Abbiamo ascoltato le voci di mamme e papà alle prese con l’inizio del nuovo anno scolastico tra libri, organizzazione domestica e supporto emotivo
Quando i ricordi estivi si fanno nostalgici, preannunciano la ripresa – inesorabile – di nuovi mesi fitti di impegni. Ad ufficializzare la ripartenza post vacanziera, arriva anche il suono della campanella per milioni di studenti italiani. Al loro fianco, in prima linea, i genitori. Le loro testimonianze ci parlano di difficoltà personali o condivise, ma anche di soddisfazioni e desideri.
Alessio ha un figlio di 6 anni e una bimba di 13 mesi; Simona ne ha tre – 17, 12 e 9 anni -, mentre Paolo è il papà di due gemelli di 16 anni. Ad accomunarli sono soprattutto le difficoltà incontrate nel sostenere il carico economico derivante dalla gestione di figli in età scolare. «A inizio anno, abbiamo presentato domanda per far accogliere la nostra piccola in uno dei nidi pubblici più vicini a casa – racconta Alessio -. Pur avendo un Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) nella media, la domanda non è stata accolta, penalizzati sia dall’elevata richiesta del nostro bacino di utenza sia dalla temporanea disoccupazione di mia moglie che, in realtà, intendeva cogliere questa opportunità per cercare un impiego. Per mio figlio avevamo potuto contare sull’aiuto dell’unica nonna; oggi non è possibile, e l’alternativa di un nido privato non è percorribile per i costi proibitivi. Che le strutture pubbliche non siano in grado di soddisfare la domanda è noto da tempo – conclude Alessio -, ma le istituzioni preposte non hanno ancora agito concretamente in tal senso. Ad ogni bambino andrebbe garantito l’accesso, come accade per la scuola dell’obbligo».
«Per quanto si presentino più o meno le medesime dinamiche, il periodo della ripresa scolastica continua a destabilizzarmi – afferma Simona -. Vivo costantemente in corsa, cercando di pianificare tutto al meglio e di far fronte a rinnovate spese, dall’acquisto di libri al materiale didattico, fino alle attività extrascolastiche. Quando è possibile, acquisto volumi usati; quest’anno, con il secondogenito è andata bene, ne ha ricevuti alcuni da suo cugino, appena uscito dalle scuole medie. I professori del maggiore hanno invece scelto quasi tutte nuove adozioni, facendo decadere inevitabilmente l’opzione dell’“usato in buone condizioni” – continua Simona -; solo per lui ho dovuto affrontare una spesa di circa 500 euro».
«I miei ragazzi sono in piena adolescenza, con gli annessi e connessi che questo comporta, ma non posso lamentarmi – racconta Paolo -. Frequentano il liceo e si impegnano molto, anche se entrambi stentano in una-due materie. Da un paio d’anni, per superare le rispettive difficoltà, prendono ripetizioni private; un costo che, alla fine del mese, pesa parecchio sul bilancio familiare. Alcune scuole attivano una sorta di “supporto studio” pomeridiano, ma si tratta di iniziative individuali. Mi piacerebbe diventasse una prassi in tutti gli istituti – conclude Paolo -, sarebbe un notevole aiuto per le famiglie».
Ad accomunare Michela e Letizia, invece, sono le personali esperienze – seppur nella loro diversità – vissute in ambito didattico dai rispettivi figli, entrambi alle scuole superiori.
«Quando era ancora un bambino, a mio figlio è stato riscontrato un problema nello sviluppo del linguaggio – afferma Michela -; solo più tardi si è giunti a una diagnosi definitiva: disturbo dello spettro autistico. Sono stati anni faticosi, in cui anche la macchina burocratica, tra periodiche revisioni mediche, test e certificazioni, ha fatto sentire il suo peso. Ma sono stati anche anni in cui la scuola non ci ha fatto mai sentire soli. Sono grata al corpo docente e alle insegnanti di sostegno, in particolare dell’attuale ciclo scolastico, per l’affiancamento e l’incoraggiamento che ci offrono ogni singolo giorno. Svolgiamo un buon lavoro di squadra in cui, nel rispetto dei distinti ruoli, scuola e famiglia operano efficacemente. Sarebbe bello se questa forma di collaborazione divenisse una consuetudine in tutte le scuole – conclude Michela -».
«Mia figlia è giunta al primo liceo, dopo un ginnasio abbastanza complicato – racconta Letizia -. Superare le difficoltà incontrate nelle materie di indirizzo non è stato facile, ma ancor più difficile è stato farle recuperare la fiducia in sé stessa persa lungo la strada. Durante il biennio, non le sono stati risparmiati commenti poco gratificanti a fronte di risultati insoddisfacenti e, ancor peggio, ‘inviti’ a optare per altre tipologie di istituti superiori. Nutro grande rispetto per il corpo docente ed esorto mia figlia a fare altrettanto – continua Letizia -, ma mi chiedo che tipo di insegnante sia colui che mina l’autostima dei suoi studenti invece di esortare a credere nelle proprie potenzialità? Un atteggiamento stimolante e incoraggiante, soprattutto di fronte agli insuccessi, dovrebbe rappresentare la normalità, ma purtroppo è lasciato alla sensibilità dei singoli insegnanti».
Istituzioni, scuola, famiglia, sono entità dai ruoli ben definiti ma strettamente interconnessi. È necessario superare punti di stallo e potenziare ciò che funziona, per guidare i ragazzi verso i loro primi traguardi e condividerne le soddisfazioni. Il primo passo? Mettersi all’ascolto dell’altro, agire e costruire. Insieme.
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