Dalla Firenze del Trecento alla Hollywood degli anni Sessanta, l’opera immortale del Certaldese continua a ispirare il cinema d’autore, le commedie erotiche e le serie TV, offrendo uno specchio acuto e ironico delle passioni umane, dell’eros e della lotta per la sopravvivenza
Nel 1962 Vittorio De Sica, Federico Fellini, Mario Monicelli e Luchino Visconti firmarono una pellicola in quattro episodi ispirati ognuno a un racconto di Giovanni Boccaccio, ma ambientando le storie in un periodo di grandi cambiamenti culturali e di crescita economica come quello degli anni Sessanta. Pier Paolo Pasolini scelse nove novelle del Decameron per il suo film del 1971. Dieci anni fa i fratelli Paolo e Vittorio Taviani ne selezionarono cinque per la loro trasposizione cinematografica.
Boccaccio e, soprattutto, la sua raccolta di novelle più celebre della metà del XIV secolo sono stati fonte di ispirazione per film, ma anche serie. Riletture d’autore, moderne, raffinate, satiriche e anche erotiche, della visione ironica, arguta, colta e al tempo stesso popolare dello scrittore e poeta del Trecento, che ha saputo mescolare nelle sue opere beffa e dramma, eros e morte, amore e inganno.
In Boccaccio ’70, Fellini, De Sica, Visconti e Monicelli fanno una rivisitazione contemporanea dei temi cari all’autore toscano, riprendendone il suo spirito provocatorio e ironico. Ogni episodio del film, che vede protagonisti, tra gli altri, Sophia Loren, Peppino De Filippo, Tomas Milian e Anita Ekberg, affronta il tema del desiderio, della morale e del corpo femminile in chiave moderna.
Pasolini aprì la sua celebre Trilogia della vita con Il Decameron. Non una semplice trasposizione letteraria, ma un omaggio alla forza narrativa popolare e alla vitalità del Medioevo. Pasolini seleziona nove novelle dell’opera boccaccesca (da Il giovane Andreuccio viene truffato due volte, ma finisce col diventare ricco a Una badessa riprende una consorella ma è a sua volta ripresa per il medesimo peccato fino a Masetto si finge sordo-muto in un convento di curiose monache) e si ritaglia nel film il ruolo di un pittore, allievo di Giotto, che osserva il mondo e ne trae ispirazione per il proprio affresco, attraverso la metafora dell’arte che riflette la realtà. Il film con Franco Citti e Ninetto Davoli fu un grande successo di pubblico e vinse l’Orso d’Argento al Festival di Berlino nel 1971, ma fu anche oggetto di censura, per le scene di nudo e per l’approccio irriverente verso la religione.
Negli anni Settanta nacque un sottogenere della commedia erotica italiana, noto come “decamerotico”, proprio per la sua ispirazione all’opera boccaccesca. Tra i film, ambientati nel Medioevo, caratterizzati da una narrazione frammentata, personaggi stereotipati e scene di nudo, si ricordano Decameron n. 2 – Le altre novelle del Boccaccio di Mino Guerrini e Le calde notti del Decameron di Gian Paolo Callegari.
Nel 2015 i Taviani con Meraviglioso Boccaccio dirigono un film più misurato, traendo spunto da cinque novelle tratte dal Decameron: La novella di Messer Gentil de’ Carisendi e Monna Catalina; Una novella di Calandrino, quella dell’elitropia; La novella narrante l’amore fra Ghismunda e Guiscardo osteggiato dal padre di lei, il principe Tancredi; La badessa e le brache del prete; Federigo degli Alberighi.
Lo sfondo è sempre quello della Firenze trecentesca colpita dalla peste, che spinge dieci giovani a rifugiarsi in campagna e a impiegare il tempo raccontandosi delle brevi storie. Drammatiche o argute, erotiche o grottesche, tutte le novelle hanno in realtà un unico, grande protagonista: l’amore, nelle sue innumerevoli sfumature. Sarà proprio questo sentimento a diventare per tutti il migliore antidoto contro le sofferenze e le incertezze di un’epoca.
I Taviani puntano su un’estetica pittorica e teatrale, ispirata ai dipinti di quel periodo storico, e su un ricco cast corale di attori italiani: Paola Cortellesi, Carolina Crescentini, Vittoria Puccini, Michele Riondino, Kim Rossi Stuart, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak e Jasmine Trinca, solo per citarne alcuni.
La raccolta di novelle di Boccaccio è diventata anche una miniserie di produzione statunitense, The Decameron, uscita lo scorso anno su Netflix. I sei episodi, creati da Kathleen Jordan, sono ambientati nel 1348. Mentre la peste nera devasta Firenze, un gruppo di nobili e i loro servi si rifugiano a Villa Santa, residenza nelle campagne toscane. In attesa che finisca l’epidemia, tra vino e sesso, i protagonisti dovranno lottare per la propria sopravvivenza.
Boccaccio è stato protagonista, infine, del recente film di Pupi Avati, Dante. A interpretarlo Sergio Castellitto. Nell’anno 1350, quando la città di Firenze accorda il perdono postumo a Dante, morto circa trent’anni prima, Boccaccio viene incaricato di portare dieci fiorini d’oro come risarcimento simbolico a Suor Beatrice, figlia di Alighieri, monaca a Ravenna nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi. Durante il viaggio, l’uomo incontra alcuni personaggi che hanno conosciuto Dante o che hanno assistito alla sua morte, ripercorrendo così in una serie di flashback la vita del Sommo Poeta.
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