Il Consiglio dei Ministri approva il provvedimento che limita la responsabilità penale dei sanitari. Una misura per combattere la medicina difensiva e ridurre i tempi di attesa, con tutele per i pazienti.
Uno “scudo penale” per i medici
Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al tanto atteso scudo penale per i medici, approvando il disegno di legge delega che limita la responsabilità penale del personale sanitario. Il provvedimento rappresenta una svolta significativa nel rapporto tra giustizia e sanità, introducendo per la prima volta in modo strutturale una protezione legale per i camici bianchi che operano nel rispetto dei protocolli medici.
Cosa prevede la riforma
La nuova normativa stabilisce che i medici saranno punibili per lesioni o omicidio colposo solo in caso di colpa grave, se rispettano linee guida e buone pratiche, tenendo conto delle risorse disponibili. Il meccanismo di protezione non interviene quando il sanitario non segue i protocolli obbligatori o assume comportamenti chiaramente negligenti, imprudenti o avventati. La valutazione della colpa grave dipenderà da diversi fattori: l’adesione ai protocolli medici ufficiali, le condizioni di lavoro effettive, l’urgenza della situazione e il contesto organizzativo in cui si sono verificati i fatti.
Il provvedimento nasce dall’evoluzione dello scudo penale temporaneo introdotto nel 2021 durante l’emergenza coronavirus dal governo Draghi; inizialmente riservato al personale impegnato nella campagna vaccinale e successivamente esteso a tutto il personale sanitario. Negli ultimi tre anni questa protezione è stata prorogata annualmente, con l’ultima scadenza prevista per la fine del 2025. Ora diventa definitiva e strutturale.
La battaglia contro la medicina difensiva
L’obiettivo principale della riforma è contrastare il fenomeno della medicina difensiva, che spinge i professionisti a prescrivere un numero eccessivo di esami e visite per tutelarsi dal rischio di denunce. Questo comportamento, seppur comprensibile dal punto di vista del medico, genera conseguenze pesanti sull’intero sistema sanitario. La medicina difensiva costituisce infatti una delle principali cause dell’allungamento dei tempi di attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici, un problema che affligge milioni di italiani.
L’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha quantificato l’impatto economico della medicina difensiva. Esami e visite dovute all’eccessiva premura dei medici rappresentano il 10% della spesa sanitaria complessiva, pari a circa 10 miliardi di euro ogni anno. Una cifra enorme che potrebbe essere reinvestita in servizi più utili e appropriati. La riforma punta a favorire quella che in gergo tecnico viene chiamata “appropriatezza prescrittiva”, ovvero la capacità di richiedere solo gli accertamenti realmente necessari per la diagnosi e la cura del paziente.
L’impatto sul sistema giudiziario
Il provvedimento avrà benefici significativi anche per il sistema giudiziario, già sovraccarico di procedimenti. I sindacati dei medici riferiscono che negli ultimi anni sono state presentate 35.000 denunce contro il personale medico, di cui il 97% si conclude con archiviazione o proscioglimento. Questi procedimenti, nella stragrande maggioranza privi di fondamento, impegnano inutilmente procure e tribunali: si stima che nelle procure italiane siano accumulati circa 300.000 fascicoli relativi a casi sanitari.
Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (FNOMCEO), ha espresso soddisfazione per l’approvazione della misura, sottolineando come il provvedimento restituisca dignità alla professione medica. Il confronto tra i ministeri della Salute e della Giustizia, che aveva portato al rinvio dell’approvazione prevista per agosto, si è risolto con una versione equilibrata del testo. Mentre il ministero della Salute spingeva per un’applicazione più estesa, quello della Giustizia preferiva limitarla alle sole attività sanitarie “di speciale difficoltà”.
I ministri Orazio Schillaci (Salute) e Carlo Nordio (Giustizia), nella conferenza stampa di presentazione hanno chiarito che la misura non lede il diritto dei cittadini a ottenere un risarcimento, ma riduce gli effetti della medicina difensiva. Il diritto al risarcimento del danno resta infatti intatto, essendo disciplinato dal diritto civile e non da quello penale. I pazienti vittime di errori medici potranno continuare a ottenere i giusti indennizzi attraverso le procedure civili.
La riforma, dopo l’approvazione finale, rappresenterà un passaggio cruciale per modernizzare il rapporto tra diritto e medicina in Italia.
Uno “scudo penale” per i medici che da un lato tutelerà i professionisti che operano correttamente, dall’altro punterà a migliorare l’efficienza complessiva del sistema sanitario nazionale, riducendo sprechi e tempi di attesa per tutti i cittadini.
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