Papa Francesco definiva lo scenario internazionale una “Guerra mondiale a pezzi” e per questo invisibile nel suo insieme. Il quadro dei conflitti nel mondo conferma la sua visione
Una “guerra mondiale a pezzi”, così Papa Francesco si era espresso nell’agosto del 2014, durante il volo di ritorno dalla Corea del Sud, a proposito della situazione geopolitica di quegli anni. Un monito che oggi suona come una drammatica profezia. Con queste parole il pontefice aveva avvertito il mondo che era già in corso un vero conflitto globale, sebbene combattuto “a pezzi”, in maniera frammentata e apparentemente disconnessa. Le guerre a cui si riferiva allora erano ancora numericamente contenute, ma gli eventi degli anni successivi confermano la sua lungimiranza. Oggi, infatti, con la riacutizzazione del conflitto tra India e Pakistan, sono 56 i conflitti nel mondo che coinvolgono 92 paesi. Il dato più elevato dalla fine della Seconda guerra mondiale.
La pace nel mondo è priva di un ‘guardiano’
Uno sguardo alla cartina del mondo rivela un quadro preoccupante dei conflitti globali. Gran parte dell’Africa è infatti devastata da conflitti etnici, guerre civili e terrorismo, che causano innumerevoli vittime, povertà estrema e migrazioni di massa. Il Medio Oriente continua a essere una polveriera. La guerra tra Russia e Ucraina destabilizza l’Europa. Mentre in Asia si combatte in Myanmar e nello Yemen infuria una sanguinosa guerra civile. Iraq e Afghanistan sono tutt’altro che pacificati. Tra le cause di questa perenne belligeranza, gli storici individuano la progressiva debolezza degli organismi internazionali, nati con la speranza di prevenire i conflitti. O di sanzionare duramente chi li scatena. È venuta meno anche la forzata stabilità che la Guerra Fredda aveva imposto, con due sfere di influenza – americana e sovietica – che, pur nella loro ostilità, contenevano il numero delle guerre locali. Oggi, il mondo appare privo di un vero “guardiano”, e la tentazione per le singole nazioni di agire unilateralmente sembra prevalere e dare corpo allo scenario bergogliano di una “guerra mondiale a pezzi”.
Equilibri mondiali a rischio
Tra i 56 conflitti in corso, meno di dieci scuotono seriamente gli equilibri mondiali. Il primo è quello tra Ucraina e Russia che mette in gioco la credibilità stessa dell’Occidente. In Medio Oriente si consuma da decenni un’altra partita cruciale di questa “guerra mondiale a pezzi”. Né gli sforzi occidentali, né gli organismi internazionali, né i ripetuti inviti alla pace di Papa Francesco hanno fermato il conflitto di Gaza. Dietro questa tragedia, si cela un obiettivo più ampio. L’Iran, che, per gli osservatori, Israele si preparerebbe ad attaccare in tempi brevi. Colpendo l’Iran con la prima “scusa accettabile”, mirerebbe, infatti, a porre fine alle sue ambizioni nucleari. Interrompendo il flusso di finanziamenti e armi verso gruppi come gli Houthi, Hezbollah e Hamas.
Le guerre dimenticate della guerra mondiale di Papa Francesco
In Africa e in altre regioni del mondo, si combattono conflitti di cui spesso si parla poco sui giornali, in televisione e sui siti web occidentali. Tuttavia, queste guerre hanno una rilevanza significativa nello scenario geopolitico globale e nei futuri equilibri. Nel Sahel, un intricato mix di ribellioni etniche, separatismo, governi corrotti e terrorismo islamico ha innescato una guerra che coinvolge Mali, Burkina Faso e Nigeria. Con Francia, Russia e Turchia schierate a sostegno di chi potrà garantire loro i diritti su risorse strategiche come il petrolio e l’uranio. In Sudan, un violento conflitto interno tra due fazioni militari rivali ha già causato migliaia di vittime, 11 milioni di sfollati e 30 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria. Anche qui, l’uranio e le miniere d’oro attirano l’attenzione di potenze straniere desiderose di esercitare la propria influenza.
L’Oriente: nuove minacce alla pace nel mondo
Negli elenchi dei conflitti in corso, compare anche il conflitto tra Cina e Stati Uniti. Al momento, lo scontro non si combatte con le armi convenzionali, ma le decisioni prese dal presidente Trump) sui dazi commerciali minacciano di avere sull’economia globale conseguenze analoghe a quelle di una vera e propria guerra. Ulteriori tensioni potrebbero presto essere determinate dall’espansionismo cinese nel Pacifico, un’area osservata con crescente preoccupazione dagli Stati Uniti, dal Giappone e dall’Australia. Rimane poi irrisolta la delicata questione di Taiwan. Se, infatti, alla Russia è stato concesso di annettere porzioni di territorio ucraino, diventa difficile impedire alla Cina di fare lo stesso con Taiwan.
Il conflitto globale ‘invisibile’
La “guerra mondiale a pezzi” di cui parlava Papa Francesco è sotto gli occhi di tutti, ma visibile solo di chi la vuol vedere. Quando ne riparlò nel 2024, durante il tradizionale discorso di inizio d’anno al Corpo diplomatico, disse che si è trasformata “in un vero e proprio conflitto mondiale”. “Le vittime civili, ammonì i diplomatici, non sono danni collaterali. Ma uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita. Bambini che rimangono orfani e privati del futuro. Sono persone che soffrono la fame, la sete e il freddo o che rimangono mutilate a causa della potenza degli ordigni moderni. Se riuscissimo a guardare ciascuno di loro negli occhi, a chiamarli per nome e ad evocarne la storia personale, guarderemmo alla guerra per quello che è. Nient’altro che un’immane tragedia e un’inutile strage, che colpisce la dignità di ogni persona su questa terra”.
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