Presentato oggi alla Camera dei Deputati il 37° Rapporto Istat ‘Lo stato del Paese’. Le famiglie diventano sempre più piccole: quelle composte da una sola persona sono più del 35%. L’incremento delle persone che vivono in solitudine è molto marcato tra gli anziani, con quasi il 40% degli over 75 che risiedono da soli, in prevalenza donne.
Siamo meno di 59 milioni. In Italia la crisi demografica si fa sentire sempre più forte e la popolazione decresce. Al 1° gennaio 2025, infatti, quella residente è ulteriormente scesa secondo i dati dell’ultimo Rapporto Istat ‘Lo stato del Paese’, presentato oggi presso la Camera dei Deputati. Il fenomeno è in atto dal 2014 ed è legato ad un saldo tra nascite e decessi fortemente negativo. La natalità continua a calare, mentre la fecondità ha toccato il minimo storico.
Un quarto della popolazione ha superato i 65 anni
Anche il saldo migratorio, pure essendo ampiamente positivo, è insufficiente a compensare la perdita di popolazione. Nel 2024 gli ingressi dall’estero sono stati 435.000, in aumento rispetto al periodo pre-Covid. Il 2024 però segna un altro punto di svolta: la crisi di mortalità legata alla pandemia è alle spalle. L’Italia celebra un notevole aumento dell’aspettativa di vita alla nascita, che raggiunge gli 83,4 anni, recuperando pienamente i livelli pre-pandemici sia per gli uomini che per le donne. Siamo, infatti, tra i Paesi europei con la maggiore longevità.
Tuttavia, questo dato positivo porta con sé un’accelerazione dell’invecchiamento della popolazione: un quarto dei residenti ha superato i 65 anni, il doppio rispetto ai minori di 15. Gli over 80 sono quasi 4,6 milioni e gli ultracentenari hanno toccato un nuovo record nel 2024, superando i 23.500. Le proiezioni demografiche future confermano un’Italia sempre più anziana, con meno nascite e più decessi. L’incertezza sui flussi migratori rende difficile prevedere un loro potenziale ruolo nel riequilibrio di questa tendenza.
Famiglie sempre più piccole, in aumento le persone sole
Questa significativa evoluzione demografica sta ridisegnando profondamente la struttura delle famiglie, che diventano progressivamente più piccole. Le famiglie composte da una singola persona superano ormai il 35% del totale, mentre le coppie con figli sono scese al 28,2%.
Diversi fattori contribuiscono a questo cambiamento: il calo dei matrimoni, una maggiore instabilità coniugale, la bassa natalità e il posticipo della genitorialità. Questi elementi alimentano la crescita di nuove tipologie familiari, come le famiglie ricostituite, le coppie non sposate, i genitori single (non vedovi) che vivono con i figli e le persone sole (non vedove). Insieme, queste configurazioni rappresentano oggi oltre il 41% del totale delle famiglie italiane.
L’aumento delle persone che vivono da sole è un fenomeno trasversale a tutte le età, ma è particolarmente marcato tra gli anziani, con quasi il 40% degli over 75 che risiedono da soli, in prevalenza donne. Le proiezioni indicano che entro il 2043, il numero di individui con 65 anni o più che vivono in solitudine raggiungerà i 6,2 milioni, portando con sé significative implicazioni per l’organizzazione sociale.
Infine, l’Italia continua a registrare una percentuale eccezionalmente alta di giovani tra i 18 e i 34 anni che vivono ancora con i genitori, circa due terzi, un dato ben superiore alla media europea del 49,6%.
Sempre meno figli, meno di due per donna
Oltre all’aumento delle persone sole, un’altra caratteristica distintiva della seconda transizione demografica è la bassa e posticipata fecondità. Analizzando le generazioni, si possono cogliere le tendenze: dal baby boom degli anni Cinquanta e Sessanta, si è passati a un drastico calo fino a metà anni Novanta. C’è stata poi una modesta ripresa tra il 1996 e il 2008, alimentata in gran parte dalle nascite da genitori stranieri. Tuttavia, da allora, la fecondità ha ripreso a diminuire e questa tendenza è ancora in atto.
Esaminando le generazioni di donne che hanno completato il loro percorso riproduttivo, si osserva una costante riduzione del numero medio di figli. Nel Nord Italia, le donne nate nel 1933 avevano già in media meno di due figli; al Centro, questa soglia è stata raggiunta con la generazione del 1939, mentre al Mezzogiorno solo con quella del 1961. Per le quarantenni di oggi, la stima della discendenza finale è ancora più bassa: si prevede una media di appena 1,44 figli per donna.
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