I geriatri ospedalieri avvertono: aumentano i tumori negli anziani ma manca la ricerca clinica. Eppure spiega Lorenzo Palleschi, presidente Sigot, “alcuni studi dimostrano che quando si vanno a sperimentare interventi farmacologici, chirurgici o radioterapici tra gli over 70 si ottengono risultati importanti sia per la sopravvivenza che per la qualità della vita anche in questa fascia d’età”.
L’Italia invecchia sempre più: gli over 80 dal 1995 al 2010 sono passati da 6,7 milioni a 12,5 milioni, e saranno 51 milioni nel 2050. Di conseguenza, sono in aumento anche i tumori tra gli anziani: circa 400.000 nel 2024 stimano Aiom e Airc. Non solo, secondo Airtum l’incidenza passa da circa 750 casi per 100mila abitanti nella fascia 55-59 anni a 2.200 casi per 100mila nella fascia 80–84 anni, triplicando il rischio con l’avanzare dell’età. Il 20% delle neoplasie viene diagnosticato dopo gli 80 anni; il 70% delle persone con un tumore ha più di 70 anni.
Allarme dei geriatri: tumori in aumento tra gli anziani
Di fronte a questa numeri i geriatri ospedalieri stanno lanciando un appello. Aumentano i tumori negli anziani ma manca la ricerca clinica. E l’onco-geriatria è uno dei temi al centro del 39° Congresso Sigot (Società italiana di geriatria ospedale e territorio) che si tiene a Modena da oggi al 23 maggio, a cui partecipano oltre 500 specialisti dell’ambito geriatrico provenienti da tutta Italia, di cui il 40% under 40. Il congresso Sigot ospita anche il 18° Congresso di cardiogeriatria e rappresenta un momento cruciale per analizzare le sfide di un Paese che invecchia. Tra i temi al centro dell’attenzione, la prevenzione e l’importanza di un invecchiamento attivo per prevenire fragilità e disabilità; le demenze; l’onco-geriatria; le patologie cardiovascolari; la sarcopenia; l’insufficienza respiratoria; l’accesso degli anziani in Pronto Soccorso.
Il dilemma dell’invecchiamento: longevità senza piena salute
La geriatria è chiamata a risolvere l’arduo compito di conciliare la qualità della vita con l’insorgenza delle malattie in età avanzata. Oggi, si vive indubbiamente più a lungo e con standard migliori rispetto alle generazioni precedenti. Nonostante ciò, non sempre una maggiore longevità corrisponde a un invecchiamento in piena salute. Si assiste, per esempio, a un preoccupante aumento delle neoplasie tra gli anziani. Ciò che rende la situazione ancora più complessa è il fatto che questa popolazione è spesso trascurata nella fase di sperimentazione delle terapie e, di conseguenza, non accede ai trattamenti più idonei o all’avanguardia.
“Alcuni studi – spiega Lorenzo Palleschi, presidente Sigot – dimostrano che quando si vanno a sperimentare interventi farmacologici, chirurgici o radioterapici tra gli over 70 si ottengono risultati importanti sia per la sopravvivenza che per la qualità della vita anche in questa fascia d’età”.
La dimenticanza degli anziani nella ricerca oncologica
Nonostante l’aumento dei tumori fra gli anziani e sebbene costituiscano circa il 42% della popolazione affetta da cancro, la loro rappresentanza negli studi clinici è sorprendentemente bassa. Un dato riportato dalla FDA indica che solo il 24% dei partecipanti ai trial ha più di 70 anni, e meno del 10% è coinvolto negli studi del NCI (National Cancer Institute). Questa disparità è evidente anche in Italia: i dati dei registri AIFA mostrano che i pazienti anziani che ricevono farmaci oncologici nella pratica clinica sono, in media, 5,3 anni più anziani rispetto a quelli inclusi nelle sperimentazioni cliniche. Inoltre, la percentuale di individui sopra i 65 anni è superiore del 17,2% nella pratica reale rispetto ai trial.
“L’assenza di dati sui più anziani limita la validità delle evidenze – sottolinea Palleschi -. I medici devono spesso basarsi su protocolli non tarati sulle comorbidità e sulla fragilità tipiche dell’età avanzata. Serve dunque un maggior coinvolgimento degli anziani nella sperimentazione delle terapie. Esperienze pur limitate dimostrano che quando si vanno a sperimentare degli interventi farmacologici, chirurgici o radioterapici si possono ottenere risultati importanti sia per la sopravvivenza che per la qualità della vita anche in età avanzata e molto avanzata”.
Nella persona anziana, inoltre, “la terapia – aggiunge il presidente Sigot – va personalizzata in base al profilo individuale del paziente: per questo le Linee guida delle società oncologiche suggeriscono di utilizzare nei pazienti anziani con tumori solidi una valutazione multidimensionale e l’intervento geriatrico, che permettono di ridurre significativamente i possibili effetti tossici della terapia, migliorano l’aderenza al trattamento, la qualità della vita e la sopravvivenza”.
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