Il presidente dell’Associazione Nazionale Dirigenti pubblici Antonello Giannelli, racconta come sta cambiando il sistema educativo e quali novità interessano il prossimo anno scolastico
«Una maggior autonomia scolastica e una decisa modernizzazione del sistema delle pubbliche amministrazioni per permettere ai dirigenti scolastici di svolgere al meglio il loro lavoro». Sono queste le parole di Antonello Giannelli, presidente Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e alte Professionalità della Scuola, che – dalle pagine di 50&Più – delinea i contorni del sistema scolastico, tra nuove sfide e possibili soluzioni.
Quali sono le ultime modifiche normative che sono state attuate e quali quelle che ritenete importanti per il sistema educativo?
Già da qualche anno stiamo assistendo a una serie di riforme e aggiustamenti del sistema educativo e questo anno scolastico andrà a perfezionare queste novità. Alcuni esempi. Di recente, nella scuola secondaria di secondo grado, è stata inserita la figura del docente orientatore o docente tutor. Il loro compito, oltre a insegnare regolarmente, è quello di aiutare i ragazzi a individuare l’indirizzo degli studi più consono e, qualora ne avessero già intrapreso uno ma non fossero soddisfatti e non volessero più proseguire, possono fornire un valido supporto per individuarne uno più confacente ai loro interessi. Un’altra modifica normativa che riteniamo molto importante è la capacità di confermare un docente di sostegno supplente partendo da quello che è il parere della famiglia. A breve, come già annunciato dal ministro Valditara, arriveranno delle novità anche per il codice disciplinare: non sarà possibile essere sospesi troppo facilmente e il periodo di sospensione dovrà essere impiegato in attività utili per la comunità. A livello educativo non si ritiene utile allontanare un ragazzo dalla didattica ma è sicuramente più opportuno che continui a frequentare la scuola e che, in aggiunta, si occupi di attività alternative presso enti preposti.
Quali sono le principali sfide?
Dobbiamo partire dai risultati dei test invalsi e migliorare. Qualche miglioramento c’è già stato, ad esempio, nelle competenze della lingua inglese e nelle competenze digitali dei nostri ragazzi, che, in questo secondo caso, sono allo stesso livello di quelle di altri Paesi europei. Ma per avere un netto miglioramento dobbiamo tener presente i divari territoriali. Al Sud e nelle Isole i giovani apprendono meno rispetto ad altre regioni d’Italia. Ovviamente questo va combattuto. Abbiamo visto come con interventi mirati e finanziamenti dedicati alla didattica si possono ottenere dei recuperi. Non è certo una battaglia che non si può vincere. Servono più risorse e una precisa volontà politica anche perché le scuole sono sempre pronte ad impegnarsi.
In che modo il dirigente scolastico può farsi garante del successo formativo degli alunni?
Attraverso più poteri d’intervento nella gestione delle risorse umane e delle risorse economiche. Spesso si parla di scuole autonome e del ruolo del capo d’istituto, ma non si pone mai l’attenzione ai vincoli reali che abbiamo in quanto dirigenti. Davanti ad una didattica di scarso livello il dirigente non può intervenire come vorrebbe a livello di risorse né economiche né umane. Come sindacato, infatti, da anni chiediamo che la normativa di riferimento alla gestione interna venga aggiornata così da fornire ai dirigenti i poteri d’intervento.
Quali misure ritenete necessarie per migliorare la qualità dell’offerta formativa?
Consentire alle scuole di assumere direttamente il personale. La macchina dei concorsi ha dimostrato il suo fallimento da oltre cinquant’anni. Quando io andavo a scuola c’era un continuo avvicendarsi di docenti supplenti e ad oggi non è cambiato molto anzi. Abbiamo circa un quarto di posti ricoperti da personale precario e va precisato che sono persone che non hanno superato alcun concorso, non sono stati valutati e non è chiaro se sappiano insegnare. Il titolo di studio non basta chiaramente. Ogni anno vanno in pensione tra le 30 e le 40mila unità di personale tra docenti e collaboratori scolastici e non si riesce a organizzare i concorsi con la cadenza con cui servirebbero. Se invece si desse mandato alle scuole di provvedere, ovviamente regolamentando bene le selezioni e nel rispetto di quanto stabilito nell’articolo 97 della Costituzione, si riuscirebbe a recuperare questa situazione e a eliminare il precariato. In media, ogni scuola dovrebbe assumere 7 o 8 unità di personale all’anno ed è una cosa che con un minimo di programmazione si potrebbe fare. I concorsi non sono soddisfacenti anche per un’altra ragione: non riescono ad accertare il livello di competenze del personale assegnato e non riescono a individuare quella specifica figura che serve in quella specifica scuola che ha scelto uno specifico taglio per l’offerta formativa. In Europa già le scuole lavorano così.
Quali sono le strategie del sindacato per garantire il benessere di studenti, docenti e personale?
Se pensiamo alle dimensioni di una scuola con 1.500 alunni e 200 dipendenti è chiaro che il dirigente ha bisogno di una squadra composta da vice che lo affianchino e ripartiscano con lui la responsabilità dirigenziale. Non ci può essere una dirigenza monocratica.
La nostra proposta è quindi l’introduzione del “middle management”: vorremmo che ci fossero in tutte le scuole 4-5 figure che possano supportare il dirigente scolastico nel coordinamento didattico e nelle incombenze amministrative. Visto il carico di responsabilità e vista la formazione richiesta, sarebbe opportuno che queste figure ottenessero un riconoscimento anche a livello contrattuale, ad esempio come quadro. Ovviamente questo dovrebbe passare tramite delega del dirigente scolastico. L’inserimento di queste figure non può che aiutare il dirigente scolastico a garantire che il servizio erogato sia migliore.
Quali interventi dovrebbero essere fatti per favorire un confronto costruttivo per migliorare l’ambiente scolastico?
Chiediamo da tempo la revisione degli organi collegiali della scuola che sono fermi a una disciplina di oltre 50 anni fa. È giunto il momento di rivederne la composizione e le funzioni e dare più spazio ai genitori e studenti in maniera costruttiva, cercando di dare precise responsabilità.
Qual è l’augurio che l’ANP vuole trasmettere a studenti, famiglie e personale scolastico per questo nuovo anno scolastico?
L’augurio è che tutti riescano a mettere al centro del proprio impegno la grande consapevolezza di quanto la scuola sia importante per i ragazzi, per le famiglie, per i docenti e per i dirigenti scolastici.
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