Una ricerca Unicusano rivela dati allarmanti su cyberbullismo, hate speech e revenge porn tra gli adolescenti italiani. Dal 2019 ad oggi c’è stata una crescita costante dei casi, con picchi tra gli 11-13 anni. Servono nuovi strumenti formativi e normativi per contrastare il fenomeno.
Lo scenario della violenza online in Italia
La violenza digitale ha smesso di essere un fenomeno marginale per trasformarsi in una vera emergenza nazionale.
Nel 2024 oltre 800.000 studenti italiani (32%) hanno subito atti di cyberbullismo, registrando il valore più alto di sempre secondo i dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche. La nuova infografica di Unicusano disegna un quadro ancora più allarmante: dal 2019, quando il 18% degli studenti dichiarava di essere stato vittima di aggressioni online, si è arrivati al 29% nel 2023. Quest’anno le segnalazioni alle linee d’aiuto sono aumentate del 40%, mentre oltre un milione di studenti tra i 15 e i 19 anni (47%) ha subito episodi di cyberbullismo.
L’Istat conferma che quasi sette ragazzi su dieci tra gli 11 e i 19 anni hanno vissuto almeno un episodio di violenza online. Più preoccupante il dato sui casi continuativi: uno studente su cinque li subisce più volte al mese, trasformando quello che dovrebbe essere uno spazio di socializzazione in un campo di battaglia quotidiano.
I numeri del cyberbullismo e hate speech tra gli adolescenti
Il cyberbullismo rappresenta il 60% di tutti i casi di violenza digitale secondo l’ultima ricerca Unicusano. Gli insulti, le minacce e le esclusioni dai gruppi digitali compongono un mosaico di aggressioni che colpisce in particolare la fascia 11-13 anni, dove il 23,7% dei ragazzi dichiara di essere vittima con continuità. Seguono i 14-19enni con il 19,8%.
L’hate speech (linguaggio carico di odio ndr.) occupa il secondo posto con il 35% dei casi, concentrandosi su genere, etnia e orientamento sessuale. Nella comunità LGBTQ+ un giovane su due racconta di essere stato bersaglio di messaggi d’odio, mentre il 75% dei giovani che subiscono questi fenomeni sperimenta una perdita di autostima, sicurezza e fiducia negli altri. Le conseguenze psicologiche sono devastanti: il 47% sviluppa ansia sociale e attacchi di panico, il 45% tende all’isolamento. La scuola emerge come il luogo più a rischio per questi episodi, contraddicendo l’idea che l’ambiente scolastico possa rappresentare un rifugio sicuro per gli studenti.
Solo il 7,5% degli adolescenti non parlerebbe con nessuno di questi episodi, mentre il 45% ne parlerebbe con amici e il 31% con i genitori.
La nuova frontiera della violenza di genere
Il fenomeno più inquietante riguarda lo sfruttamento dell’intimità attraverso tecnologie sempre più sofisticate.
Il revenge porn ha superato le 2.000 denunce nel 2024, con un incremento del 30% in un solo anno. Il Garante per la privacy ha ricevuto 823 segnalazioni di revenge porn solo nel 2024, quasi triplicate rispetto all’anno precedente. I deepfake, video e foto manipolati dall’intelligenza artificiale, crescono del 25% e rappresentano una minaccia ancora più subdola. In Corea del Sud, tra il 2021 e il 2024 i casi di deepfake sessuali denunciati sono passati da 156 a oltre 800, dimostrando come il fenomeno abbia una dimensione globale. In Europa una donna su cinque ha subito revenge porn o deepfake, mentre in Italia le ragazze hanno il doppio delle probabilità rispetto ai coetanei maschi di subire estorsioni sessuali.
Ma basti ricordare che proprio l’estate appena trascorsa ha evidenziato la dimensione organizzata di questi fenomeni, con lo smantellamento del gruppo Facebook “Mia Moglie”. Una pagina che contava oltre 30.000 iscritti impegnati nella condivisione non consensuale di foto intime del partner accompagnate da commenti degradanti. Un caso che ha mostrato come migliaia di persone possano riunirsi virtualmente per perpetrare e normalizzare la violenza di genere.
Contromisure legislative e formazione specialistica
In un quadro così critico, l’Italia ha iniziato a reagire con strumenti normativi più incisivi. Il Decreto Legislativo 99/2025 ha introdotto l’obbligo di identità digitale per accedere ai social network, sanzioni fino a 10.000 euro e nuovi poteri di oscuramento per l’Agcom. Il numero 114 di Telefono Azzurro, potenziato, ha gestito oltre 40.000 richieste di aiuto nell’ultimo anno.
Tuttavia, secondo l’analisi Unicusano, repressione e assistenza non bastano ma serve un cambiamento culturale e formativo. Serve una nuova generazione di professionisti capaci di leggere i fenomeni, supportare le vittime e intervenire con competenze specifiche. La violenza digitale nasce in un contesto sociale che spesso minimizza gli abusi e normalizza il linguaggio d’odio. Solo attraverso un approccio multidisciplinare, che unisca competenze tecnologiche, giuridiche e psicologiche, sarà possibile costruire difese efficaci contro un fenomeno che sta ridisegnando le forme di aggressione nella società contemporanea.
© Riproduzione riservata