Solitudine e sicurezza. Sono i due problemi che con maggiore intensità preoccupano la persona anziana. È quindi doveroso per le comunità individuare risposte possibili a questi problemi; non importa se solitudine e sicurezza sono condizioni oggettive e soggettive del singolo cittadino, perché in ogni modo sono in grado di rendere la vita incerta e difficile.
In questo scenario, si collocano recenti indicazioni suggerite da più parti, sulla predisposizione di ambienti di vita dove l’anziano trovi risposta alle due problematiche che maggiormente ne limitano la serenità, cioè strutture abitative definite come cohousing, in grado di fornire una buona qualità della vita, perché aperte alla relazione e alla garanzia di sicurezza.
Molte sono le risposte possibili per rendere vivibile l’esistenza degli anziani in una società in continua trasformazione: centri diurni, luoghi di ritrovo e di aggregazione spontanei o predisposti dal volontariato, assistenza domiciliare leggera, counseling per organizzare una vita decente, in particolare in presenza di malattie croniche come la demenza.
Rispetto a queste alternative, la scelta del cohousing non deve essere una soluzione imposta obbligatoriamente dalle circostanze (solitudine, paure, incertezza sul futuro) perché, prima di sradicare una persona dal suo luogo di vita (vedi “aging in place”), è doveroso percorrere altre soluzioni.
Le soluzioni di cohousing devono avere alcune caratteristiche per essere davvero luoghi ‘possibili’, dove la persona non più giovane può trovare una prospettiva per il proprio futuro:
a) estetica accurata, sia negli esterni sia negli interni; è un aspetto molto importante per la qualità della vita dei futuri inquilini, che talvolta abbandonano abitazioni dignitose. Gli interni devono essere piacevoli, adatti in particolare alle donne che desiderano ricostruire angoli di vita personalizzati. Gli inquilini non devono quindi vivere come un fallimento personale le nuove soluzioni abitative. Inoltre, la città nel suo complesso deve riconoscere che la bellezza è un diritto di tutti, indipendentemente dall’età. Se è possibile, inserire nei nuovi edifici piccole opere d’arte. Per l’architettura contemporanea la progettazione di un cohousing rappresenta una sfida; è un aspetto irrinunciabile: troppe opere esteticamente banali abbiamo visto in questi anni nell’ambito della cura degli anziani!
b) dimensioni che permettano l’organizzazione di una vita in comune; quindi dedicare circa un 10% degli spazi a luoghi di incontro. Inoltre, deve essere previsto un appartamento per chi esercita le funzioni di portierato (privilegiando una famiglia giovane con figli);
c) collocazione in zone piacevoli e con servizi adeguati (trasporti, negozi, uffici, chiese, ecc.); non si deve dimenticare che gli abitanti del cohousing possono diventare componente significativa del microambiente esterno. Se possibile, è importante costruire alcune aree verdi fruibili da parte degli inquilini (alcune delle quali disponibili anche per il vicinato);
d) le dimensioni degli appartamenti devono essere modulabili a seconda della richiesta (singoli, coppie, presenza di badante, ecc.), con particolare attenzione alle donne sole. Inoltre, è necessario garantire sistemi di allarme e collegamenti con servizi adeguati in caso di emergenze sanitarie o legate alla sicurezza personale. In alcuni casi, si possono fornire pasti a domicilio, anche se la scelta di fondo deve essere a favore della più ampia autonomia dei cittadini ospiti. Lo stesso vale per il periodico accesso a un servizio infermieristico. La conduzione del cohousing dovrà dedicare particolare attenzione a evitare che gli inquilini si ‘adagino’ sui servizi, perdendo progressivamente la propria autonomia psicologica e fisica;
e) un cohousing attuale deve adottare criticamente le nuove tecnologie. Particolare attenzione deve essere data al controllo dell’ambiente di vita e della condizione di salute dell’inquilino attraverso l’adozione di rilevatori indossabili. I diversi dati devono essere raccolti in un data base centrale, che permetta attraverso l’intelligenza artificiale di delineare la possibile evoluzione futura delle condizioni dell’inquilino.
È necessario infine prevedere la possibilità di un percorso protetto verso una Rsa per gli ospiti del cohousing nel caso di perdita dell’autosufficienza. È un aspetto delicato ma molto importante, perché i timori per un futuro incontrollabile in caso di bisogno è diffusissima tra gli anziani. Nell’insieme l’ospite deve sentirsi libero ma protetto; non è una contraddizione, ma il risultato di una conduzione prudente e determinata.
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