Una recente ricerca ribalta il mito della ‘demenza digitale’: anche la tecnologia dello smartphone protegge il cervello dal declino cognitivo
Il declino cognitivo non è accentuato dall’esposizione eccessiva alla tecnologia, piuttosto è vero il contrario. Per anni si è parlato di ‘demenza digitale’ come di un rischio legato all’abuso di dispositivi elettronici. Tanto più accentuato nei confronti di una generazione ‘non nativa digitale’. Ma uno studio pubblicato su Nature Human Behavior confuta oggi questa narrazione: l’uso della tecnologia da parte degli over 50 potrebbe infatti rappresentare proprio una forma di protezione contro il declino cognitivo. I ricercatori della Baylor University e della Dell Medical School dell’Università del Texas hanno condotto una meta-analisi su 136 studi, analizzando i dati di oltre 400.000 adulti con un’età media di 69 anni. Il risultato? Chi usa regolarmente strumenti digitali mostra una riduzione del 58% del rischio di sviluppare deficit cognitivi.
Una palestra per la mente contro il declino cognitivo
La chiave giusta per ottenere i risultati è l’interazione attiva. Imparare a usare un’app, affrontare aggiornamenti software o risolvere problemi con la connessione non sono semplici attività quotidiane: sono vere e proprie sfide cognitive. Queste azioni stimolano la memoria, l’attenzione, il ragionamento logico. Secondo i ricercatori, il cervello viene costantemente allenato, proprio come avviene con la lettura o i giochi di logica. Il professor Michael K. Scullin, coautore dello studio, spiega: “Quando una persona dice ‘Non riesco a capire questo computer’, spesso sta affrontando una sfida cognitiva che, a lungo termine, potrebbe giovare al cervello”. Una sorta di “riserva tecnologica” che si affianca al concetto più noto di riserva cognitiva.
Combattere l’isolamento con uno schermo
Un altro punto chiave riguarda la dimensione sociale. La tecnologia permette di restare connessi anche a distanza: videochiamate, chat e social network mantengono vivi i rapporti familiari e amicali, contrastando la solitudine. Questo aspetto è tutt’altro che secondario: l’isolamento sociale è considerato un fattore di rischio per il declino cognitivo. Grazie ai dispositivi digitali, anche chi vive solo può partecipare alla vita quotidiana dei propri cari, mantenendo così attive le proprie competenze relazionali e linguistiche.
La tecnologia come stampella cognitiva
Non solo prevenzione, ma anche supporto. Per chi inizia a manifestare segnali lievi di declino cognitivo, la tecnologia può rappresentare un valido aiuto nella gestione della routine. Applicazioni per promemoria, assistenti vocali, mappe GPS o servizi bancari digitali offrono strumenti concreti per mantenere l’autonomia. Questo “scaffolding digitale”, come lo chiamano gli esperti, aiuta gli anziani a conservare un buon livello di indipendenza, ritardando la necessità di assistenza costante e migliorando la qualità della vita.
Una strategia consapevole per l’invecchiamento attivo
Naturalmente non tutto ciò che è digitale fa bene. Esistono rischi legati a un uso eccessivo o passivo della tecnologia: dipendenza, riduzione dell’attività fisica, perdita di sonno. Ma il punto centrale dello studio è un altro: è l’uso consapevole e attivo della tecnologia a fare la differenza. Promuovere tra gli anziani l’uso di applicazioni semplici e utili, come quelle per messaggistica, calendari o giochi stimolanti, può trasformarsi in una vera strategia preventiva contro il declino cognitivo. Non si tratta di diventare esperti informatici, ma di restare mentalmente flessibili e curiosi.
Una nuova cultura digitale contro il declino cognitivo
L’idea che la tecnologia sia una minaccia per la mente sta lasciando spazio a una visione più equilibrata. I dati scientifici parlano chiaro: usare dispositivi digitali, se fatto nel modo giusto, può contribuire a rallentare l’invecchiamento cerebrale. L’obiettivo è ora diffondere una cultura digitale inclusiva, che aiuti anche le persone più anziane a sentirsi parte di un mondo in evoluzione. In un’epoca in cui tutto corre veloce, offrire strumenti e supporto per l’apprendimento tecnologico diventa un gesto di cura e prevenzione. Come conclude Scullin: “Il bilancio complessivo dell’impatto della tecnologia sulla mente degli anziani, dagli anni ’90 a oggi, è stato più positivo di quanto si pensi”.
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