In Giappone, un torneo del celebre videogioco picchiaduro scardina i cliché sulla terza età. L’iniziativa, promossa da Care Esports, è stata già replicata. E accende un faro sui benefici dei videogiochi per la mente degli over 60, migliorando memoria, reattività e contrastando l’isolamento sociale.
Meno burraco più Tekken
Addio a tombola, burraco o bocce. In una casa di riposo giapponese, l’attività ricreativa del momento ha i contorni di un’arena di combattimento virtuale. In Giappone anziani tra i 60 e i 93 anni ospiti di una Rsa, si sono sfidati a colpi di joypad in un torneo di Tekken 8, uno dei più famosi videogiochi di lotta. L’evento, battezzato “Amigo Club Cup Tekken 8“, non è un episodio isolato o una stravaganza locale. Anzi, è il frutto di un progetto strutturato dall’associazione Care Esports, che da anni promuove l’uso dei videogiochi come strumento di benessere per la terza età.
L’obiettivo, hanno spiegato gli organizzatori, era creare un’occasione in cui gli ospiti delle strutture potessero provare emozioni forti come la gioia della vittoria e la delusione della sconfitta, prendendo sul serio una competizione e sentendosi pienamente coinvolti. L’iniziativa ha avuto un tale successo da essere replicata in diverse prefetture del Giappone. Un’esperienza che ha dimostrando come la tecnologia ludica possa trasformarsi in un potente strumento di stimolo cognitivo e, soprattutto, di aggregazione sociale, abbattendo barriere anagrafiche e culturali.
Un “Iron Fist Tournament” per la terza età
L’organizzazione del torneo non ha lasciato nulla al caso, ricalcando in tutto e per tutto le competizioni di esport professionali (come L’Iron Fist Tournament, torneo centrale nella serie di videogiochi Tekken). Ogni partecipante aveva una propria scheda di presentazione, completa di nome, età e personaggio scelto per combattere. L’intero evento è stato trasmesso in diretta streaming su YouTube, con tanto di telecronaca appassionata e interviste post-partita ai giocatori, visibilmente emozionati e coinvolti.
La finale ha visto contrapporsi due giocatori di 73 anni. Yoshie Murabe, che ha scelto di combattere con il personaggio di “Panda”, e Sadayuki Kato, con il lottatore mascherato “King”. Lo scontro è stato intenso e si è concluso con la vittoria di Murabe per 2-1, che è riuscita a prevalere grazie a una tattica astuta basata su colpi bassi e costanti, mettendo in difficoltà le strategie dell’avversario. Sebbene il livello tecnico non fosse paragonabile a quello dei professionisti, la passione e la serietà dei concorrenti hanno catturato l’attenzione, dimostrando che il videogioco è un linguaggio universale.
La scelta di Tekken 8 non è stata casuale. Il titolo, pur essendo complesso ai massimi livelli, possiede un sistema di controllo molto intuitivo, dove a ogni tasto corrisponde un arto del lottatore, rendendolo accessibile anche a chi non ha mai preso un joypad in mano. L’associazione Care Esports, del resto, non è nuova a queste iniziative, avendo già organizzato in passato tornei di altri giochi come il più datato Tekken 7, ma anche classici da tavolo in versione digitale come Othello e Shogi.
Videogiochi per anziani come strumento di benessere cognitivo
L’iniziativa giapponese è la punta di un iceberg che la comunità scientifica internazionale studia da anni. I videogiochi, se usati correttamente, possono essere un vero e proprio toccasana per il cervello che invecchia. Già da tempo, in ambito scientifico, si converge sul tema che l’attività videoludica regolare migliori funzioni cognitive come la memoria a breve e lungo termine, l’attenzione selettiva, i tempi di reazione e la capacità di multitasking.
>Uno studio significativo condotto presso l’Università di Montreal ha evidenziato come un gruppo di persone tra i 55 e i 75 anni, dopo aver giocato regolarmente a Super Mario 64, mostrava un aumento significativo della materia grigia nell’ippocampo. Un’area del cervello fondamentale per la memoria e legata a malattie come l’Alzheimer. L’aumento era superiore a quello registrato in un gruppo che aveva seguito lezioni di pianoforte.
Un’altra ricerca, sostenuta dal National Institute on Aging statunitense e pubblicata su The Journal of Neuroscience, ha scoperto che esplorare mondi virtuali in 3D per 30-45 minuti al giorno migliora la memoria ippocampale. Dopo sole quattro settimane di trattamento i benefici, persistevano anche dopo aver interrotto l’attività.
Abbattere l’isolamento a colpi di joypad
Se i benefici cognitivi sono impressionanti, quelli sociali ed emotivi non sono da meno. L’idea del videogiocatore come persona isolata è ormai un cliché superato. Questo perché i giochi online e multiplayer offrono piattaforme di interazione che combattono efficacemente la solitudine, un problema molto sentito nella terza età.
Per fare un esempio, i dati raccolti dalla Entertainment Software Association (ESA) lo confermano con i numeri. Il 71% dei giocatori si sente meno stressato, il 61% meno ansioso e il 58% meno solo. Oltre a questo, non vanno trascurati i benefici fisici legati a giochi con controllo di movimento, come quelli per Nintendo Wii, che promuovono l’equilibrio e la coordinazione, e il ruolo dei videogiochi come ponte verso una maggiore alfabetizzazione digitale, che a sua volta favorisce l’indipendenza e la qualità della vita.
L’esperimento giapponese con Tekken 8 non va quindi archiviato come una semplice notizia curiosa. Rappresenta, al contrario, la dimostrazione pratica e coinvolgente di una tendenza globale che vede nella tecnologia un’alleata preziosa per un invecchiamento attivo e sano. Iniziative di questo tipo sfidano gli stereotipi sulla terza età, mostrando una generazione tutt’altro che passiva e refrattaria al cambiamento.
>Introdurre i videogiochi nelle routine delle strutture per anziani non significa sostituire le attività tradizionali, ma affiancare ad esse uno strumento moderno e validato dalla scienza, capace di offrire divertimento, stimoli mentali e, soprattutto, nuove, preziose forme di connessione umana.
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