, avuta in affitto dal Comune, ha richiesto dall’inizio continui interventi di manutenzione; continui lavori a cui si aggiungono alcuni furti, l’ultimo dei quali li ha privati di attrezzature necessarie ai laboratori. Un duro colpo, attenuato dal sostegno di chi visita il centro e da ragazzi e famiglie del quartiere. «Questa cosa dei lavori ci scoraggia in certi casi. Ma spesso vengono a trovarci altre scuole d’Italia, grazie a un’esperienza turistica che si chiama La Fiera dell’Est. Gli proponiamo una sorta di visita di Napoli di mezza giornata, partendo dalla periferia, con una passeggiata nel quartiere Ponticelli dove c’è la nostra sede. L’idea è di incontrare monumenti umani, fare una sorta di turismo dal basso ascoltando il racconto di alcune esperienze associative, dei giovani che partecipano ai laboratori – racconta con entusiasmo la dottoressa Saporito -. Quando ci vengono a trovare e poi ci dicono che si respira il nostro sogno, ci rincuora per il lavoro quotidiano che facciamo rispetto ad obiettivi più grandi».
E i progetti, infatti, proseguono in questo angolo di periferia napoletana, dove si lavora in modo sistemico per le nuove generazioni e gli adulti. L’associazione sta lavorando alla creazione di una Fondazione di partecipazione, che coinvolga le realtà del territorio, inclusi due Istituti Comprensivi di Ponticelli e alcune aziende private con cui sviluppare nel quartiere un polo per la formazione. I privati hanno raccolto la sfida, le scuole hanno aperto tante porte, all’appello mancano solo le istituzioni. «Ci farebbe piacere che questo fosse riconosciuto come luogo educativo a livello istituzionale; ad oggi non lo è – chiosa Antonella -. La strada è lunga ma speriamo di realizzare l’intero progetto».
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