In questi mesi sempre più frequentemente vengono pubblicate informazioni su imprese fisiche o intellettuali di persone molto vecchie, cioè dagli 85 anni in su. Sono esempi di mondi possibili, che dobbiamo cercare di imitare, o situazioni particolari, realisticamente al di là delle nostre potenzialità? La domanda deve essere ulteriormente specificata: siamo tutti candidati ad imprese di grande valore, e l’attivazione psicofisica è lo strumento per poter raggiungere questi eccellenti traguardi, oppure vi sono alcune caratteristiche legate alla struttura genetica che possono permettere o meno questi exploit dal punto di vista delle prestazioni fisiche e dell’attività intellettuale?
Non abbiamo ancora risposte; molti centri di ricerca sono coinvolti, ma è difficile dimostrare con sicurezza quali siano le più realistiche. È quindi interessante rivedere alcuni casi di persone molto vecchie, la cui esperienza (e l’elaborazione che loro stessi spesso ne fanno) può suggerire indicazioni interessanti per avvicinarsi alla comprensione dei meccanismi che permettono di conservare così a lungo capacità mentali e fisiche di alto livello.
Alcuni grandi vecchi hanno abbattuto le barriere dell’età, continuando a fare attività sportiva. Ad esempio, Emma Mazzenga, padovana, dichiara: «Io, atleta di 92 anni, sveglia alle 5, il vino tutti i giorni» (già questa affermazione sul vino potrebbe fare felici i produttori, in questo momento in grave crisi per la pesante riduzione dei consumi). «Ho un fisico a tal punto invidiabile da essere divenuta oggetto di studio da parte di diverse università». Detiene 11 titoli mondiali di atletica. «Alzarsi dal divano. Non rimanere mai a casa un giorno intero. Stare chiusi tra 4 muri porta tristezza, depressione e non aiuta né la mente né il corpo». Così vince tanti titoli mondiali, ma dice sorridendo: «Ora ho poche concorrenti!». Queste risposte indicano che la signora Emma gode di un tono dell’umore particolarmente vivace; oggi, peraltro, sappiamo bene che la depressione impedisce di vivere particolarmente a lungo.
Lamberto Boranga torna in porta a 83 anni: «Torno in porta a 83 anni, perché ho parato la vecchiaia. Poco cibo, niente alcool, niente fumo, pochissima carne, latte solo di soia, attività fisica, compreso il sesso». Il prodigioso portiere-cardiologo ebbe a suo tempo una gloria non effimera con le maglie di Perugia e Fiorentina. È stato appena tesserato dalla Trevana, squadra di prima categoria umbra. Allo stesso tempo continua la professione di cardiologo, andando in ambulatorio tutti i pomeriggi per 5 ore: «La vecchiaia si sconfigge anche lavorando, a patto però che il lavoro sia amore e non frustrazione».
Sono due casi interessanti; vorrei però chiedere ai nostri lettori un parere: queste situazioni particolarmente fortunate sono realisticamente di aiuto come modello per noi che cerchiamo di invecchiare senza eroismi, ma con positiva determinazione? Abbiamo ben chiari i nostri limiti e non ci proponiamo di imitare la signora Mazzenga o il dottor Boranga; dobbiamo però avere il coraggio di pensare a loro senza scetticismo, come espressioni di una delle tante possibilità della vita.
Nello studio di modelli di persone molto vecchie, oggi non possiamo dimenticare personaggi quali Clint Eastwood, Gianni Morandi, Jane Fonda, che continuano ad essere sullo scenario delle nostre comunità. Sono esempi positivi; anche di loro, però, non sappiamo i segreti grazie ai quali hanno conservato così grandi capacità di presenza sui diversi palcoscenici della vita. Sembrano aver firmato un patto con il diavolo e si rifiutano di accettare le limitazioni imposte dall’età: ma la domanda è proprio questa: può essere considerato normale Clint Eastwood che, a 95 anni, è ancora attivo nel mondo del cinema?
Gli studi su queste persone che, anche da vecchie, conservano capacità formidabili hanno imboccato varie strade: secondo alcuni studi il maggiore livello di funzione cognitiva è dovuto ad una più ampia popolazione neuronale, che può essere paragonata a quella dei 30enni. Quanto questo indubbio vantaggio di cui possono godere è attribuibile ad una nascita fortunata, cioè ad una maggiore dotazione di cellule neuronali, oppure alla continua stimolazione indotta da una vita sempre vivace, senza concedere spazio al pessimismo, alla rinuncia? È ben noto che Gianni Morandi ha incominciato a cantare da bambino (ci sono delle belle foto!), così come il portiere-cardiologo ha cominciato da giovane attività agonistica di alto livello. Come è possibile separare le qualità di partenza, quelle derivanti dalle caratteristiche genetiche, dai risultati di decenni di continua stimolazione indotta dall’attività di lavoro artistico o clinico o dall’allenamento fisico (attività che peraltro richiedono scelte coraggiose)? Tra le caratteristiche dalla nascita vi sono non solo quelle a livello psicologico, ma anche a livello somatico (ricordiamo tutti la sorprendente ripresa di Morandi dopo il gravissimo incidente subìto qualche anno fa). Infatti, la natura umana non è costruita a settori, ma è una realtà vitale, nella quale corpo e pensiero costruiscono insieme il tempo della vita, anche quando è lunghissimo.
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