Come ogni estate, con l’arrivo delle prime ondate di calore, si ripresenta il solito dilemma: l’aria condizionata è un lusso da ricchi o un presidio sanitario? Una minaccia per il clima o una soluzione obbligata?
Di certo, sta diventando uno degli snodi più delicati, e contraddittori della crisi climatica. In un mondo che si surriscalda a un ritmo sempre più incalzante, rinfrescare gli ambienti non è più solo una questione di comfort, ma, in caso di temperature record, una necessità per la sopravvivenza. E sarà, con ogni probabilità, una delle sfide energetiche e geopolitiche più spinose del XXI secolo.
Secondo la rivista scientifica Lancet, i sistemi di climatizzazione evitano ogni anno la morte prematura di circa 200.000 persone, ma la loro distribuzione resta profondamente ineguale. In India, ad esempio, solo il 5% della popolazione ha accesso a un impianto per raffrescare la propria casa, mentre in Indonesia, appena il 9%. Parliamo di Paesi che affrontano estati infernali, dove milioni di persone vivono ancora in quella che alcuni esperti hanno definito “povertà del fresco”: un nuovo indicatore per descrivere una delle forme emergenti di disuguaglianza sociale.
Per far fronte alla crescente domanda di raffrescamento, l’India, con il suo miliardo e mezzo di abitanti, dovrà aumentare del 30% la propria produzione elettrica. E non si tratta di un caso isolato. Una ricerca della University of Oxford prevede che, in uno scenario con un aumento delle temperature globali compreso tra +1,5°C e +2°C, il fabbisogno elettrico legato all’aria condizionata nel 2050, sarà pari alla somma dei consumi di Stati Uniti, Unione europea e Giappone. Un intero “continente di energia” consumata solo per combattere il caldo.
Già oggi, gli impianti di condizionamento pesano per il 7% sui consumi elettrici globali e sono responsabili del 3% delle emissioni di gas serra, all’incirca quanto quelle dell’intera aviazione civile mondiale.
Il passaggio dell’aria condizionata da comfort per pochi, a necessità collettiva, soprattutto nei Paesi del Sud globale, ridefinirà il profilo energetico del pianeta, anche se la questione non riguarda solo il Sud del mondo. Anche le città del Nord Europa, abituate da sempre a riscaldarsi d’inverno, sono del tutto impreparate ad affrontare estati torride. Nelle metropoli come Parigi, Londra, Berlino o Amsterdam, le abitazioni sono state progettate per trattenere il calore, non per respingerlo. E così, mentre le temperature aumentano anche alle alte latitudini, il disagio termico riguarda una platea sempre più vasta di persone: nel Regno Unito solo il 5% delle case è dotato di sistemi di climatizzazione e in Germania appena il 3%.
Eppure, secondo le proiezioni, la diffusione dell’aria condizionata continuerà a crescere ed entro il 2050 più della metà della popolazione mondiale ne avrà accesso, passando dall’attuale 28% al 55%.
Il problema principale è che rinfrescare richiede molta energia, e nella maggior parte del mondo, quell’energia arriva ancora da fonti fossili. Più aumentano i condizionatori accesi, più cresce la domanda di elettricità, più salgono le emissioni di gas serra. È un circolo vizioso: il caldo ci costringe ad accendere l’aria condizionata, ma l’aria condizionata alimenta a sua volta il riscaldamento globale. E mentre alcuni Paesi cercano soluzioni per ridurre l’impatto, molti altri – in particolare quelli più poveri – faticano ancora ad accedere anche solo al minimo indispensabile per garantire un po’ di refrigerio.
Come uscirne? Le chiavi di volta saranno due: energia rinnovabile ed efficienza. Se alimentata da impianti fotovoltaici, la climatizzazione potrebbe ridurre del 25% il suo impatto sul sistema elettrico. E, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’adozione di tecnologie più efficienti potrebbe dimezzare la domanda di energia rispetto agli standard attuali.
Un mondo che si surriscalda avrà sempre più bisogno di aria condizionata, ma se vogliamo evitare che diventi una trappola climatica, dobbiamo ripensarne radicalmente l’accesso, le tecnologie e l’alimentazione. Un’altra aria condizionata è possibile. Ma va progettata adesso, prima che sia troppo tardi.
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